Thesis etd-06222024-174507 |
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Thesis type
Tesi di laurea magistrale
Author
MARRUCCI, MARIA
URN
etd-06222024-174507
Thesis title
Esperienze infantili avverse e IPV: rassegna della letteratura e studio esplorativo
Department
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Course of study
PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE
Supervisors
relatore Prof. Menicucci, Danilo
Keywords
- ACE
- IPV
- Violenza di genere
Graduation session start date
22/07/2024
Availability
Withheld
Release date
22/07/2064
Summary
L’attaccamento disorganizzato costituisce la cornice in cui si inseriscono le esperienze avverse infantili più traumatiche, e la sua problematicità deriva dal fatto che, paradossalmente proprio il caregiver che dovrebbe assicurare al bambino esigenze di cura e benessere fisico e psicologico diventa invece colui dal quale il bambino deve difendersi. Spesso i caregiver sono all’origine degli abusi commessi nella prima infanzia nei confronti dei loro figli, oppure sono depressi o abusano di alcol e droghe. Fondamentalmente sono inadeguati a rivestire un ruolo simile e avrebbero loro stessi bisogno di essere accuditi.
La ragione di questa incapacità ad esprimere le azioni connesse al loro compito è dovuta al fatto che loro stessi hanno avuto in passato esperienze disfunzionali: vissuti relazionali di questo tipo risultano traumatici e possono compartecipare allo sviluppo di psicopatologia post traumatica.
Le esperienze avverse infantili sono inoltre presenti in vittime di violenza tra partner intimi (IPV), perpetrate soprattutto a carico del genere femminile. Emerge una relazione tra esperienze infantili in cui i caregiver sono abusanti (fisicamente, sessualmente, picologicamente), negligenti, o presentano psicopatologie quali abuso di sostanze, disturbi di personalità che inficiano la relazione di accudimento, e IPV in età adulta.
Il questionario ACE “Adverse Childhood Esperiences” è uno strumento ampiamente usato per individuare la relazione tra esperienze infantili avverse e IPV: lo stato dell’arte evidenzia che esiste una correlazione tra il numero e il tipo di esperienze infantili e l’insorgenza di gravi disturbi psicofisici e comportamentali legati all’IPV.
L’IPV rappresenta un fenomeno complesso e multifattoriale, con conseguenze devastanti per le vittime. Tuttavia, non tutte le donne che subiscono IPV cercano aiuto presso i centri antiviolenza, e questa variabile comportamentale può essere influenzata dalle esperienze infantili avverse. I punteggi ACE differiscono tra le donne che subiscono IPV e quelle che non lo subiscono, nonché tra coloro che cercano e non cercano aiuto e può fornire una cornice per comprendere in modo più esaustivo i meccanismi che sottendono l’IPV. Inoltre, identificare le specifiche esperienze avverse che distinguono le vittime di IPV da coloro che non ne sono vittime può aiutare a circoscrivere i fattori di rischio critici che hanno origine nelle dinamiche di accudimento e attaccamento infantile, guidando così interventi mirati e strategie di prevenzione più efficaci.
Al fine di rispondere ai suddetti quesiti, questo studio mira a: (1) identificare differenze nel punteggio totale del questionario ACE tra donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza e quelle che non lo hanno fatto; (2) confrontare il punteggio totale dell’ACE tra donne che hanno subito IPV e un gruppo di controllo che non ha avuto esperienze di IPV; (3) individuare le domande specifiche dell’ACE che differenziano le vittime di IPV dal gruppo di controllo.
A tal fine, sono state reclutate 64 donne per compilare il questionario ACE: 32 con IPV di cui 13 si sono rivolte ai centri antiviolenza e 32 donne appartenenti al gruppo di controllo. Il gruppo sperimentale era composto da 32 donne con una media di età di 43,16 anni, tutte vittime di violenza interpersonale (IPV).
Al fine di indagare le differenze nei punteggi ACE tra i vari gruppi, è stato utilizzato un t-test per campioni indipendenti. I confronti specifici includevano:
1. Confronto tra il gruppo di donne con IPV che si sono rivolte ai centri antiviolenza e il gruppo di donne con IPV che non ha avuto questo tipo di sostegno. La differenza non risultava statisticamente significativa (p>0,05), pertanto i dati di questi due gruppi sono stati aggregati per il confronto successivo con il gruppo di controllo.
2. Confronto tra il gruppo aggregato di donne con IPV e il gruppo di controllo. Questo confronto ha rilevato una differenza significativa (p<0,01), con punteggi ACE totali maggiore nel gruppo di donne che hanno subito IPV.
Per determinare l’associazione tra le risposte alle singole domande del questionario ACE e l’esperienza di IPV, è stato utilizzato il test chi quadro con correzione Yates’s continuity. Questo test ha mostrato molte differenze significative tra i gruppi per quanto riguarda le domande relative agli abusi psicologici, sessuali o fisici, ed ambiente familiare disfunzionale.
Questi risultati confermano lo stato dell’arte sulla relazione tra esperienze avverse infantili e violenza, ponendo l’accento sul ruolo cruciale che un ambiente altamente abusante e disfunzionale ha nella ricorsività di tali esperienze di abuso in età adulta. Inoltre, la mancata differenza tra vittime IPV che chiedono aiuto a centri antiviolenza e coloro che non lo fanno può essere spiegato dall’inconsistenza della rete sociale di queste ultime spesso dovuta a problematiche di accesso, ma anche di conoscenza. Infatti, le vittime di IPV spesso risultano avere reti sociali impoverite, con mancanza di relazioni significative al di fuori della dinamica di coppia e/o familiare: questo può creare un ulteriore impedimento alla denuncia delle dinamiche violente di cui sono vittime.
La ragione di questa incapacità ad esprimere le azioni connesse al loro compito è dovuta al fatto che loro stessi hanno avuto in passato esperienze disfunzionali: vissuti relazionali di questo tipo risultano traumatici e possono compartecipare allo sviluppo di psicopatologia post traumatica.
Le esperienze avverse infantili sono inoltre presenti in vittime di violenza tra partner intimi (IPV), perpetrate soprattutto a carico del genere femminile. Emerge una relazione tra esperienze infantili in cui i caregiver sono abusanti (fisicamente, sessualmente, picologicamente), negligenti, o presentano psicopatologie quali abuso di sostanze, disturbi di personalità che inficiano la relazione di accudimento, e IPV in età adulta.
Il questionario ACE “Adverse Childhood Esperiences” è uno strumento ampiamente usato per individuare la relazione tra esperienze infantili avverse e IPV: lo stato dell’arte evidenzia che esiste una correlazione tra il numero e il tipo di esperienze infantili e l’insorgenza di gravi disturbi psicofisici e comportamentali legati all’IPV.
L’IPV rappresenta un fenomeno complesso e multifattoriale, con conseguenze devastanti per le vittime. Tuttavia, non tutte le donne che subiscono IPV cercano aiuto presso i centri antiviolenza, e questa variabile comportamentale può essere influenzata dalle esperienze infantili avverse. I punteggi ACE differiscono tra le donne che subiscono IPV e quelle che non lo subiscono, nonché tra coloro che cercano e non cercano aiuto e può fornire una cornice per comprendere in modo più esaustivo i meccanismi che sottendono l’IPV. Inoltre, identificare le specifiche esperienze avverse che distinguono le vittime di IPV da coloro che non ne sono vittime può aiutare a circoscrivere i fattori di rischio critici che hanno origine nelle dinamiche di accudimento e attaccamento infantile, guidando così interventi mirati e strategie di prevenzione più efficaci.
Al fine di rispondere ai suddetti quesiti, questo studio mira a: (1) identificare differenze nel punteggio totale del questionario ACE tra donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza e quelle che non lo hanno fatto; (2) confrontare il punteggio totale dell’ACE tra donne che hanno subito IPV e un gruppo di controllo che non ha avuto esperienze di IPV; (3) individuare le domande specifiche dell’ACE che differenziano le vittime di IPV dal gruppo di controllo.
A tal fine, sono state reclutate 64 donne per compilare il questionario ACE: 32 con IPV di cui 13 si sono rivolte ai centri antiviolenza e 32 donne appartenenti al gruppo di controllo. Il gruppo sperimentale era composto da 32 donne con una media di età di 43,16 anni, tutte vittime di violenza interpersonale (IPV).
Al fine di indagare le differenze nei punteggi ACE tra i vari gruppi, è stato utilizzato un t-test per campioni indipendenti. I confronti specifici includevano:
1. Confronto tra il gruppo di donne con IPV che si sono rivolte ai centri antiviolenza e il gruppo di donne con IPV che non ha avuto questo tipo di sostegno. La differenza non risultava statisticamente significativa (p>0,05), pertanto i dati di questi due gruppi sono stati aggregati per il confronto successivo con il gruppo di controllo.
2. Confronto tra il gruppo aggregato di donne con IPV e il gruppo di controllo. Questo confronto ha rilevato una differenza significativa (p<0,01), con punteggi ACE totali maggiore nel gruppo di donne che hanno subito IPV.
Per determinare l’associazione tra le risposte alle singole domande del questionario ACE e l’esperienza di IPV, è stato utilizzato il test chi quadro con correzione Yates’s continuity. Questo test ha mostrato molte differenze significative tra i gruppi per quanto riguarda le domande relative agli abusi psicologici, sessuali o fisici, ed ambiente familiare disfunzionale.
Questi risultati confermano lo stato dell’arte sulla relazione tra esperienze avverse infantili e violenza, ponendo l’accento sul ruolo cruciale che un ambiente altamente abusante e disfunzionale ha nella ricorsività di tali esperienze di abuso in età adulta. Inoltre, la mancata differenza tra vittime IPV che chiedono aiuto a centri antiviolenza e coloro che non lo fanno può essere spiegato dall’inconsistenza della rete sociale di queste ultime spesso dovuta a problematiche di accesso, ma anche di conoscenza. Infatti, le vittime di IPV spesso risultano avere reti sociali impoverite, con mancanza di relazioni significative al di fuori della dinamica di coppia e/o familiare: questo può creare un ulteriore impedimento alla denuncia delle dinamiche violente di cui sono vittime.
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