Tesi etd-06282019-151709 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
VEIZAJ, JORIN
URN
etd-06282019-151709
Titolo
Carcinoma ovarico recidivante: outcome, variabili prognostiche e prospettive terapeutiche
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Gadducci, Angiolo
Parole chiave
- carcinoma ovarico recidivante
- overall survival
- prospettive terapeutiche
- variabili prognostiche
Data inizio appello
16/07/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma ovarico è il sesto più diffuso tumore femminile a livello mondiale, ma rappresenta la più comune causa di morte per neoplasie ginecologiche, verosimilmente a causa della tardività della diagnosi (circa due terzi dei casi vengono diagnosticati in stadi avanzati). Le prove di predittività delle procedure di screening del carcinoma dell'ovaio attualmente disponibili non sono numerose né sufficienti per giustificare la realizzazione di un programma organizzato di screening nella popolazione femminile generale. Nella popolazione a rischio la ricerca di una familiarità positiva sta assumendo importanza clinica, alla luce di nuove conoscenze. Di conseguenza, la maggior parte delle masse ovariche nelle donne in età post-menopausa richiederà una valutazione chirurgica. Il trattamento standard del carcinoma ovarico avanzato è rappresentato dalla chirurgia citoriduttiva primaria (Primary Debulking Surgery [PDS] avente lo scopo di asportare tutta la malattia macroscopicamente presente (citoriduzione completa) o almeno tutta la malattia di diametro superiore al cm (citoriduzione ottimale).
Questo studio retrospettivo è stato condotto su 100 pazienti con carcinoma in stadio FIGO III-IV che sono state sottoposte a PDS seguita da chemioterapia con [CBDCA] + [PTX] con o senza [BEVA], che erano in risposta clinica completa al termine della terapia primaria, e che successivamente hanno sviluppato malattia recidivante presso i Dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia delle Università di Pisa (tra il 2011 e il 2017) , di Brescia (tra il 2009 e il 2016) e di Torino (tra il 2012 e il 2017). Le informazioni cliniche, comprensive delle descrizioni degli interventi chirurgici, dei referti anatomo-patologici, e dei dati di follow-up, sono stati raccolti utilizzando un database comune e i tumori borderline e i tumori di basso grado dell’ovaio sono stati esclusi.
All’analisi univariata, la sopravvivenza dopo la recidiva correlava con l’età ( > 62 versus < 62, p=0.034) , l’ECOG PS ( > 1 versus 0, p=0.004), l’istotipo (non sieroso versus sieroso, p=0.004) , il tempo alla recidiva ( < 12 mesi versus > 12, p<0.0001), e con lo stato del BRCA (wild-type versus mutato, p<0.0001), ma non con il tipo di terapia di prima linea ( [CBDCA] + [PTX] + [BEVA] versus [CBDCA] + [PTX], p=0.477).
Analogamente la OS correlava significativamente con le stessi variabili, ossia con l’età (p=0.024), ECOG PS (p=0.006), l’istotipo (p=0.002), il tempo alla recidiva (p<0.0001), e lo stato del BRCA (p=0.0001), ma non con il tipo di terapia di prima linea (p=0.897).
Il fatto che non ci siano differenze di outcome clinico tra le pazienti ricadute dopo [CBDCA] + [PTX] nei confronti di quelle ricadute dopo [CBDCA] + [PTX] + [BEVA] sta ad indicare che la ripresa di malattia dopo terapia anti-angiogenetica non sia associa ad un comportamento biologico più aggressivo. Lo sviluppo e la proliferazione di cloni neoplastici dopo chemioterapia + [BEVA] non sembra pertanto associarsi a fenomeni maggiori a farmaco resistenza.
La miglior prognosi delle pazienti con mutazioni di BRCA è coerente con tutti i dati della letteratura che dimostrano come le pazienti con questa alterazione genetica o comunque con un deficit dei meccanismi di ricombinazione omologa hanno alte percentuali di risposta al platino sia in prima che in ulteriori linee.
Inoltre, l’introduzione dei PARP-inibitori nelle pazienti con recidiva platino sensibile, in risposta completa o parziale, associato ad un ritrattamento con regime a base di platino, migliorerà significativamente la PFS dei pazienti con questa patologia: prevalentemente nelle pazienti con mutazione di BRCA. La somministrazione di Olaparib quale terapia di mantenimento dopo chemioterapia di prima linea a base di [CBDCA] + [PTX] potrebbe migliorare significativamente l’aspettativa di vita di queste pazienti.
Questo studio retrospettivo è stato condotto su 100 pazienti con carcinoma in stadio FIGO III-IV che sono state sottoposte a PDS seguita da chemioterapia con [CBDCA] + [PTX] con o senza [BEVA], che erano in risposta clinica completa al termine della terapia primaria, e che successivamente hanno sviluppato malattia recidivante presso i Dipartimenti di Ginecologia e Ostetricia delle Università di Pisa (tra il 2011 e il 2017) , di Brescia (tra il 2009 e il 2016) e di Torino (tra il 2012 e il 2017). Le informazioni cliniche, comprensive delle descrizioni degli interventi chirurgici, dei referti anatomo-patologici, e dei dati di follow-up, sono stati raccolti utilizzando un database comune e i tumori borderline e i tumori di basso grado dell’ovaio sono stati esclusi.
All’analisi univariata, la sopravvivenza dopo la recidiva correlava con l’età ( > 62 versus < 62, p=0.034) , l’ECOG PS ( > 1 versus 0, p=0.004), l’istotipo (non sieroso versus sieroso, p=0.004) , il tempo alla recidiva ( < 12 mesi versus > 12, p<0.0001), e con lo stato del BRCA (wild-type versus mutato, p<0.0001), ma non con il tipo di terapia di prima linea ( [CBDCA] + [PTX] + [BEVA] versus [CBDCA] + [PTX], p=0.477).
Analogamente la OS correlava significativamente con le stessi variabili, ossia con l’età (p=0.024), ECOG PS (p=0.006), l’istotipo (p=0.002), il tempo alla recidiva (p<0.0001), e lo stato del BRCA (p=0.0001), ma non con il tipo di terapia di prima linea (p=0.897).
Il fatto che non ci siano differenze di outcome clinico tra le pazienti ricadute dopo [CBDCA] + [PTX] nei confronti di quelle ricadute dopo [CBDCA] + [PTX] + [BEVA] sta ad indicare che la ripresa di malattia dopo terapia anti-angiogenetica non sia associa ad un comportamento biologico più aggressivo. Lo sviluppo e la proliferazione di cloni neoplastici dopo chemioterapia + [BEVA] non sembra pertanto associarsi a fenomeni maggiori a farmaco resistenza.
La miglior prognosi delle pazienti con mutazioni di BRCA è coerente con tutti i dati della letteratura che dimostrano come le pazienti con questa alterazione genetica o comunque con un deficit dei meccanismi di ricombinazione omologa hanno alte percentuali di risposta al platino sia in prima che in ulteriori linee.
Inoltre, l’introduzione dei PARP-inibitori nelle pazienti con recidiva platino sensibile, in risposta completa o parziale, associato ad un ritrattamento con regime a base di platino, migliorerà significativamente la PFS dei pazienti con questa patologia: prevalentemente nelle pazienti con mutazione di BRCA. La somministrazione di Olaparib quale terapia di mantenimento dopo chemioterapia di prima linea a base di [CBDCA] + [PTX] potrebbe migliorare significativamente l’aspettativa di vita di queste pazienti.
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