Tesi etd-06302010-202643 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
FRANCHI, MATTEO
URN
etd-06302010-202643
Titolo
Ruolo della CPFA nella terapia dello shock settico
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Forfori, Francesco
relatore Prof. Giunta, Francesco
relatore Prof. Giunta, Francesco
Parole chiave
- adsorption
- citochine
- coupled
- cpfa
- filtration
- plasma
- sepsi
- sepsis
- septic
- settico
- shock
- shock
Data inizio appello
20/07/2010
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
20/07/2050
Riassunto
La sepsi rappresenta la principale causa di morbidità e mortalità nelle terapie intensive, con percentuali di mortalità variabili dal 20% al 70% a seconda della severità del quadro clinico e del coinvolgimento plurisistemico.
I processi fisiopatologici alla base di questa entità clinica sono il risultato dell’interazione tra meccanismi che determinano una liberazione di mediatori a prevalente azione pro-infiammatoria come TNF-α, IL-1, IL-6, IL-8, e citochine ad azione anti-infiammatoria come IL-10 e IL-4.
I mediatori infiammatori determinano danno endoteliale, inducono vasoparalisi, e sono responsabili della scomparsa di permeabilità selettiva con importanti ripercussioni sull’assetto emodinamico.
L’impiego dei trattamenti di depurazione extracorporea vede il suo razionale nella rimozione non molecola-specifica, di vari mediatori; in particolare lo scopo di questo studio è valutare l’impatto sulla morbidità e sulla mortalità di soggetti con shock settico, ricoverati in terapia intensiva, di una tecnica di depurazione extracorporea che associa alla plasma filtrazione e allo scambio diffusivo-convettivo, l’adsorbimento su cartuccia, definita con l’acronimo CPFA (Coupled Plasma Filtration Adsorption).
Per questo scopo sono stati analizzati retrospetticamente 8 pazienti, 4 uomini e 4 donne, età media 63,88 anni (50-72 anni), ricoverati in shock settico nel periodo Gennaio 2009 - Giugno 2010 presso la 4° U.O. Anestesia e Rianimazione Univ. sottoposti a tale trattamento: sono stati considerati i parametri emodinamici, respiratori, renali, ematochimici, il punteggio SAPS II all’ingresso in terapia intensiva, ed il punteggio SOFA giornaliero. Tutti i pazienti sono stati trattati seguendo le linee guida della Surviving Sepsis Campaign oltre all’uso della CPFA.
Tutti i dati sono stati statisticamente analizzati. Dai risultati emerge che la mortalità al 28° giorno risulta del 12,5% a fronte di una predetta probabilità media di morte intraospedaliera del 67%, stimata secondo il sistema di classificazione SAPS II.
L’uso della CPFA sembra pertanto migliorare l’outcome dei pazienti con shock settico.
I processi fisiopatologici alla base di questa entità clinica sono il risultato dell’interazione tra meccanismi che determinano una liberazione di mediatori a prevalente azione pro-infiammatoria come TNF-α, IL-1, IL-6, IL-8, e citochine ad azione anti-infiammatoria come IL-10 e IL-4.
I mediatori infiammatori determinano danno endoteliale, inducono vasoparalisi, e sono responsabili della scomparsa di permeabilità selettiva con importanti ripercussioni sull’assetto emodinamico.
L’impiego dei trattamenti di depurazione extracorporea vede il suo razionale nella rimozione non molecola-specifica, di vari mediatori; in particolare lo scopo di questo studio è valutare l’impatto sulla morbidità e sulla mortalità di soggetti con shock settico, ricoverati in terapia intensiva, di una tecnica di depurazione extracorporea che associa alla plasma filtrazione e allo scambio diffusivo-convettivo, l’adsorbimento su cartuccia, definita con l’acronimo CPFA (Coupled Plasma Filtration Adsorption).
Per questo scopo sono stati analizzati retrospetticamente 8 pazienti, 4 uomini e 4 donne, età media 63,88 anni (50-72 anni), ricoverati in shock settico nel periodo Gennaio 2009 - Giugno 2010 presso la 4° U.O. Anestesia e Rianimazione Univ. sottoposti a tale trattamento: sono stati considerati i parametri emodinamici, respiratori, renali, ematochimici, il punteggio SAPS II all’ingresso in terapia intensiva, ed il punteggio SOFA giornaliero. Tutti i pazienti sono stati trattati seguendo le linee guida della Surviving Sepsis Campaign oltre all’uso della CPFA.
Tutti i dati sono stati statisticamente analizzati. Dai risultati emerge che la mortalità al 28° giorno risulta del 12,5% a fronte di una predetta probabilità media di morte intraospedaliera del 67%, stimata secondo il sistema di classificazione SAPS II.
L’uso della CPFA sembra pertanto migliorare l’outcome dei pazienti con shock settico.
File
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