Tesi etd-06252025-120611 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
MUNDO, SARA
URN
etd-06252025-120611
Titolo
Studio retrospettivo trasversale caso-controllo volto ad analizzare, tramite la somministrazione di un questionario, i fattori di rischio per la cronicizzazione e le comorbidità delle cefalee in un campione di 419 pazienti pediatrici
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Peroni, Diego
correlatore Dott.ssa Bonuccelli, Alice
correlatore Dott.ssa Bonuccelli, Alice
Parole chiave
- cefalea
- cefalea cronica
- comorbidità
- disturbi del sonno
- disturbi neuropsichiatrici infantili
- emicrania
- età evolutiva
- studio caso-controllo
Data inizio appello
15/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/07/2028
Riassunto
La cefalea rappresenta uno dei sintomi neurologici più comuni nell’infanzia e nell’adolescenza, con un impatto significativo sul benessere psicofisico del bambino e sul funzionamento familiare e scolastico. In età pediatrica, le cefalee primarie, in particolare l’emicrania e la cefalea di tipo tensivo, costituiscono la stragrande maggioranza dei casi, mentre le forme secondarie sono più rare e, di solito, clinicamente poco rilevanti.
Entrambe le forme (emicrania e cefalea tensiva) possono evolvere in cronicità, andandosi a configurare dei quadri di cefalea cronica, definita come la presenza di cefalea per almeno 15 giorni al mese, per un periodo superiore a tre mesi consecutivi. L’emicrania cronica e la cefalea tensiva cronica sono spesso associate a comorbidità psichiatriche, uso eccessivo di farmaci, disturbi del sonno e altri fattori di rischio biopsicosociali.
È stato svolto uno studio retrospettivo trasversale caso-controllo con l’obiettivo di approfondire l’epidemiologia delle cefalee in età pediatrica, focalizzandosi in particolare sulle forme croniche, i fattori di rischio per la cronicizzazione e le comorbidità più frequentemente associate. L’indagine ha incluso un campione di 419 soggetti, di età compresa tra i 2 e i 18 anni.
Nel campione totale, 11 soggetti (2,6%) presentavano una forma cronica di cefalea, di cui 4 presentavano emicrania cronica (4,4%), 5 presentavano una forma mista cronica (5,5%) e 2 erano affetti da cefalea da uso eccessivo di farmaci (MOH) (2,2%).
I dati evidenziano che il 72,2% riferisce l’assunzione di farmaci per trattare gli episodi di cefalea, con un predominio del paracetamolo nel 50,0% dei casi e dell'ibuprofene nel 36,4%. Questo dato pone l’attenzione sul rischio di sviluppo di cefalea da uso eccessivo di farmaci (Medication Overuse Headache, MOH), già presente in alcuni casi della coorte.
Sono emerse, tramite analisi univariata, associazioni statisticamente significative con il sesso femminile (p = 0,002), con la presenza di familiarità per cefalea (p < 0,001), con i disturbi del sonno, in particolare difficoltà di addormentamento (p < 0,001) e risvegli notturni (p = 0,017) e con i disturbi neuropsichiatrici, con particolare rilievo per i disturbi d’ansia (p < 0,001).
Dall’analisi univariata per i fattori di cronicizzazione inoltre è emersa un’associazione statisticamente significativa con le forme severe (p < 0,001).
L’analisi multivariata ha confermato alcuni fattori come predittori indipendenti della presenza di cefalea, tra cui il sesso femminile, la familiarità per cefalea e la presenza di disturbi dell’addormentamento.
In conclusione, la cefalea in età pediatrica rappresenta una condizione clinica frequente e potenzialmente invalidante, soprattutto nelle sue forme croniche. Conoscere i fattori di rischio per la cronicizzazione e le principali comorbidità è inoltre fondamentale per un corretto intervento terapeutico e preventivo.
Entrambe le forme (emicrania e cefalea tensiva) possono evolvere in cronicità, andandosi a configurare dei quadri di cefalea cronica, definita come la presenza di cefalea per almeno 15 giorni al mese, per un periodo superiore a tre mesi consecutivi. L’emicrania cronica e la cefalea tensiva cronica sono spesso associate a comorbidità psichiatriche, uso eccessivo di farmaci, disturbi del sonno e altri fattori di rischio biopsicosociali.
È stato svolto uno studio retrospettivo trasversale caso-controllo con l’obiettivo di approfondire l’epidemiologia delle cefalee in età pediatrica, focalizzandosi in particolare sulle forme croniche, i fattori di rischio per la cronicizzazione e le comorbidità più frequentemente associate. L’indagine ha incluso un campione di 419 soggetti, di età compresa tra i 2 e i 18 anni.
Nel campione totale, 11 soggetti (2,6%) presentavano una forma cronica di cefalea, di cui 4 presentavano emicrania cronica (4,4%), 5 presentavano una forma mista cronica (5,5%) e 2 erano affetti da cefalea da uso eccessivo di farmaci (MOH) (2,2%).
I dati evidenziano che il 72,2% riferisce l’assunzione di farmaci per trattare gli episodi di cefalea, con un predominio del paracetamolo nel 50,0% dei casi e dell'ibuprofene nel 36,4%. Questo dato pone l’attenzione sul rischio di sviluppo di cefalea da uso eccessivo di farmaci (Medication Overuse Headache, MOH), già presente in alcuni casi della coorte.
Sono emerse, tramite analisi univariata, associazioni statisticamente significative con il sesso femminile (p = 0,002), con la presenza di familiarità per cefalea (p < 0,001), con i disturbi del sonno, in particolare difficoltà di addormentamento (p < 0,001) e risvegli notturni (p = 0,017) e con i disturbi neuropsichiatrici, con particolare rilievo per i disturbi d’ansia (p < 0,001).
Dall’analisi univariata per i fattori di cronicizzazione inoltre è emersa un’associazione statisticamente significativa con le forme severe (p < 0,001).
L’analisi multivariata ha confermato alcuni fattori come predittori indipendenti della presenza di cefalea, tra cui il sesso femminile, la familiarità per cefalea e la presenza di disturbi dell’addormentamento.
In conclusione, la cefalea in età pediatrica rappresenta una condizione clinica frequente e potenzialmente invalidante, soprattutto nelle sue forme croniche. Conoscere i fattori di rischio per la cronicizzazione e le principali comorbidità è inoltre fondamentale per un corretto intervento terapeutico e preventivo.
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