Tesi etd-06272024-113954 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BELLINI, GIUDITTA
URN
etd-06272024-113954
Titolo
Pressurized Intra-Thoracic Aerosol Chemotherapy (PITAC): Risultati preliminari di una tecnica innovativa nel trattamento del versamento pleurico maligno.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Lucchi, Marco
correlatore Dott. Aprile, Vittorio
correlatore Dott. Aprile, Vittorio
Parole chiave
- carcinosi pleurica
- chemioterapia
- chemioterapia intratoracica nebulizzata
- cisplatino
- doxorubicina
- Pitac
- tumori pleurici
- versamento pleurico maligno
Data inizio appello
15/07/2024
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il versamento pleurico maligno (VPM) è una condizione clinica molto frequente e la cui incidenza aumenta parallelamente all’aumento della sopravvivenza media di soggetti affetti da malattia neoplastica avanzata, essendone una conseguenza in circa 1/3 dei casi.
La presenza di metastasi a livello dei foglietti pleurici, chiamata carcinosi pleurica, altera l’omeostasi del liquido pleurico comportandone un accumulo nel cavo pleurico.
La prognosi di tali pazienti è infausta, con un’aspettativa di vita minore di 12 mesi.
Per il trattamento del versamento pleurico maligno numerosi sono i possibili interventi, conservativi o invasivi; tuttavia, hanno dimostrato un’efficacia limitata nel tempo e/o hanno uno scopo prevalentemente palliativo.
In questo contesto si inserisce l’esperienza preliminare dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Pisana che propone un trattamento innovativo per la cura del versamento pleurico maligno: la chemioterapia intratoracica nebulizzata (Pressurized Intra-Thoracic Aerosol Chemotherapy, PITAC).
Il razionale alla base di questa tecnica è la nebulizzazione di farmaci chemioterapici all’interno della cavità pleurica pressurizzata, in modo da determinare una distribuzione omogenea dei farmaci su tutta la superficie pleurica ed aumentarne l’assorbimento a livello cellulare ed interstiziale. I farmaci utilizzati sono il Cisplatino e la Doxorubicina, con un’azione sia sclerosante che citotossica diretta, con la finalità di determinare una pleurodesi, (per il controllo del versamento pleurico ed impedirne recidive) e un trattamento oncologico della malattia neoplastica a livello locale.
Gli obiettivi di questo studio sono stati, in primis, la valutazione della fattibilità e della sicurezza della tecnica PITAC e la valutazione dell’efficacia del trattamento nel determinare pleurodesi. Secondariamente, è stata analizzata la risposta oncologica al trattamento per il controllo della malattia neoplastica pleurica, soprattutto in termini di sopravvivenza globale.
In questo studio preliminare, in base ai criteri di inclusione ed esclusione, sono stati arruolati 25 pazienti, affetti da carcinosi pleurica (primitiva o secondaria).
Per 25 pazienti sono state eseguite 27 procedure, in quanto due pazienti sono stati sottoposti a doppia procedura.
Successivamente all’intervento PITAC, i pazienti sono stati seguiti mediante follow-up a 1, 3, 6 e 12 mesi con visite ambulatoriali presso l’UO Chirurgia Toracica, radiografie del torace e/o tomografie computerizzate (TC) ed infine visite con lo Specialista Oncologo.
I risultati hanno evidenziato, nei giorni successivi all’intervento, una precoce e minima recidiva di versamento nel 48% dei casi che si è però risolta in modo spontaneo, dimostrando quindi l’efficacia del trattamento nel determinare pleurodesi, (obbiettivo primario di questo studio), in più dell’80% dei casi ad un mese, nel 76% a 3 mesi fino al 100% a 6 e 12 mesi. I fattori analizzati che influenzano in modo statisticamente significativo la precoce comparsa di recidiva di versamento sono stati: le complicanze post-operatorie valutate secondo i criteri CTCAE (p value 0.005), ma soprattutto la presenza di malattia extratoracica al momento dell’intervento (p value 0.009), correlate quindi ad un peggior performance status del paziente.
Dal punto di vista del controllo oncologico della carcinosi pleurica è stata evidenziata una risposta completa al trattamento in una percentuale di casi dal 30-50%.
La sopravvivenza globale media è risultata fino a 19 mesi (IC95% 14,5-23.3), contro i 12 mesi analizzati in altri studi precedenti. Al termine del follow-up a Maggio 2024, tredici pazienti erano ancora in vita mentre dodici pazienti sono deceduti, di cui 10 per progressione della malattia oncologica primitiva; anche in questo caso la malattia metastatica extra-toracica si è dimostrata un fattore con una correlazione statisticamente significativa (p value 0,002), capace di influenzare la sopravvivenza.
I pazienti che dopo la procedura PITAC, seguendo le indicazioni dello specialista Oncologo, hanno continuato o iniziato una terapia sistemica per il trattamento del tumore primitivo hanno mostrato una sopravvivenza migliore, fino a 21 mesi (IC95% 16-25) rispetto ai 12 mesi di sopravvivenza dei pazienti che non hanno fatto un trattamento sistemico ulteriore.
Quest’ultimo risultato è incoraggiante soprattutto in relazione all’osservazione dell’aumento della sopravvivenza in quei pazienti che, oltre al trattamento PITAC, hanno continuato una terapia sistemica per il trattamento del tumore primitivo, con quindi l’evidenza che questa nuova terapia non debba essere considerata un mero trattamento palliativo, ma nel contesto di un piano di trattamento multimodale.
La presenza di metastasi a livello dei foglietti pleurici, chiamata carcinosi pleurica, altera l’omeostasi del liquido pleurico comportandone un accumulo nel cavo pleurico.
La prognosi di tali pazienti è infausta, con un’aspettativa di vita minore di 12 mesi.
Per il trattamento del versamento pleurico maligno numerosi sono i possibili interventi, conservativi o invasivi; tuttavia, hanno dimostrato un’efficacia limitata nel tempo e/o hanno uno scopo prevalentemente palliativo.
In questo contesto si inserisce l’esperienza preliminare dell’Unità Operativa di Chirurgia Toracica dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Pisana che propone un trattamento innovativo per la cura del versamento pleurico maligno: la chemioterapia intratoracica nebulizzata (Pressurized Intra-Thoracic Aerosol Chemotherapy, PITAC).
Il razionale alla base di questa tecnica è la nebulizzazione di farmaci chemioterapici all’interno della cavità pleurica pressurizzata, in modo da determinare una distribuzione omogenea dei farmaci su tutta la superficie pleurica ed aumentarne l’assorbimento a livello cellulare ed interstiziale. I farmaci utilizzati sono il Cisplatino e la Doxorubicina, con un’azione sia sclerosante che citotossica diretta, con la finalità di determinare una pleurodesi, (per il controllo del versamento pleurico ed impedirne recidive) e un trattamento oncologico della malattia neoplastica a livello locale.
Gli obiettivi di questo studio sono stati, in primis, la valutazione della fattibilità e della sicurezza della tecnica PITAC e la valutazione dell’efficacia del trattamento nel determinare pleurodesi. Secondariamente, è stata analizzata la risposta oncologica al trattamento per il controllo della malattia neoplastica pleurica, soprattutto in termini di sopravvivenza globale.
In questo studio preliminare, in base ai criteri di inclusione ed esclusione, sono stati arruolati 25 pazienti, affetti da carcinosi pleurica (primitiva o secondaria).
Per 25 pazienti sono state eseguite 27 procedure, in quanto due pazienti sono stati sottoposti a doppia procedura.
Successivamente all’intervento PITAC, i pazienti sono stati seguiti mediante follow-up a 1, 3, 6 e 12 mesi con visite ambulatoriali presso l’UO Chirurgia Toracica, radiografie del torace e/o tomografie computerizzate (TC) ed infine visite con lo Specialista Oncologo.
I risultati hanno evidenziato, nei giorni successivi all’intervento, una precoce e minima recidiva di versamento nel 48% dei casi che si è però risolta in modo spontaneo, dimostrando quindi l’efficacia del trattamento nel determinare pleurodesi, (obbiettivo primario di questo studio), in più dell’80% dei casi ad un mese, nel 76% a 3 mesi fino al 100% a 6 e 12 mesi. I fattori analizzati che influenzano in modo statisticamente significativo la precoce comparsa di recidiva di versamento sono stati: le complicanze post-operatorie valutate secondo i criteri CTCAE (p value 0.005), ma soprattutto la presenza di malattia extratoracica al momento dell’intervento (p value 0.009), correlate quindi ad un peggior performance status del paziente.
Dal punto di vista del controllo oncologico della carcinosi pleurica è stata evidenziata una risposta completa al trattamento in una percentuale di casi dal 30-50%.
La sopravvivenza globale media è risultata fino a 19 mesi (IC95% 14,5-23.3), contro i 12 mesi analizzati in altri studi precedenti. Al termine del follow-up a Maggio 2024, tredici pazienti erano ancora in vita mentre dodici pazienti sono deceduti, di cui 10 per progressione della malattia oncologica primitiva; anche in questo caso la malattia metastatica extra-toracica si è dimostrata un fattore con una correlazione statisticamente significativa (p value 0,002), capace di influenzare la sopravvivenza.
I pazienti che dopo la procedura PITAC, seguendo le indicazioni dello specialista Oncologo, hanno continuato o iniziato una terapia sistemica per il trattamento del tumore primitivo hanno mostrato una sopravvivenza migliore, fino a 21 mesi (IC95% 16-25) rispetto ai 12 mesi di sopravvivenza dei pazienti che non hanno fatto un trattamento sistemico ulteriore.
Quest’ultimo risultato è incoraggiante soprattutto in relazione all’osservazione dell’aumento della sopravvivenza in quei pazienti che, oltre al trattamento PITAC, hanno continuato una terapia sistemica per il trattamento del tumore primitivo, con quindi l’evidenza che questa nuova terapia non debba essere considerata un mero trattamento palliativo, ma nel contesto di un piano di trattamento multimodale.
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