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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06272018-153545


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
BERTONE, CHIARA
URN
etd-06272018-153545
Titolo
Studio multicentrico retrospettivo dei fattori prognostici dell'endocardite infettiva
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ghiadoni, Lorenzo
Parole chiave
  • endocardite infettiva
  • fattori prognostici
  • PCT
Data inizio appello
17/07/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’endocardite infettiva è una patologia non particolarmente frequente, ma non per questo incapace di attirare su di sé l’attenzione del mondo medico e della ricerca scientifica, in quanto il tasso di complicanze maggiori cui si associa è piuttosto elevato.
L’introduzione e la sempre maggiore diffusione degli antibiotici, unite ai miglioramenti apportati nel campo della cardiochirurgia nel corso degli ultimi decenni del XX secolo, non hanno portato ad una sostanziale riduzione della mortalità associata all'endocardite infettiva. Di conseguenza, gli sforzi effettuati si sono concentrati sul fronte della prevenzione, nel tentativo di individuare, fra tutti i pazienti, quelli a maggior rischio di sviluppo di complicanze maggiori, ed attuare solo su questo sottogruppo selezionato di soggetti opportuni interventi capaci di evitare la successiva insorgenza di complicanze: in questo senso, è particolarmente rilevante il ruolo degli eventi embolici maggiori, la cui occorrenza è in grado di peggiorare drasticamente gli esiti clinici.
Sebbene alcuni studi abbiano focalizzato l'obiettivo sulla comprensione dei fattori associati in maniera indipendente ad un significativo aumento del tasso di complicanze in caso di endocardite infettiva, i risultati in proposito non sono però sempre coerenti e compatibili gli uni con gli altri.
Lo studio multicentrico retrospettivo oggetto di questa tesi è stato disegnato proprio con lo scopo di individuare i fattori prognostici negativi in caso di endocardite infettiva, ed in particolare quali parametri avessero un potere predittivo per l’aumento del rischio di mortalità e per l’incidenza di embolismo settico. Un altro obiettivo dello studio è stato quello di verificare l’eventuale associazione fra l’occorrenza di eventi di embolizzazione periferica ed il riscontro di elevate concentrazioni ematiche di procalcitonina (PCT).
Sono stati arruolati nello studio 295 pazienti ricoverati con una diagnosi certa di endocardite infettiva in 7 diverse strutture ospedaliere afferenti alle città di Pisa, Massa, Roma, Perugia, Terni, Napoli e Caserta, nel periodo compreso fra il dicembre 2012 ed il maggio 2018. Di ciascun soggetto sono stati registrati i dati relativi a: variabili anagrafiche, fattori di rischio per endocardite infettiva, co- morbidità concomitanti, tipo di substrato coinvolto nel corso del processo infettivo e sua localizzazione, sintomi associati all’insorgenza della malattia ed eventuale comparsa di complicanze (in particolare le embolizzazioni periferiche), esami di laboratorio, specie microbiche isolate dalle emocolture, ecocardiogramma, terapia, durata del ricovero e suo esito.
L’analisi statistica effettuata ha mostrato una significativa associazione fra mortalità per endocardite infettiva da un lato, e leucocitosi ed innalzamento dei livelli sierici di PCT dall’altro (p<0,001 in entrambi i casi). L'analisi random forest ha consentito di collocare questi parametri rispettivamente al primo ed al secondo posto nella classifica delle variabili predittive di un esito infausto della malattia in questione. Altre variabili associate con un aumento del tasso di mortalità sono la piastrinopenia, il Charlson Comorbidity Index, fattori classici come la comparsa di insufficienza renale e cardiaca, ed infine il riscontro di valori elevati di BNP e NT-proBNP nel sangue.
Il ricorso ad un intervento cardiochirurgico si è invece rivelato essere un fattore protettivo nei confronti dell’evento “decesso” (p<0,001).
Confrontando l’incidenza di eventi embolici maggiori fra i soggetti con una PCT sempre inferiore a 2,9 ng/ml e quelli in cui essa assumeva almeno un valore superiore, si è ottenuta una differenza statisticamente significativa (p=0,002), con AUC di 0,560 [0,510 – 0,622] nella curva ROC per tale valore soglia. Oltre alla PCT, altri fattori in grado di determinare un incremento del rischio di embolizzazione periferica sono risultati la presenza di cardiopatia dilatativa e soffi noti, l’abitudine al fumo, la comparsa di TIA/ictus come sintomo clinico, il riscontro di elevate concentrazioni di PCR e Troponina I al momento del ricovero, ed infine la positività delle emocolture. L’insorgenza di una deiscenza protesica, invece, si è dimostrata significativamente meno frequente nei pazienti andati incontro ad almeno un episodio di embolismo settico (p=0,03).
In conclusione, la PCT si è rivelata un fattore prognostico determinante in caso di endocardite infettiva in virtù della sua duplice correlazione con l’aumento del tasso di mortalità da un lato e del rischio di eventi embolici dall’altro. Pertanto, i risultati di questo studio suggeriscono come l’individuazione dei soggetti affetti da endocardite infettiva a maggior rischio di complicanze maggiori e di morte possa essere effettuata in maniera piuttosto rapida ed economica, facendo ricorso al dosaggio delle concentrazioni sieriche di pochi marcatori: PCT, conta dei globuli bianchi e piastrinica, PCR ed alcuni indici di danno cardiaco (BNP, NT-proBNP e troponina I), che potrebbero essere quindi vantaggiosi per una efficare stratificazione prognostica (rischio di embolizzazione o di mortalità) nei pazienti affetti da endocardite infettiva rispetto ad esami invasivi e time- consuming quali l’ecocardiogramma trans- esofageo o la PET.
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