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Alle origini del pensiero occidentale non si dava ancora la preoccupazione della distinzione tra filosofia della mente e filosofia del corpo: entro la filosofia del corpo, piuttosto, erano compresi tutti gli aspetti che oggi non stenteremmo a definire “mentali”. La respirazione è un perfetto esempio, in tal senso, dell’indagine filosofica del corpo. Non si tratta infatti di un mero processo fisiologico, ma di un processo che, proprio in quanto fisiologico, contiene implicazioni, in accordo con l’antico concetto di physis, di tipo psicologico, ontologico, finanche etico. Puntare la lente sul pensiero antico sulla respirazione, da Omero ad Aristotele, è dunque un modo per compiere un viaggio attraverso la storia dell’insieme psico-fisico che respira, analizzandone i cambiamenti, le svolte, gli sviluppi. Una significativa svolta è certamente rappresentata dal fiorire della techne medica che, intorno alla seconda metà del V secolo, inserisce la respirazione in un nuovo orizzonte di osservazione scientifica (e professionale) del corpo: questa viene infatti indagata al fine di comprendere gli effetti dell’immissione di aria all'interno dell’organismo al variare di determinate condizioni esterne (per es. meteorologiche) e/o interne (per es. umorali). Le teorie e conoscenze mediche si intrecciano, da allora in avanti, con il pensiero filosofico sulla respirazione, che diviene più articolato e complesso di pari passo ad una sempre maggiore articolazione dei progetti di differenziazione dei viventi.