Tesi etd-06112009-013243 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BUSCEMI, FRANCESCO
URN
etd-06112009-013243
Titolo
In dubio non licet iurare.
Esperienza ed interpretazione del giuramento civico nella Repubblica Romana (1798-1799).
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
STORIA E CIVILTA'
Relatori
Relatore Prof. Banti, Alberto Mario
Parole chiave
- cattolicesimo
- democrazia
- giuramento
- Repubblica Romana
- Rivoluzione
Data inizio appello
01/07/2009
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
01/07/2049
Riassunto
La mia tesi affronta la questione del giuramento civico previsto dalla Costituzione della Repubblica Romana del 1798-1799.
Nel primo capitolo, cerco di ricostruire il contesto materiale dei giuramenti prestati a Roma in quegli anni, dalle feste pubbliche alle cerimonie riservate ai funzionari della Repubblica. Analizzando i gesti concreti con cui il giuramento viene prestato e le reazioni a questo apparato rituale, conto di mettere in rilievo l'importanza del giuramento come esperienza dal forte impatto sociale e personale.
Nel secondo capitolo, analizzo più da vicino le fonti provenienti dai patrioti e dalle istituzioni repubblicane, nel tentativo di fornire qualche chiave interpretativa sul significato del giuramento. I repubblicani impongono la sua prestazione a tutti i funzionari pubblici, perché per svolgere qualsiasi funzione è richiesta una vera adesione e gli ideali, e non solo una semplice fedeltà.
Nel terzo capitolo analizzerò i pareri e le interpretazioni che vari teologi e polemisti cattolici danno del "senso" del giuramento. Molti di questi autori cercano di imporsi come "guide interpretative" per chi deve prestare il giuramento, prendendo posizione a favore o contro. A questo dibattito, vanno intrecciati gli interventi pubblici volti a rassicurare o a convincere i cittadini della compatibilità tra cattolicesimo e democrazia.
Il quarto e ultimo capitolo, infine, analizza il vasto repertorio di ritrattazioni conservate all'Archivio del Vicariato di Roma. Si tratta di fonti preziosissime, che che permettono di valutare il successo delle interpretazioni teologiche descritte nel III capitolo; di comprendere le motivazioni, non soltanto generiche, di molti di coloro che prestarono il giuramento; di ipotizzare l'esistenza di comunità interpretative alla base delle scelte individuali.
Nel primo capitolo, cerco di ricostruire il contesto materiale dei giuramenti prestati a Roma in quegli anni, dalle feste pubbliche alle cerimonie riservate ai funzionari della Repubblica. Analizzando i gesti concreti con cui il giuramento viene prestato e le reazioni a questo apparato rituale, conto di mettere in rilievo l'importanza del giuramento come esperienza dal forte impatto sociale e personale.
Nel secondo capitolo, analizzo più da vicino le fonti provenienti dai patrioti e dalle istituzioni repubblicane, nel tentativo di fornire qualche chiave interpretativa sul significato del giuramento. I repubblicani impongono la sua prestazione a tutti i funzionari pubblici, perché per svolgere qualsiasi funzione è richiesta una vera adesione e gli ideali, e non solo una semplice fedeltà.
Nel terzo capitolo analizzerò i pareri e le interpretazioni che vari teologi e polemisti cattolici danno del "senso" del giuramento. Molti di questi autori cercano di imporsi come "guide interpretative" per chi deve prestare il giuramento, prendendo posizione a favore o contro. A questo dibattito, vanno intrecciati gli interventi pubblici volti a rassicurare o a convincere i cittadini della compatibilità tra cattolicesimo e democrazia.
Il quarto e ultimo capitolo, infine, analizza il vasto repertorio di ritrattazioni conservate all'Archivio del Vicariato di Roma. Si tratta di fonti preziosissime, che che permettono di valutare il successo delle interpretazioni teologiche descritte nel III capitolo; di comprendere le motivazioni, non soltanto generiche, di molti di coloro che prestarono il giuramento; di ipotizzare l'esistenza di comunità interpretative alla base delle scelte individuali.
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