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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06212024-155536


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GINANNI, FRANCESCO
URN
etd-06212024-155536
Titolo
Studio di comparazione di efficacia degli inibitori della colinesterasi in pazienti con malattia a corpi di Lewy e malattia di Alzheimer
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Ceravolo, Roberto
correlatore Dott. Palermo, Giovanni
Parole chiave
  • demenza
  • demenza a corpi di Lewy
  • inibitori dell'acetilcolinesterasi
  • malattia a corpi di Lewy
  • malattia di Alzheimer
  • malattia di Parkinson
Data inizio appello
15/07/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
15/07/2094
Riassunto
Introduzione: la malattia di Parkinson con demenza (PDD) e la demenza a corpi di Lewy (DLB) sono condizioni neurodegenerative progressive estremamente simili da un punto di vista clinico e neuropatologico, entrambe accomunate da una demenza anticipata da deficit prevalenti su un piano esecutivo-attentivo e visuospaziale e da un accumulo patologico di inclusioni di α-sinucleina, chiamati corpi di Lewy, alla base della disfunzione e morte cellulare.
Sebbene in esse la demenza sia principalmente espressione del coinvolgimento patologico delle aree corticali, un ruolo cruciale nel determinismo della disfunzione cognitiva sembra essere svolto anche dalla degenerazione di alcuni nuclei sottocorticali, fra cui i nuclei colinergici del prosencefalo basale. La via colinergica risulta difatti precocemente e severamente compromessa sia nella PDD sia nella DLB, laddove la denervazione colinergica corticale, soprattutto nei riguardi della corteccia prefrontale, è stata individuata come fondamentale per lo sviluppo e la progressione della demenza nelle α-sinucleinopatie.
Per tale ragione, ad oggi, vi è generale consenso sulla potenziale utilità dell’impiego degli inibitori dell’acetilcolinesterasi (AchEI) come trattamento sintomatico di PDD e DLB, secondo alcuni studi con efficacia superiore rispetto alla forma di demenza più comune, quella di Alzheimer (AD), in cui la degenerazione colinergica è comunque presente ma con entità diversa rispetto alle altre due forme di demenza.
Vi sono tuttavia pochi studi che abbiano valutato nello specifico la risposta a lungo termine alla terapia con questa classe di farmaci nelle demenze Parkinson (PDD e DLB) rispetto all’AD.
Obiettivo dello studio: confrontare l'efficacia degli inibitori della colinesterasi in due coorti di pazienti, una con malattia di Parkinson con demenza e l'altra con demenza a corpi di Lewy, rispetto a una coorte di pazienti con malattia di Alzheimer, durante un periodo di terapia continuativa di 3 anni.
Materiali e metodi: sono stati retrospettivamente inclusi pazienti con diagnosi di PDD, DLB e AD afferenti all'U.O. Neurologia Universitaria dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP) nel periodo 2016-2020. I pazienti dovevano avere un follow-up confermativo della diagnosi, almeno 1 visita annua presso il nostro Centro comprensiva di valutazione dello status cognitivo tramite MMSE e, soprattutto, dimostrare un’assunzione continuativa di terapia con AchEI (rivastigmina o donepezil) per un periodo continuativo di almeno 3 anni. Di ogni paziente incluso, sono stati raccolti i dati clinico-demografici, il dosaggio e il tipo di farmaco AchEI assunto, il punteggio MMSE per ognuna delle valutazioni considerate (da T1, momento inizio terapia, a T4, 3 anni dall’inizio della terapia con AchEI). La variazione percentuale del punteggio MMSE tra T1 e T4 è stata calcolata quale indice di risposta obiettiva alla terapia. Ulteriori fattori in grado di influenzare l’evoluzione cognitiva sono stati parallelamente valutati.
Risultati: sono stati inclusi 100 pazienti, dei quali 30 con PDD (19 maschi e 11 femmine), 30 con DLB (17 maschi e 13 femmine) e 40 con AD (16 maschi e 24 femmine), dei quali 11 con un quadro di demenza lieve, 29 di grado moderato, in accordo ai criteri in uso.
Tra le tre demenze la curva di caduta del MMSE mostra un andamento diverso, con una più lenta evoluzione nei pazienti PDD e più rapida in quelli con AD.
La terapia con AchEI, né nel tipo di farmaco né nel dosaggio medio giornaliero, non sembra tuttavia condizionare questa differenza, non associandosi ad una risposta diversa nelle demenze Parkinson (PDD e DLB) rispetto all’AD nel follow-up dei 3 anni.
Sono risultati invece determinanti nel condizionare questa differente evoluzione cognitiva il gruppo di diagnosi (p = 0.031), con un miglior andamento nella PDD rispetto all’AD, e l’età di diagnosi della demenza (p = 0.010), con un’associazione inversa rispetto al declino cognitivo.
Conclusioni: il nostro studio ha mostrato come né il dosaggio medio giornaliero né il tipo di AchEI influenzano una diversa evoluzione delle performance cognitive in pazienti con PDD, DLB e AD in un periodo di 3 anni.
In maniera interessante, un minor decadimento cognitivo è stato osservato nei pazienti con PDD rispetto agli AD, così come in quelli con una età maggiore alla comparsa della demenza, indipendentemente dal tipo di demenza.
Ulteriori studi sull’argomento saranno necessari per approfondire ed eventualmente confermare i nostri risultati, con l’obiettivo di chiarire l’efficacia di una terapia a lungo termine con AchEI nelle demenze degenerative più comuni.
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