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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06062025-232211


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ROVINI, MARCOS
URN
etd-06062025-232211
Titolo
Novecento in-egualitario. Per una storia politica della disuguaglianza.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E CIVILTÀ
Relatori
relatore Lavista, Fabio
relatore Di Donato, Michele
Parole chiave
  • 1970s
  • anni Settanta
  • capitalismo patrimoniale
  • curva di Kuznets
  • disuguaglianza economica
  • economic inequality
  • inflation
  • inflazione
  • interdependence
  • interdipendenza
  • Kuznet's curve
  • overload
  • patrimonial capitalism
  • political economy
  • political economy
  • politiche di stabilizzazione
  • sovraccarico
  • stability-oriented policies
Data inizio appello
26/06/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/06/2065
Riassunto
Il presente lavoro si propone di indagare, per i paesi occidentali e per l’Italia, la storia economica del Novecento congiuntamente sotto il profilo della disuguaglianza dei redditi e dei patrimoni e della storia politica nazionale e internazionale. La tesi è scomponibile in due parti: la prima indaga la storia economica della disuguaglianza presentandone i fatti principali e il dibattito contemporaneo in merito sia ai paesi occidentali (capitolo primo) che al caso italiano (capitolo secondo). L’evidenza mostra chiaramente una diminuzione progressiva della disuguaglianza sia dei redditi che dei patrimoni a partire dalla Prima guerra mondiale fino agli anni Settanta del Novecento, momento dopo il quale le disuguaglianze all’interno dei paesi sono tornate a crescere. Dopo un breve riepilogo delle definizioni e dei metodi con cui si misurano le disuguaglianze economiche, i primi due capitoli discutono le tesi di Simon Kuznets riguardo alla relazione tra crescita economica e riduzione della disuguaglianza dei redditi, in seguito criticate da vari autori, tra i quali, con più forza, Branko Milanoviç e Thomas Piketty che sconfessano la teoria originale di Kuznets mostrando che, a partire dagli anni Ottanta, ad una crescita del reddito medio si è accompagnato un aumento – e non una riduzione – della disuguaglianza. Il primo dei due critici, Milanoviç, insiste sul ruolo giocato dai processi di globalizzazione, dal mutamento tecnologico e dalle politiche economiche pro-mercato nella formazione delle disuguaglianze, mentre Piketty, seppur non ignori questi elementi, si concentra sul ruolo esercitato dai patrimoni e dai relativi redditi da capitale sia nella composizione fattoriale (capitale e lavoro) del reddito nazionale, sia nella sua distribuzione per classi di reddito. Alla luce della storia economica delle disuguaglianze, è sensato proporre una visione complessiva del secolo appena concluso come quella di un Novecento in-egualitario. Con tale espressione si tenta di riassumere entrambi i modi per mezzo dei quali è possibile guardare alla storia distributiva del Novecento. Ovvero, si può definire il Novecento come un secolo di grande perequazione dei redditi e della ricchezza – da qui la dicitura di Novecento egualitario – e, allo stesso tempo, come un periodo durante il quale si osserva un ritorno delle disuguaglianze economiche in seguito ai processi di globalizzazione innescati dalla rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni – da qui, il senso di Novecento inegualitario. Il caso italiano mostra un percorso simile a quello degli altri paesi occidentali, seppur caratterizzato da interessanti anomalie che vengono dettagliatamente valorizzate nel secondo capitolo. Il cambio di segno delle dinamiche della disuguaglianza, dopo la diminuzione del 1915-1980, e in particolare dopo l’accelerazione in senso perequativo del 1945-1970, avviene in concomitanza alla crisi del “capitalismo democratico” del dopoguerra, negli anni Settanta. Questo tempismo così preciso, non può che motivare la ricerca di un qualche nesso causale tra i fattori di crisi (stagflazione e “sovraccarico” delle democrazie occidentali), le politiche di stabilizzazione degli anni Ottanta e, infine, l’aumento delle disuguaglianze nel mondo contemporaneo. La seconda parte della tesi rappresenta proprio questo sforzo di comprendere l’anatomia della crisi del "capitalismo democratico” individuandone i fatti principali e cercando di far emergere i dibattiti dell’epoca, sia politici che di teoria economica. La seconda parte riprende la stessa struttura della prima e offre un terzo capitolo di respiro internazionale che si sofferma sulla crisi del sistema di cambi di Bretton Woods, l’emergere di un regime di interdipendenza economica, l’esplodere della crisi inflattiva e l’esaurimento dei modelli neokeynesiani del dopoguerra. Si presentano, in merito ai dibattiti sui modelli di crescita del dopoguerra, anche le critiche monetariste mosse alla Curva di Phillips che ne sconfessarono la validità nella sua forma originale. Nel corso del terzo capitolo si tenta, inoltre, di qualificare le tesi che parlano di “sovraccarico” istituzionale e di “eccesso di democrazia”, le quali afferiscono, largamente, all’ambito della political economy. In generale, la situazione di crisi sospinse verso per un modello di stabilizzazione che implicò il potenziamento della cooperazione internazionale, la depoliticizzazione della politica monetaria attraverso l’indipendenza delle banche centrali, la diffusione di politiche di responsabilità di bilancio e, infine, una pacificazione della conflittualità industriale. Le politiche di stabilizzazione fecero venire meno il complesso delle politiche economiche del dopoguerra, le quali migliorarono decisamente i redditi delle fasce inferiori della distribuzione. Il quarto e ultimo capitolo si sviluppa sulla falsariga del terzo e cerca di rileggere la crisi degli anni Settanta in Italia alla luce non solo dei mutamenti del sistema delle relazioni internazionali, ma guardando anche alle dinamiche politiche, istituzionali ed economiche interne che, durante gli anni Settanta, hanno esacerbato l’inflazione e la crisi della finanza pubblica e, allo stesso tempo, ridotto le disuguaglianze economiche in misura eccezionale e rapida. In ultima analisi, si presenta il modello di stabilizzazione italiano evidenziandone tratti comuni e criticità, tra cui lo straordinario ricorso al debito pubblico durante gli anni Ottanta che può contribuire a spiegare, tra le altre cose, i livelli relativamente bassi di disuguaglianza dei redditi osservati fino al 1992. L’obiettivo generale del presente lavoro è proporre una lettura del Novecento, e in particolare degli anni Settanta, che tenti di integrare la storia politica – sia nazionale che internazionale – con la storia economica della disuguaglianza, nel tentativo di offrire un quadro d’insieme coerente, capace di attraversare ambiti disciplinari diversi, pur consapevole dei limiti e delle difficoltà di tale approccio, e tuttavia necessario per la natura stessa dell’oggetto di indagine.

This work aims to investigate, for Western countries and for Italy, the economic history of the twentieth century, jointly considering the issues of income and wealth inequality and national and international political history. The thesis is divided into two parts: the first examines the economic history of inequality, presenting its main developments and the contemporary debate on the matter, both for Western countries (chapter one) and for the Italian case (chapter two). The evidence clearly shows a progressive reduction in both income and wealth inequality starting from the WWI up to the 1970s, after which inequalities within countries began to rise again. Following a brief overview of the definitions and methods used to measure economic inequality, the first two chapters discuss Simon Kuznets' theses regarding the relationship between economic growth and the reduction of income inequality. These theses were later challenged by various authors, most notably Branko Milanović and Thomas Piketty, who refuted Kuznets' original theory by demonstrating that, starting from the 1980s, the growth in average income was accompanied by an increase - rather than a reduction - in inequality. The first of the two critics, Milanović, emphasizes the role played by globalization processes, technological change, and pro-market economic policies in shaping inequalities, while Piketty, although not ignoring these elements, focuses on the role played by wealth and capital income, both in the factor composition (capital and labor) of national income and in its distribution across income classes. Considering the economic history of inequalities, it is reasonable to propose an overall reading of the past century as the in-egalitarian 20th century [Novecento in-egualitario]. This expression seeks to summarize the two ways in which the distributive history of the 20th century can be interpreted: that is, on the one hand, as a century of great equalization of incomes and wealth - hence the term egalitarian 20th century [Novecento egualitario] - and, on the other, as a period during which economic inequalities resurfaced due to the globalization processes triggered by the revolution in information and communication technologies - hence the notion of an inegalitarian 20th century [Novecento inegualitario]. The Italian case shows a trajectory similar to that of other Western countries, although marked by interesting anomalies that are thoroughly examined in the second chapter. The shift in the dynamics of inequality, after the decline between 1915-1980 and fostered by the equalizing acceleration between 1945-1970, occurred in conjunction with the crisis of postwar "democratic capitalism" in the 1970s. This precise timing can only encourage an inquiry into a possible causal link between the factors of crisis (stagflation and the "overload" of Western democracies), the stabilization policies of the 1980s, and, finally, the rise of inequalities in the contemporary world. The second part of the thesis represents precisely the effort to understand the anatomy of the crisis of "democratic capitalism", identifying its main developments and seeking to highlight the debates of the time, both from politics and economic theory. This second part follows the structure of the first and offers, for the third chapter, an international approach, focusing on the crisis of the Bretton Woods exchange rate system, the emergence of economic interdependence, the outbreak of the inflationary crisis, and the exhaustion of postwar neokeynesian growth models. The chapter also presents the monetarist critiques aimed at the Phillips’ Curve, which challenged the validity of its original formulation. Furthermore, the third chapter seeks to qualify the theses concerning institutional "overload" and "excess of democracy", which broadly fall within the domain of political economy. In general, the economic pressures of the 1970s pushed toward a model of stabilization that involved strengthening international cooperation, the depoliticization of monetary policy through central bank independence, the spread of fiscal responsibility policies, and, finally, a reconciliation of industrial conflict. Stability-oriented policies brought an end to the postwar economic policies, which had significantly improved the incomes of the lower segments of the income distribution. The fourth and final chapter follows the same pattern as the third and attempts to reinterpret the crisis of the 1970s in Italy in light not only of changes in the international system of relations but also of internal political, institutional, and economic dynamics that, during that decade, exacerbated inflation and the public finance crisis while simultaneously reducing economic inequalities rapidly and significantly. Ultimately, the Italian model of stabilization is presented by highlighting both its common features and its critical aspects, including the extraordinary recourse to public debt during the 1980s, which may help explain, among other things, the relatively low levels of income inequality observed until 1992. The general aim of this work is to propose a reading of the twentieth century - and in particular of the 1970s - that seeks to integrate political history, both national and international, with the economic history of inequality, in an attempt to offer a coherent and comprehensive framework capable of moving across different disciplinary fields while remaining aware of the limits and challenges of such an approach – an approach that nevertheless appears necessary given the very nature of the subject under investigation.
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