Tesi etd-06062025-194441 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
PONI, CLARA
URN
etd-06062025-194441
Titolo
Ermeneutica e genere: percorsi di critica teologica femminista nel XX secolo
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Perfetti, Stefano
correlatore Prof. Gronda, Roberto
correlatore Prof. Gronda, Roberto
Parole chiave
- Adrian Thatcher
- ecofemminismo
- Elizabeth Schüssler Fiorenza
- ermeneutica biblica
- Feminism
- Feminist theology.
- femminismo
- Mary Daly
- Rosemary Radfor Ruether
- teologia femminista
Data inizio appello
26/06/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/06/2028
Riassunto
Il presente lavoro si propone di analizzare lo sviluppo delle teologie femministe emerse tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, un periodo segnato da profondi cambiamenti sociali, politici e culturali, tra cui l'affermarsi dei movimenti femministi all'interno e all'esterno delle istituzioni religiose. Le figure centrali di questa tesi sono Mary Daly, Rosemary Radford Ruether, Elisabeth Schüssler Fiorenza e Adrian Thatcher, ciascuno dei quali ha contribuito, con approcci diversi ma convergenti, a decostruire le strutture teologiche tradizionali alla luce della critica femminista. Uno degli assunti fondamentali delle teologie femministe è che il linguaggio, in particolare quello teologico e liturgico, non sia mai neutrale, ma rispecchi le condizioni storiche, culturali e politiche entro cui viene elaborato. In questa prospettiva, le teologhe femministe evidenziano come la tradizione cristiana sia stata fortemente influenzata da strutture patriarcali, che hanno modellato non solo il linguaggio con cui si parla di Dio, ma anche l’intera costruzione del discorso teologico. Di conseguenza, l’esperienza del femminile è stata a lungo ignorata, marginalizzata o interpretata attraverso categorie subordinate, compromettendo una comprensione piena e inclusiva del divino e dell’umano.Tra i temi centrali di questa riflessione vi è la critica alla rappresentazione esclusivamente maschile di Dio. La teologia classica ha sistematicamente adottato un linguaggio androcentrico, riferendosi a Dio con pronomi maschili. Tale rappresentazione ha conseguenze non solo simboliche, ma anche concrete: l’esclusione delle donne dall’identificazione con l’immagine divina e, per estensione, la loro esclusione da ruoli centrali nella vita ecclesiale. Se, infatti, Cristo è inteso solo come maschio, e Dio è concepito come "Padre" in senso esclusivo, allora il genere maschile diventa implicitamente il paradigma dell’umano pienamente redento, lasciando le donne in una posizione di alterità rispetto alla salvezza e alla partecipazione sacramentale. Un altro nodo critico individuato dalle teologhe femministe riguarda la posizione delle donne negli spazi sacri. L’accesso limitato a ruoli di leadership, l’esclusione dal sacerdozio e la subordinazione nella gerarchia ecclesiastica non sono interpretati come semplici questioni disciplinari, ma come sintomi di una teologia che ha sacralizzato il patriarcato, trasformando in verità dogmatiche ciò che è in realtà il frutto di contingenze storiche e culturali. In questo contesto, un bersaglio ricorrente della critica femminista è san Tommaso d’Aquino, figura di riferimento fondamentale per la teologia cristiana occidentale. In particolare, viene problematizzata la sua concezione della donna come mas occasionatus, ossia "maschio mancato", espressione che riflette una visione profondamente gerarchica e biologicamente deterministica del genere. Per Tommaso, la donna è subordinata all’uomo non solo socialmente, ma anche ontologicamente, in quanto creata come un’eccezione alla regola della perfezione maschile. Questa concezione ha avuto un impatto duraturo sulla teologia cristiana, contribuendo a giustificare l’esclusione delle donne dalla piena partecipazione alla vita ecclesiale e teologica. Le teologhe femministe decostruiscono tali presupposti, proponendo una rilettura critica dei testi fondativi e delle tradizioni teologiche alla luce dell’esperienza femminile. Esse non si limitano a denunciare l’ingiustizia delle strutture patriarcali, ma cercano di ricostruire una teologia che sia inclusiva, liberante e capace di riconoscere la piena umanità delle donne come immagine di Dio. In questo senso, la loro opera si configura non solo come critica, ma anche come proposta di rinnovamento radicale della teologia cristiana.
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