Tesi etd-06162025-162803 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ALBERIGI, EMANUELA
URN
etd-06162025-162803
Titolo
Smart Working: profili normativi, evidenze statistiche e implicazioni sociali
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof.ssa Pacini, Barbara
Parole chiave
- benessere
- change management
- fonti ufficiali
- gender gap
- normativa
- produttività
- smart working
Data inizio appello
07/07/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/07/2028
Riassunto
Il presente elaborato analizza lo smart working come fenomeno organizzativo che intreccia
aspetti giuridici, economici e sociali. Attraverso un’analisi documentale della normativa, dati
statistici ufficiali (ISTAT, Eurostat) e letteratura empirica recente, la ricerca indaga tre questioni
chiave: come il quadro regolatorio abbia modellato la diffusione del lavoro agile prima, durante
e dopo la pandemia Covid-19; quali fattori ne spiegano l’eterogenea adozione in Italia e in
Europa; con quali effetti su benessere, produttività e gender gap.
L’analisi mette in luce come lo smart working rappresenti una leva strategica per favorire la
flessibilità lavorativa, la conciliazione vita-lavoro, la riduzione del pendolarismo e l’inclusione,
ma anche come comporti nuove sfide legate all’isolamento, al rischio di overworking e alle
disuguaglianze digitali e socio-economiche.
In considerazione delle evidenze emerse, la tesi propone l’adozione di un modello ibrido che
permetta di massimizzare i benefici dello smart working e allo stesso tempo di ridurre e prevenire
i rischi associati. Tale modello deve essere supportato da una cultura basata sulla fiducia e sul
raggiungimento degli obiettivi, da investimenti in formazione, digitalizzazione e politiche
orientate al benessere, all’equità di accesso e a favorire la conciliazione vita-lavoro.
Si pone inoltre come un modello win-win per i lavoratori ma anche per le aziende aumentandone
la produttività, migliorandone il clima e l’engagement, permettendo di attingere ad un più ampio
bacino di talenti, nonché di ridurre i costi e il turnover. Modello win che può estendersi anche
all’ambiente promuovendo un riequilibrio territoriale tra centro e periferie e una riduzione
dell’impatto ambientale.
Pertanto lo smart working, se ben strutturato, può non solo migliorare la produttività, il benessere
e l’inclusività dei lavoratori, ma anche la competitività delle imprese e la sostenibilità
dell’ambiente.
L’elaborato si articola in quattro capitoli.
Il primo, partendo da una definizione di smart working e dalla descrizione delle sue
caratteristiche distintive, ripercorre i cambiamenti avvenuti nei modelli organizzativi, mettendo
in evidenza la necessità di un efficace change management.
Nel secondo capitolo viene affrontato l’impatto della pandemia Covid-19 che ha rappresentato
un punto di svolta nell’adozione dello smart working su larga scala, illustrando le risposte dei
settori pubblico e privato italiani e l’evoluzione del quadro normativo nazionale.
Il terzo capitolo presenta un’analisi statistica comparata dello smart working, che mette in luce
trend e criticità in Italia e nei Paesi europei.
Infine, il quarto capitolo indaga gli effetti dello smart working sul benessere e sulla produttività
dei lavoratori nonché sul gender gap che ancora oggi caratterizza il mercato del lavoro,
evidenziando le opportunità e rischi connessi al suo utilizzo.
aspetti giuridici, economici e sociali. Attraverso un’analisi documentale della normativa, dati
statistici ufficiali (ISTAT, Eurostat) e letteratura empirica recente, la ricerca indaga tre questioni
chiave: come il quadro regolatorio abbia modellato la diffusione del lavoro agile prima, durante
e dopo la pandemia Covid-19; quali fattori ne spiegano l’eterogenea adozione in Italia e in
Europa; con quali effetti su benessere, produttività e gender gap.
L’analisi mette in luce come lo smart working rappresenti una leva strategica per favorire la
flessibilità lavorativa, la conciliazione vita-lavoro, la riduzione del pendolarismo e l’inclusione,
ma anche come comporti nuove sfide legate all’isolamento, al rischio di overworking e alle
disuguaglianze digitali e socio-economiche.
In considerazione delle evidenze emerse, la tesi propone l’adozione di un modello ibrido che
permetta di massimizzare i benefici dello smart working e allo stesso tempo di ridurre e prevenire
i rischi associati. Tale modello deve essere supportato da una cultura basata sulla fiducia e sul
raggiungimento degli obiettivi, da investimenti in formazione, digitalizzazione e politiche
orientate al benessere, all’equità di accesso e a favorire la conciliazione vita-lavoro.
Si pone inoltre come un modello win-win per i lavoratori ma anche per le aziende aumentandone
la produttività, migliorandone il clima e l’engagement, permettendo di attingere ad un più ampio
bacino di talenti, nonché di ridurre i costi e il turnover. Modello win che può estendersi anche
all’ambiente promuovendo un riequilibrio territoriale tra centro e periferie e una riduzione
dell’impatto ambientale.
Pertanto lo smart working, se ben strutturato, può non solo migliorare la produttività, il benessere
e l’inclusività dei lavoratori, ma anche la competitività delle imprese e la sostenibilità
dell’ambiente.
L’elaborato si articola in quattro capitoli.
Il primo, partendo da una definizione di smart working e dalla descrizione delle sue
caratteristiche distintive, ripercorre i cambiamenti avvenuti nei modelli organizzativi, mettendo
in evidenza la necessità di un efficace change management.
Nel secondo capitolo viene affrontato l’impatto della pandemia Covid-19 che ha rappresentato
un punto di svolta nell’adozione dello smart working su larga scala, illustrando le risposte dei
settori pubblico e privato italiani e l’evoluzione del quadro normativo nazionale.
Il terzo capitolo presenta un’analisi statistica comparata dello smart working, che mette in luce
trend e criticità in Italia e nei Paesi europei.
Infine, il quarto capitolo indaga gli effetti dello smart working sul benessere e sulla produttività
dei lavoratori nonché sul gender gap che ancora oggi caratterizza il mercato del lavoro,
evidenziando le opportunità e rischi connessi al suo utilizzo.
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