Tesi etd-06072024-180210 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
DAGA, ELISA
URN
etd-06072024-180210
Titolo
Prayers for justice. Un'interpretazione storico - antropologica delle iscrizioni in lingua greca.
Settore scientifico disciplinare
L-ANT/02
Corso di studi
SCIENZE DELL'ANTICHITA' E ARCHEOLOGIA
Relatori
tutor Prof. Ferrucci, Stefano
Parole chiave
- Appropriazione
- calunnia
- clothes
- curse tablets
- defixiones
- deposit
- deposito
- donne
- embezzlement
- furto
- giustizia
- justice
- Prayers for justice
- slander
- slaves
- theft
- vesti
- women
Data inizio appello
21/06/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/06/2064
Riassunto
La tesi è dedicata all’analisi di un gruppo di iscrizioni in lingua greca note come prayers for justice.
Questa definizione, coniata da Henk Versnel (1986-2023), indica negli studi moderni una tipologia di epigrafi in lingua greca e latina nella quale individui che sono stati vittima di un’ingiustizia si appellano alle divinità chiedendo punizioni pubbliche per i colpevoli. Queste iscrizioni provengono da vari luoghi dell’ecumene greco-romana e sono attestate dal III secolo a.C. al V secolo d.C. circa.
Gli studiosi hanno dedicato una particolare attenzione a questo tipo di testi proprio a partire dai lavori di Versnel, che ha individuato una serie di caratteristiche formali specifiche che distinguono le prayers for justice dalla categoria affine delle defixiones, con cui le prime sono riunite nei vari corpora epigrafici. L’autonomia del genere epigrafico delle prayers for justice rispetto a quello delle defixiones resta comunque dibattuta.
La tesi offre la prima raccolta di prayers for justice in lingua greca di epoca ellenistica e della prima età imperiale; l’edizione critica dei 19 testi raccolti nel corpus è corredata da traduzione in lingua italiana e commento storico-epigrafico. Lo studio dimostra la fondatezza della distinzione delle prayers for justice rispetto a quello delle defixiones attraverso un’analisi storico-antropologica e l’esame degli aspetti sociali e culturali legati ai crimini lamentati nelle iscrizioni. La condizione sociale degli oranti (determinata dal genere o dalla condizione servile) e la tipologia dei crimini lamentati (in particolare appropriazione di depositi di denaro, appropriazione di vesti e calunnie) costituiscono la caratteristica più significativa del genere.
Lo studio mette in luce gli aspetti della prassi giuridica e in generale della cultura greca implicati nelle prayers for justice e riconosce le ragioni della legittimità delle richieste presentate dagli oranti nella tipologia delle ingiustizie subìte. Il confronto con le testimonianze di altre fonti antiche evidenzia il modo in cui tali crimini sono percepiti collettivamente come lesivi delle comunità di riferimento. Essi minano infatti alcuni dei valori fondamentali del vivere in comunità, in particolare quello della pistis. In questa tesi si riconosce nel valore non soltanto economico ma soprattutto simbolico e culturale e nella funzione degli oggetti involati una delle prospettive da applicare per comprendere l’urgenza di richiedere punizioni alle divinità.
Il genere epigrafico delle prayers for justice va dunque distinto da quello delle defixiones, per ragioni non solo formali ma anche di contenuto. A questo medium ricorrono tipicamente gruppi giuridicamente svantaggiati, quali donne e persone in stato di schiavitù, determinati a ciò dalla funzione e dal valore specifico degli oggetti loro sottratti.
This thesis is devoted to the analysis of a group of Greek-language inscriptions known as prayers for justice. This definition, proposed by Henk Versnel (1986-2023), is employed in modern studies to describe a typology of epigraphs in Greek and Latin in which individuals who have been the victim of an injustice appeal to the deities, demanding public punishment for the guilty.
These inscriptions originate from different geographical locations within the broader Greco-Roman world, with a temporal scope spanning from the 3rd century BC to the 5th century AD.
Scholars have devoted significant attention to this specific type of texts, particularly since the work of Versnel, who identified a set of distinct formal characteristics that differentiate prayers for justice from related texts within the broader category of defixiones. These latter are commonly grouped with the former in various epigraphic corpora.
The question of the autonomy of the epigraphic genre of prayers for justice from that of defixiones remains open to debate.
The thesis provides the first collection of prayers for justice in the Greek language from the Hellenistic and early imperial periods. The critical edition of the 19 texts collected in the corpus is accompanied by an Italian translation and historical-epigraphic commentary. The study demonstrates the validity of the distinction between prayers for justice and defixiones through a historical-anthropological analysis and an examination of the social and cultural aspects related to the crimes complained of in the inscriptions. The social status of the prayers (determined by gender or servile status) and the type of offence complained of (appropriation of money deposits, appropriation of clothing and slander) constitute the most significant characteristics of the genre.
The study illuminates the aspects of legal practice and Greek culture in general implicated in prayers for justice and acknowledges the reasons for the legitimacy of the demands made by the prayers in the typology of the crimes they complained of. A comparison with evidence from other ancient sources demonstrates that such crimes are collectively perceived as detrimental to the communities they affect.
Indeed, they challenge some of the fundamental values of community living, in particular that of pistis.
This thesis acknowledges not only the economic value of stolen objects, but also their symbolic and cultural significance. In order to comprehend the urgency of demanding punishment from the deities, it is necessary to differentiate between the epigraphic genre of prayers for justice and that of defixiones, not only in terms of form but also content.
This medium is typically employed by legally disadvantaged groups, such as women and enslaved persons, who are motivated to use it by the specific function and value of the stolen objects.
Questa definizione, coniata da Henk Versnel (1986-2023), indica negli studi moderni una tipologia di epigrafi in lingua greca e latina nella quale individui che sono stati vittima di un’ingiustizia si appellano alle divinità chiedendo punizioni pubbliche per i colpevoli. Queste iscrizioni provengono da vari luoghi dell’ecumene greco-romana e sono attestate dal III secolo a.C. al V secolo d.C. circa.
Gli studiosi hanno dedicato una particolare attenzione a questo tipo di testi proprio a partire dai lavori di Versnel, che ha individuato una serie di caratteristiche formali specifiche che distinguono le prayers for justice dalla categoria affine delle defixiones, con cui le prime sono riunite nei vari corpora epigrafici. L’autonomia del genere epigrafico delle prayers for justice rispetto a quello delle defixiones resta comunque dibattuta.
La tesi offre la prima raccolta di prayers for justice in lingua greca di epoca ellenistica e della prima età imperiale; l’edizione critica dei 19 testi raccolti nel corpus è corredata da traduzione in lingua italiana e commento storico-epigrafico. Lo studio dimostra la fondatezza della distinzione delle prayers for justice rispetto a quello delle defixiones attraverso un’analisi storico-antropologica e l’esame degli aspetti sociali e culturali legati ai crimini lamentati nelle iscrizioni. La condizione sociale degli oranti (determinata dal genere o dalla condizione servile) e la tipologia dei crimini lamentati (in particolare appropriazione di depositi di denaro, appropriazione di vesti e calunnie) costituiscono la caratteristica più significativa del genere.
Lo studio mette in luce gli aspetti della prassi giuridica e in generale della cultura greca implicati nelle prayers for justice e riconosce le ragioni della legittimità delle richieste presentate dagli oranti nella tipologia delle ingiustizie subìte. Il confronto con le testimonianze di altre fonti antiche evidenzia il modo in cui tali crimini sono percepiti collettivamente come lesivi delle comunità di riferimento. Essi minano infatti alcuni dei valori fondamentali del vivere in comunità, in particolare quello della pistis. In questa tesi si riconosce nel valore non soltanto economico ma soprattutto simbolico e culturale e nella funzione degli oggetti involati una delle prospettive da applicare per comprendere l’urgenza di richiedere punizioni alle divinità.
Il genere epigrafico delle prayers for justice va dunque distinto da quello delle defixiones, per ragioni non solo formali ma anche di contenuto. A questo medium ricorrono tipicamente gruppi giuridicamente svantaggiati, quali donne e persone in stato di schiavitù, determinati a ciò dalla funzione e dal valore specifico degli oggetti loro sottratti.
This thesis is devoted to the analysis of a group of Greek-language inscriptions known as prayers for justice. This definition, proposed by Henk Versnel (1986-2023), is employed in modern studies to describe a typology of epigraphs in Greek and Latin in which individuals who have been the victim of an injustice appeal to the deities, demanding public punishment for the guilty.
These inscriptions originate from different geographical locations within the broader Greco-Roman world, with a temporal scope spanning from the 3rd century BC to the 5th century AD.
Scholars have devoted significant attention to this specific type of texts, particularly since the work of Versnel, who identified a set of distinct formal characteristics that differentiate prayers for justice from related texts within the broader category of defixiones. These latter are commonly grouped with the former in various epigraphic corpora.
The question of the autonomy of the epigraphic genre of prayers for justice from that of defixiones remains open to debate.
The thesis provides the first collection of prayers for justice in the Greek language from the Hellenistic and early imperial periods. The critical edition of the 19 texts collected in the corpus is accompanied by an Italian translation and historical-epigraphic commentary. The study demonstrates the validity of the distinction between prayers for justice and defixiones through a historical-anthropological analysis and an examination of the social and cultural aspects related to the crimes complained of in the inscriptions. The social status of the prayers (determined by gender or servile status) and the type of offence complained of (appropriation of money deposits, appropriation of clothing and slander) constitute the most significant characteristics of the genre.
The study illuminates the aspects of legal practice and Greek culture in general implicated in prayers for justice and acknowledges the reasons for the legitimacy of the demands made by the prayers in the typology of the crimes they complained of. A comparison with evidence from other ancient sources demonstrates that such crimes are collectively perceived as detrimental to the communities they affect.
Indeed, they challenge some of the fundamental values of community living, in particular that of pistis.
This thesis acknowledges not only the economic value of stolen objects, but also their symbolic and cultural significance. In order to comprehend the urgency of demanding punishment from the deities, it is necessary to differentiate between the epigraphic genre of prayers for justice and that of defixiones, not only in terms of form but also content.
This medium is typically employed by legally disadvantaged groups, such as women and enslaved persons, who are motivated to use it by the specific function and value of the stolen objects.
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