Tesi etd-06272024-114034 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
LANDOLFI, MARIAGISA
URN
etd-06272024-114034
Titolo
Data retention e procedimento penale: studio sull’impiego dei traffic data alla luce delle crescenti istanze di tutela della privacy
Settore scientifico disciplinare
IUS/16
Corso di studi
SCIENZE GIURIDICHE
Relatori
tutor Galgani, Benedetta
Parole chiave
- Data retention
- Privacy
- Processo penale
- Riservatezza
- Traffic data
Data inizio appello
08/07/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
08/07/2027
Riassunto
La tesi approfondisce l’istituto della data retention nel procedimento penale. In particolare, la ricerca si pone come obiettivo quello di esaminare i limiti dello strumento investigativo dei tabulati telefonici e telematici in relazione alle istanze di tutela dei dritti fondamentali, in specie della privacy dell’individuo. Nella prima parte, dunque, l’elaborato tenta di ricostruire gli sviluppi registratesi attorno ai concetti di vita privata e dati personali, ripercorrendo quell’illuminata interpretazione che, traendo le sue origini da oltreoceano, ha trovato ampia espressione a livello europeo, fungendo da spinta promotrice per le realità nazionali. Vengono, quindi, prese in esame le prime istanze di matrice europea di regolamentazione dei nuovi tools, per poi focalizzarsi sul complesso bilanciamento tra le esigenze di accertamento e repressione dei reati e la tutela dei predetti diritti. In questo frangente viene vagliata la recente giurisprudenza delle corti europee, in particolare della Corte di giustizia dell’Unione europea, che negli ultimi anni si è pronunciata in molteplici occasioni sulla tematica, tratteggiando una disciplina di access e retention data sempre più rigorosa e accurata.
Nella seconda parte dell’elaborato, l’attenzione si sposta sul contesto italiano. Il punto di partenza è l’analisi dell’inquadramento costituzionale del diritto di privacy. A ciò si aggiunge un ulteriore punto di riferimento rappresentato dall’art. 132 d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (cd. Codice della Privacy) e ss.mm.ii., che detta la disciplina per la conservazione e l’acquisizione dei dati di traffico telefonico e telematico. La norma è stata recentemente attenzionata dalla dottrina e dalla giurisprudenza, sulla scia di una pronuncia della Corte di giustizia che – sebbene non riferita al sistema domestico – ha fatto dubitare della compatibilità di quest’ultimo con il diritto dell’Unione, tanto che il legislatore ha ritenuto di dover intervenire con una riscrittura del predetto art. 132 d.lgs. 196/2003.
Tuttavia, anche le più recenti modifiche della disciplina italiana non sembrano reggere sufficientemente il passo rispetto all’incessante elaborazione sovranazionale, che si è dimostrata sempre più attenta alle istanze di privacy dell’individuo, fissando regole di volta in volta più scrupolose allo scopo di schermare indebite ingerenze nella sfera intima della persona.
Pertanto, nell’ultima parte, l’elaborato prova a verificare il regime di utilizzabilità nel procedimento penale delle informazioni così ottenute e, tenuto conto delle carenze dell’attuale sistema italiano, il lavoro prosegue vagliando quali siano le conseguenze, sul piano processuale, ricollegabili alla conservazione e acquisizione dei traffic data a fini penali, realizzata attraverso modalità contrarie a quanto sancito dalla giurisprudenza eurounitara.
The thesis explores the data retention in criminal proceedings. In particular, the research aims to examine the limits of the investigative tool of traffic data in relation to the protection of fundamental rights, especially privacy. In the first part, therefore, the thesis attempts to reconstruct the developments of the concepts of privacy and personal data, looking back at that enlightened interpretation which, drawing its origins from overseas, has found wide expression at the European level, acting as a driving force for national realities.
The thesis examines the early instances at the European level of regulation of these new tools and then focuses on the complex balance between the investigation and repression of crimes, on one hand, and the protection of the aforementioned rights, on the other. At this point, the recent case-law of the European courts is considered, in particular that of the Court of Justice of the European Union, which has ruled on the issue on multiple occasions in recent years, outlining an increasingly rigorous and accurate framework for access and retention data.
In the second part, the focus shifts to the Italian context. The starting point is the analysis of the constitutional framing of the right to privacy. To this, an additional reference is represented by Article 132 of Legislative Decree No. 196 of June 30, 2003 (the so-called Privacy Code), which sets out the rules for traffic data retention and access. The provision has recently been under close attention, following a judgment of the CJEU, which - although not referring to the domestic system - raised doubts about the compatibility with EU law, to the point that Article 132 of Legislative Decree No. 196/2003 has been rewritten.
However, even the latest adjustments to the Italian discipline do not seem to hold up sufficiently to the incessant supranational developments, which have shown themselves to be extremely attentive to the individual's privacy needs, setting more scrupulous rules from time to time to shield undue interference in the person's intimate sphere.
Therefore, in the last part, the thesis tries to verify the regime of use as evidence in criminal proceedings of the information thus obtained and, taking into account the weaknesses of the current Italian system, the work goes on to examine what are the consequences, on a procedural level, that can be attributed to the retention and acquisition of traffic data for criminal purposes, carried out through modalities contrary to EU law.
Nella seconda parte dell’elaborato, l’attenzione si sposta sul contesto italiano. Il punto di partenza è l’analisi dell’inquadramento costituzionale del diritto di privacy. A ciò si aggiunge un ulteriore punto di riferimento rappresentato dall’art. 132 d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196 (cd. Codice della Privacy) e ss.mm.ii., che detta la disciplina per la conservazione e l’acquisizione dei dati di traffico telefonico e telematico. La norma è stata recentemente attenzionata dalla dottrina e dalla giurisprudenza, sulla scia di una pronuncia della Corte di giustizia che – sebbene non riferita al sistema domestico – ha fatto dubitare della compatibilità di quest’ultimo con il diritto dell’Unione, tanto che il legislatore ha ritenuto di dover intervenire con una riscrittura del predetto art. 132 d.lgs. 196/2003.
Tuttavia, anche le più recenti modifiche della disciplina italiana non sembrano reggere sufficientemente il passo rispetto all’incessante elaborazione sovranazionale, che si è dimostrata sempre più attenta alle istanze di privacy dell’individuo, fissando regole di volta in volta più scrupolose allo scopo di schermare indebite ingerenze nella sfera intima della persona.
Pertanto, nell’ultima parte, l’elaborato prova a verificare il regime di utilizzabilità nel procedimento penale delle informazioni così ottenute e, tenuto conto delle carenze dell’attuale sistema italiano, il lavoro prosegue vagliando quali siano le conseguenze, sul piano processuale, ricollegabili alla conservazione e acquisizione dei traffic data a fini penali, realizzata attraverso modalità contrarie a quanto sancito dalla giurisprudenza eurounitara.
The thesis explores the data retention in criminal proceedings. In particular, the research aims to examine the limits of the investigative tool of traffic data in relation to the protection of fundamental rights, especially privacy. In the first part, therefore, the thesis attempts to reconstruct the developments of the concepts of privacy and personal data, looking back at that enlightened interpretation which, drawing its origins from overseas, has found wide expression at the European level, acting as a driving force for national realities.
The thesis examines the early instances at the European level of regulation of these new tools and then focuses on the complex balance between the investigation and repression of crimes, on one hand, and the protection of the aforementioned rights, on the other. At this point, the recent case-law of the European courts is considered, in particular that of the Court of Justice of the European Union, which has ruled on the issue on multiple occasions in recent years, outlining an increasingly rigorous and accurate framework for access and retention data.
In the second part, the focus shifts to the Italian context. The starting point is the analysis of the constitutional framing of the right to privacy. To this, an additional reference is represented by Article 132 of Legislative Decree No. 196 of June 30, 2003 (the so-called Privacy Code), which sets out the rules for traffic data retention and access. The provision has recently been under close attention, following a judgment of the CJEU, which - although not referring to the domestic system - raised doubts about the compatibility with EU law, to the point that Article 132 of Legislative Decree No. 196/2003 has been rewritten.
However, even the latest adjustments to the Italian discipline do not seem to hold up sufficiently to the incessant supranational developments, which have shown themselves to be extremely attentive to the individual's privacy needs, setting more scrupulous rules from time to time to shield undue interference in the person's intimate sphere.
Therefore, in the last part, the thesis tries to verify the regime of use as evidence in criminal proceedings of the information thus obtained and, taking into account the weaknesses of the current Italian system, the work goes on to examine what are the consequences, on a procedural level, that can be attributed to the retention and acquisition of traffic data for criminal purposes, carried out through modalities contrary to EU law.
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