Tesi etd-07072025-120519 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
AMBROGGIO, GIULIA
URN
etd-07072025-120519
Titolo
La dimensione della vittima nel procedimento penale e la vittimizzazione secondaria
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Campanella, Susi
Parole chiave
- giustizia riparativa
- vittima
- vittimizzazione secondaria
Data inizio appello
30/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/07/2095
Riassunto
La presente tesi si propone di analizzare il processo di progressiva valorizzazione della vittima all’interno del sistema penale, con particolare attenzione al fenomeno della vittimizzazione secondaria e alle principali criticità, normative e applicative, che ne derivano. A partire dalla distinzione concettuale e giuridica tra persona offesa e danneggiato, si ripercorre l’evoluzione del ruolo riconosciuto alla vittima, da soggetto marginale e silente a portatore di diritti autonomi di natura informativa, partecipativa e protettiva, sanciti sia a livello interno (artt. 90 e ss. c.p.p., Codice Rosso, d.lgs. 212/2015) sia in ambito sovranazionale (Direttiva 2012/29/UE, Convenzione di Istanbul, giurisprudenza della Corte EDU).
Il cuore dell’elaborato è dedicato alla vittimizzazione secondaria, intesa come quella forma di sofferenza aggiuntiva che la vittima può subire a causa del contatto con le dinamiche del procedimento penale: prassi istituzionali inadeguate, carenza di strumenti personalizzati, mancanza di protezione tempestiva. In questa prospettiva, sono esaminati i principali strumenti giuridici di prevenzione, tra cui la valutazione individuale delle esigenze di protezione, le audizioni in forma protetta, le misure cautelari di tipo personale e i meccanismi informativi volti a rendere la vittima parte attiva del processo. Un’attenzione particolare è rivolta alle vittime vulnerabili, per le quali si impone un approccio differenziato, multidisciplinare e rispettoso della specificità individuale.
La parte finale dell’elaborato riflette sulle difficoltà strutturali del processo penale nel rispondere adeguatamente ai bisogni della persona offesa, specie in situazioni di forte esposizione psicologica. In tale quadro, viene esaminata la giustizia riparativa non come alternativa al procedimento ordinario, ma come spazio relazionale e protetto, in cui la vittima possa essere realmente ascoltata e riconosciuta. La tesi si chiude con una riflessione critica sulla necessità di superare un modello di giustizia centrato esclusivamente sull’autore del reato, per aprire lo spazio a un sistema realmente capace di ascoltare, accogliere e tutelare la vittima. In questa direzione, la Riforma Cartabia ha segnato un passaggio decisivo, introducendo per la prima volta nel codice una cornice organica per i percorsi di giustizia riparativa, al fine di integrare – e non sostituire – la risposta punitiva con soluzioni fondate sull’ascolto, sul riconoscimento e sulla ricomposizione delle fratture generate dal reato.
Il cuore dell’elaborato è dedicato alla vittimizzazione secondaria, intesa come quella forma di sofferenza aggiuntiva che la vittima può subire a causa del contatto con le dinamiche del procedimento penale: prassi istituzionali inadeguate, carenza di strumenti personalizzati, mancanza di protezione tempestiva. In questa prospettiva, sono esaminati i principali strumenti giuridici di prevenzione, tra cui la valutazione individuale delle esigenze di protezione, le audizioni in forma protetta, le misure cautelari di tipo personale e i meccanismi informativi volti a rendere la vittima parte attiva del processo. Un’attenzione particolare è rivolta alle vittime vulnerabili, per le quali si impone un approccio differenziato, multidisciplinare e rispettoso della specificità individuale.
La parte finale dell’elaborato riflette sulle difficoltà strutturali del processo penale nel rispondere adeguatamente ai bisogni della persona offesa, specie in situazioni di forte esposizione psicologica. In tale quadro, viene esaminata la giustizia riparativa non come alternativa al procedimento ordinario, ma come spazio relazionale e protetto, in cui la vittima possa essere realmente ascoltata e riconosciuta. La tesi si chiude con una riflessione critica sulla necessità di superare un modello di giustizia centrato esclusivamente sull’autore del reato, per aprire lo spazio a un sistema realmente capace di ascoltare, accogliere e tutelare la vittima. In questa direzione, la Riforma Cartabia ha segnato un passaggio decisivo, introducendo per la prima volta nel codice una cornice organica per i percorsi di giustizia riparativa, al fine di integrare – e non sostituire – la risposta punitiva con soluzioni fondate sull’ascolto, sul riconoscimento e sulla ricomposizione delle fratture generate dal reato.
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La tesi non è consultabile. |