Tesi etd-06222021-111636 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
OVIDI, FILIPPO
URN
etd-06222021-111636
Titolo
Esophagogastric junction outflow obstruction: variazioni in termini di prevalenza applicando i criteri della nuova Classificazione di Chicago versione 4.0
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. de Bortoli, Nicola
Parole chiave
- classificazione di Chicago
- disfagia
- esophagogastric junction outflow obstruction
- manometria esofagea ad alta risoluzione
Data inizio appello
14/07/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
Introduzione: la Esophagogastric junction outflow obstruction (EGJOO) è una diagnosi manometrica caratterizzata da un’elevata pressione di rilassamento (IRP4s) dello sfintere esofageo inferiore (LES) con peristalsi conservata o debole. L’ultimo aggiornamento della classificazione di Chicago (CC versione 4.0) ha stabilito che è possibile effettuare una diagnosi conclusiva di EGJOO con un rilievo manometrico tipico di EGJOO insieme a sintomi di ostruzione clinicamente rilevanti, accompagnati da almeno un’altra evidenza strumentale di supporto (ostruzione durante la radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto o pressurizzazioni esofagee durante il test provocativo rapid drink challenge, RDC).
Scopo dello studio: lo scopo dello studio è stato quello di rivalutare in maniera retrospettiva la prevalenza della diagnosi di EGJOO con i criteri della CC versione 4.0 in un vasto numero di pazienti affetti da EGJOO diagnosticata attraverso la precedente versione della CC (versione 3.0). Lo scopo secondario del lavoro è stato di valutare l’efficacia della Rx esofago stomaco con mezzo di contrasto (timed barium esophagogram, TBE) e dei test di provocazione a basso volume (multiple rapid swallow, MRS) e ad alto volume (RDC) nel definire la diagnosi di EGJOO.
Materiali e metodi: sono state riesaminate tutte le diagnosi di EGJOO ottenute attraverso la CC versione 3.0. Tutti i dati sono stati raccolti in maniera prospettica nel periodo compreso tra gli anni 2016 e 2020. In tutti i pazienti è stata valutata la presenza di sintomi gastrointestinali superiori (pirosi retrosternale, rigurgito, dolore toracico, disfagia) e successivamente sono stati sottoposti a manometria esofagea ad alta risoluzione (HRM) rispettando le linee guida italiane. Dopo il protocollo standard di manometria, tutti i pazienti sono stati sottoposti ai test provocativi a basso volume (MRS) e ad alto volume (RDC). A tutti i pazienti è stato consigliato di sottoporsi alla radiografia dell’esofago con bario (TBE) per la valutazione di eventuali segni radiologici di ostruzione. Considerando i criteri della CC versione 4.0, i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base alla presentazione clinica: gruppo A con disfagia come sintomo principale e gruppo B con altri sintomi gastrointestinali superiori (dolore toracico, pirosi retrosternale, rigurgito) ma senza disfagia.
Risultati: analizzando l’esito di 1070 esami manometrici, abbiamo identificato 104 pazienti con diagnosi di EGJOO secondo la CC versione 3.0, di cui 60 donne e 44 uomini, con età media di 59±16.1 anni. Il gruppo A è composto da 23 pazienti, di cui 14 donne e 9 uomini, con età media di 62.6 anni; il gruppo B è composto da 81 pazienti di cui 46 donne e 35 uomini, con età media di 57.9 anni. I gruppi non presentano significative differenze in termini di età e genere. I pazienti appartenenti al gruppo A presentano un valore più elevato in termini di IRP4s, IRP medio durante l’esecuzione dei test provocativi MRS e RDC, inoltre hanno dimostrato più frequenti pattern di pressurizzazioni durante MRS e RDC (p<0.0001). L’esame radiologico TBE ha dimostrato segni di ostruzione nell’89% dei pazienti appartenenti al gruppo A e solo nel 5% dei pazienti del gruppo B (p<0.001). La diagnosi di EGJOO, considerando la nuova classificazione di Chicago versione 4.0, è stata confermata in 21/23 (91.3%) casi dei pazienti del gruppo A e solo 5/81 (6%) casi del gruppo B. Dunque, con questi nuovi criteri, il numero di pazienti con diagnosi di EGJOO subisce un decremento da 104/1070 (8.7%) a 26/1070 (2.4%).
Conclusioni: la diagnosi di EGJOO, ottenuta attraverso i criteri della CC versione 4.0, sembra essere più adatta e accurata a definire in maniera migliore i pazienti con evidenza reale di ostruzione, tanto dal punto di vista clinico quanto da quello radiologico. È stato poi dimostrato che i risultati dei test provocativi in HRM correlano in buona misura con i risultati dell’esame radiologico TBE, in termini di segni di ostruzione. Questo nuovo approccio potrebbe quindi portare a una migliore selezione e gestione dei pazienti affetti da questo disordine funzionale della motilità esofagea.
Scopo dello studio: lo scopo dello studio è stato quello di rivalutare in maniera retrospettiva la prevalenza della diagnosi di EGJOO con i criteri della CC versione 4.0 in un vasto numero di pazienti affetti da EGJOO diagnosticata attraverso la precedente versione della CC (versione 3.0). Lo scopo secondario del lavoro è stato di valutare l’efficacia della Rx esofago stomaco con mezzo di contrasto (timed barium esophagogram, TBE) e dei test di provocazione a basso volume (multiple rapid swallow, MRS) e ad alto volume (RDC) nel definire la diagnosi di EGJOO.
Materiali e metodi: sono state riesaminate tutte le diagnosi di EGJOO ottenute attraverso la CC versione 3.0. Tutti i dati sono stati raccolti in maniera prospettica nel periodo compreso tra gli anni 2016 e 2020. In tutti i pazienti è stata valutata la presenza di sintomi gastrointestinali superiori (pirosi retrosternale, rigurgito, dolore toracico, disfagia) e successivamente sono stati sottoposti a manometria esofagea ad alta risoluzione (HRM) rispettando le linee guida italiane. Dopo il protocollo standard di manometria, tutti i pazienti sono stati sottoposti ai test provocativi a basso volume (MRS) e ad alto volume (RDC). A tutti i pazienti è stato consigliato di sottoporsi alla radiografia dell’esofago con bario (TBE) per la valutazione di eventuali segni radiologici di ostruzione. Considerando i criteri della CC versione 4.0, i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi in base alla presentazione clinica: gruppo A con disfagia come sintomo principale e gruppo B con altri sintomi gastrointestinali superiori (dolore toracico, pirosi retrosternale, rigurgito) ma senza disfagia.
Risultati: analizzando l’esito di 1070 esami manometrici, abbiamo identificato 104 pazienti con diagnosi di EGJOO secondo la CC versione 3.0, di cui 60 donne e 44 uomini, con età media di 59±16.1 anni. Il gruppo A è composto da 23 pazienti, di cui 14 donne e 9 uomini, con età media di 62.6 anni; il gruppo B è composto da 81 pazienti di cui 46 donne e 35 uomini, con età media di 57.9 anni. I gruppi non presentano significative differenze in termini di età e genere. I pazienti appartenenti al gruppo A presentano un valore più elevato in termini di IRP4s, IRP medio durante l’esecuzione dei test provocativi MRS e RDC, inoltre hanno dimostrato più frequenti pattern di pressurizzazioni durante MRS e RDC (p<0.0001). L’esame radiologico TBE ha dimostrato segni di ostruzione nell’89% dei pazienti appartenenti al gruppo A e solo nel 5% dei pazienti del gruppo B (p<0.001). La diagnosi di EGJOO, considerando la nuova classificazione di Chicago versione 4.0, è stata confermata in 21/23 (91.3%) casi dei pazienti del gruppo A e solo 5/81 (6%) casi del gruppo B. Dunque, con questi nuovi criteri, il numero di pazienti con diagnosi di EGJOO subisce un decremento da 104/1070 (8.7%) a 26/1070 (2.4%).
Conclusioni: la diagnosi di EGJOO, ottenuta attraverso i criteri della CC versione 4.0, sembra essere più adatta e accurata a definire in maniera migliore i pazienti con evidenza reale di ostruzione, tanto dal punto di vista clinico quanto da quello radiologico. È stato poi dimostrato che i risultati dei test provocativi in HRM correlano in buona misura con i risultati dell’esame radiologico TBE, in termini di segni di ostruzione. Questo nuovo approccio potrebbe quindi portare a una migliore selezione e gestione dei pazienti affetti da questo disordine funzionale della motilità esofagea.
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