Tesi etd-07102025-175327 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
CAVALLARI, SANTA VANESSA
URN
etd-07102025-175327
Titolo
Al crocevia tra Self-Translation Studies e Cultural Studies: auto-traduzione e produzione translingue nell’emigrazione femminile dissidente
Settore scientifico disciplinare
L-LIN/03 - LETTERATURA FRANCESE
Corso di studi
DISCIPLINE LINGUISTICHE E LETTERATURE STRANIERE
Relatori
tutor Prof.ssa Sanna, Antonietta
tutor Prof. Nuselovici, Alexis
tutor Prof. Nuselovici, Alexis
Parole chiave
- auto-traduzione femminista
- corporalità
- esilio
- letteratura spanglish
- scrittura femminile.
Data inizio appello
17/10/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/10/2028
Riassunto
Questa tesi si propone di approfondire lo studio dell’autotraduzione e della creazione letteraria translingue nel XX secolo, considerate come manifestazioni dell’emergere di una coscienza letteraria e autoriale femminista.
La ricerca interroga la portata e il significato di queste pratiche attraverso un corpus di scrittrici provenienti da tre contesti politici distinti: la Russia sovietica, l’Italia fascista e il movimento per l’indipendenza portoricana.
Il contributo teorico di questo studio si inserisce nel quadro della riflessione linguistica e letteraria poststrutturalista, prestando particolare attenzione alla genetica testuale nell’analisi delle bozze di autotraduzioni. Questo impianto teorico permette di far emergere una parte dimenticata della letteratura dissidente che, attraverso la pratica autotraduttiva associata alla condizione dell’esilio, apre una riflessione sull’uguaglianza dei generi sessuali e testuali nella letteratura. In quest’ottica, e alla luce del pensiero psicoanalitico femminile di ispirazione poststrutturalista, le analisi testuali mirano a far emergere tratti specifici nella corporalità sessuale e testuale delle opere di Elsa Triolet, Alba de Céspedes e Giannina Braschi.
La metodologia adottata si basa su una doppia logica comparativa: da un lato, tra le due versioni di una stessa opera; dall’altro, tra le autotraduzioni o i testi translingui di diverse autrici. Questo approccio consente di mettere in discussione i paradigmi teorici e metodologici della letteratura comparata, fondati sui principi di orizzontalità e verticalità, al fine di pensare una specificità poietica circolare, del gesto comparativo e traduttivo.
L’obiettivo è dimostrare che, attraverso il prisma dei Feminist Translation Studies, l’autotraduzione permette di interrogare l’atto traduttivo al di là dei paradigmi dominanti binari e monolingui.
This thesis aims to deepen the study of self-translation and translingual literary creation in the twentieth century, conceived as manifestations of the emergence of a feminist literary and authorial consciousness.
The research examines the significance and implications of these practices through a corpus of women writers from three distinct political contexts: Soviet Russia, Fascist Italy, and the Puerto Rican independence movement.
The theoretical contribution of this research is anchored in poststructuralist linguistic and literary thought, with particular attention to textual genetics in the study of self-translation drafts. This framework brings to light a neglected facet of dissident literature which, through the practice of self-translation linked to the condition of exile engages with issues of gender equality, both sexual and textual, in literature. From this perspective, and informed by poststructuralist-inspired feminine psychoanalytic theory, textual analyses aim to uncover specific traits in the sextualized embodiment of the works of Elsa Triolet, Alba de Céspedes, and Giannina Braschi.
The adopted methodology follows a dual comparative logic: on the one hand, between the two versions of a given work; on the other hand, between the self-translations or translingual texts of different authors. This approach serves to challenge the theoretical and methodological paradigms of comparative literature, based on the principles of horizontality and verticality, in order to propose a poietic specificity of the comparative and translational act that is more circular.
The aim is to show that, through the lens of Feminist Translation Studies, self-translation offers a way to question the act of translation beyond dominant binary and monolingual paradigms.
La ricerca interroga la portata e il significato di queste pratiche attraverso un corpus di scrittrici provenienti da tre contesti politici distinti: la Russia sovietica, l’Italia fascista e il movimento per l’indipendenza portoricana.
Il contributo teorico di questo studio si inserisce nel quadro della riflessione linguistica e letteraria poststrutturalista, prestando particolare attenzione alla genetica testuale nell’analisi delle bozze di autotraduzioni. Questo impianto teorico permette di far emergere una parte dimenticata della letteratura dissidente che, attraverso la pratica autotraduttiva associata alla condizione dell’esilio, apre una riflessione sull’uguaglianza dei generi sessuali e testuali nella letteratura. In quest’ottica, e alla luce del pensiero psicoanalitico femminile di ispirazione poststrutturalista, le analisi testuali mirano a far emergere tratti specifici nella corporalità sessuale e testuale delle opere di Elsa Triolet, Alba de Céspedes e Giannina Braschi.
La metodologia adottata si basa su una doppia logica comparativa: da un lato, tra le due versioni di una stessa opera; dall’altro, tra le autotraduzioni o i testi translingui di diverse autrici. Questo approccio consente di mettere in discussione i paradigmi teorici e metodologici della letteratura comparata, fondati sui principi di orizzontalità e verticalità, al fine di pensare una specificità poietica circolare, del gesto comparativo e traduttivo.
L’obiettivo è dimostrare che, attraverso il prisma dei Feminist Translation Studies, l’autotraduzione permette di interrogare l’atto traduttivo al di là dei paradigmi dominanti binari e monolingui.
This thesis aims to deepen the study of self-translation and translingual literary creation in the twentieth century, conceived as manifestations of the emergence of a feminist literary and authorial consciousness.
The research examines the significance and implications of these practices through a corpus of women writers from three distinct political contexts: Soviet Russia, Fascist Italy, and the Puerto Rican independence movement.
The theoretical contribution of this research is anchored in poststructuralist linguistic and literary thought, with particular attention to textual genetics in the study of self-translation drafts. This framework brings to light a neglected facet of dissident literature which, through the practice of self-translation linked to the condition of exile engages with issues of gender equality, both sexual and textual, in literature. From this perspective, and informed by poststructuralist-inspired feminine psychoanalytic theory, textual analyses aim to uncover specific traits in the sextualized embodiment of the works of Elsa Triolet, Alba de Céspedes, and Giannina Braschi.
The adopted methodology follows a dual comparative logic: on the one hand, between the two versions of a given work; on the other hand, between the self-translations or translingual texts of different authors. This approach serves to challenge the theoretical and methodological paradigms of comparative literature, based on the principles of horizontality and verticality, in order to propose a poietic specificity of the comparative and translational act that is more circular.
The aim is to show that, through the lens of Feminist Translation Studies, self-translation offers a way to question the act of translation beyond dominant binary and monolingual paradigms.
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