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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06282025-071908


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
MACHEDA, CLARA
URN
etd-06282025-071908
Titolo
Significato prognostico della risposta ipertensiva allo sforzo in pazienti con o a rischio di scompenso cardiaco.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Taddei, Stefano
correlatore Dott. Pugliese, Nicola Riccardo
Parole chiave
  • capacità funzionale
  • functional capacity
  • heart failure
  • hypertensive response to exercise
  • prognosi
  • prognosis
  • risposta ipertensiva allo sforzo
  • scompenso cardiaco
Data inizio appello
15/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/07/2095
Riassunto
La risposta ipertensiva all’esercizio (HRE) è un reperto patologico caratterizzato da un aumento sproporzionato della pressione arteriosa durante lo sforzo. Tradizionalmente definita come SBPpeak > 210 mmHg negli uomini e > 190 mmHg nelle donne, il suo significato prognostico come predittore di comparsa di ipertensione o eventi cardiovascolari è ancora controverso. Infatti, a fronte di studi che attribuiscono a tale parametro un significato prognostico negativo, ve ne sono altri nei quali si è invece osservato che valori elevati di SBPpeak durante lo sforzo sono associati a migliori risultati clinici in soggetti con o senza fattori di rischio cardiovascolari. Non solo, i soggetti sani di sesso femminile mostrano un maggiore incremento della pressione sistolica per ogni livello di carico rispetto agli uomini, nonostante valori assoluti più bassi di SBPpeak.
Per indagare più accuratamente i possibili correlati cardiovascolari funzionali e prognostici di HRE nei diversi stadi di scompenso cardiaco abbiamo valutato l’andamento della pressione arteriosa sistolica (SBP) in relazione ad un carico di lavoro crescente (workload) imposto durante un test da sforzo.
A questo scopo, abbiamo condotto uno studio prospettico monocentrico nel quale sono stati arruolati 369 pazienti con scompenso cardiaco in stadio C (di questi 143 con HFpEF e 226 con HFrEF), 201 soggetti a rischio di sviluppare la malattia (stadi A-B) e 58 controlli sani. Tutti sono stati sottoposti a un protocollo standardizzato della durata di 2 giorni durante i quali sono stati effettuati una valutazione clinica completa comprendente ecocardiografia transtoracica a riposo (giorno 1) e CPET-ESE (giorno 2). Durante il test da sforzo abbiamo valutato l’andamento della SBP/workload slope e abbiamo stratificato ciascun sottogruppo di pazienti in terzili. All’analisi dei dati abbiamo definito la risposta ipertensiva all’esercizio come il terzile più alto procedendo alla valutazione del suo impatto sulla prognosi. L’endpoint primario era un composito di mortalità per ogni causa e ospedalizzazione per motivi cardiovascolari.
Al follow up condotto in media a 16 mesi abbiamo rintracciato 45 eventi (38 ospedalizzazioni per cause cardiovascolari e 7 decessi per ogni causa). L’analisi di Kaplan-Meier per l’endpoint composito ha mostrato che il terzile più alto del rapporto SBP/workload slope era associato a esiti avversi nell’intera popolazione (log-rank χ²: 32.5, p = 0.01). Tuttavia, la HRE è risultata associata a una significativa riduzione della capacità funzionale (picco VO₂ e AVO₂diff) e a marcate alterazioni emodinamiche (aumento della stiffness arteriosa, della vasocostrizione sistemica e disaccoppiamento ventricolo-arterioso), in particolare nei soggetti con HFpEF e negli stadi A–B. Solo in questi due sottogruppi, la HRE ha mantenuto una valenza prognostica indipendente, con un rischio aumentato del 41% di sviluppare eventi avversi (Hazard Ratio: 1.41; IC 95%: 1.10–1.85, a differenza della SBPpeak, priva di significato prognostico. Nei pazienti con HFrEF, invece, la HRE non ha predetto in modo significativo la prognosi, probabilmente perché, in tale stadio di scompenso, quest’ultima è dominata da fattori quali la ridotta portata cardiaca e la funzione ventricolare compromessa. Infine, abbiamo evidenziato per la prima volta che, anche nelle donne affette da scompenso cardiaco, l’incremento della pressione arteriosa in relazione al carico di lavoro è significativamente più marcato rispetto alla controparte maschile. Tale dato è in linea con quanto già noto per la popolazione femminile sana.
La nostra analisi ha rilevato che HRE è associata a caratteristiche fisiopatologiche, emodinamiche e sesso-specifiche distintive specialmente nei pazienti con fattori di rischio CV e/o con malattia cardiaca strutturale (stadi A-B) e in quelli con diagnosi certa di HFpEF, potendo rappresentare un predittore più sensibile della compromissione della capacità funzionale rispetto alla pressione arteriosa sistolica di picco assoluta. Tali evidenze rendono l’HRE un potenziale marker prognostico clinicamente utile per identificare soggetti a più alto rischio cardiovascolare e guidare strategie di monitoraggio precoce e interventi terapeutici.
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