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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06022025-170716


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARCACCINI, SARA
URN
etd-06022025-170716
Titolo
Non c'è niente da ridere (o forse sì?) Black humor e stand-up comedy, dai Baby Boomers ai Millennials
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Marinai, Eva
correlatore Banti, Alberto Mario
Parole chiave
  • Armageddon (2023)
  • autoironia dark
  • Baby Boomers
  • Beat Generation
  • Bill Maher
  • black humor
  • black humor autoreferenziale
  • blues
  • burlesque
  • cancel culture
  • Charley Case
  • circuito mainstream
  • Comedy Store di Mitzi Shore
  • controcultura
  • Daniel Sloss
  • Dark (2018)
  • Gen X
  • Gen Z
  • George Carlin
  • Golden Globes
  • HBO
  • Humanity (2018)
  • jazz
  • Jerry Seinfeld
  • Jigsaw (2018)
  • Jimmy Carr
  • Lenny Bruce
  • libertà di espressione
  • Look at You (2022)
  • Mark Twain
  • Millennials
  • New Rules
  • Oscar 2022
  • politically correct
  • psicoterapia
  • Real Time with Bill Maher
  • Ricky Gervais
  • salute mentale
  • Saturday Night Live
  • società liquida
  • stand-up comedy
  • SuperNature (2022)
  • Taylor Tomlinson
  • vaudeville
Data inizio appello
26/06/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/06/2095
Riassunto
Lo studio è dedicato alla stand-up comedy, forma di spettacolo dal vivo in cui un comico si esibisce “in piedi” (da qui il nome “stand-up”) davanti a un pubblico. Il lavoro è stato fatto con un approccio socioculturale, mettendo l’accento sul ruolo del comico all’interno della società, per come viene percepito e interpretato dall’opinione pubblica.
Si evince dalla ricostruzione storica svolta che la stand-up ha in sé una carica sovversiva e ribelle, in contrapposizione con le istituzioni e la morale comune. La stand-up è emersa ufficialmente negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, in un contesto controculturale, cioè in un contesto dove alcune produzioni culturali erano fuori dal circuito
mainstream statunitense, non conformi per ideologia o per
stile alla cultura di massa. Dagli anni Settanta fino agli anni Novanta la stand-up si commercializza e riesce ad entrare nei circuiti mainstream statunitensi, con una comicità più leggera e soft.
Quello che verrà evidenziato, per commentare il contesto contemporaneo, è che ci sono delle differenze tra i comici Baby Boomers, Gen X e Millennials sull’utilizzo del black humor. Il black humor (trad. lett. «umorismo nero») è uno stile comico che prevede battute eccessive e macabre, generalmente su un tema delicato e sensibile. Alcuni celebri stand-up comedians boomers e Gen X (come Ricky Gervais e Jimmy Carr) strutturano le loro battute politicamente scorrette su gruppi sociali «altri», cioè gruppi storicamente svantaggiati. Il politically correct e la cancel culture saranno interpretati come fenomeni sociali che limitano e ostacolano l’espressività comica dark. Questo perché l’ipersensibilizzazione del pubblico comporta una mal interpretazione delle battute, considerandole solo offensive e di cattivo gusto. Carr e Gervais, attraverso le interviste e dichiarazioni, ribadiranno la loro intenzione di intrattenere il pubblico seppur scherzando su argomenti tabù.
Nel caso dei Millennials, si vedrà che il loro black humor subisce leggere variazioni. Alcuni comici Millennials usufruiscono del black humor per ironizzare su sé stessi e sulle loro esperienze personali. Definisco con la formula «black humor auto-referenziale» quel tipo di comicità che concerne la vita privata del comico, che viene trattata sul palco con un certo distacco per farvi ironia. Daniel Sloss e Taylor Tomlinson sono stati i casi di studio. I due stand-up comedians sdrammatizzano sui loro traumi, vissuti in gioventù. Nonostante ci siano delle differenze di contenuto e struttura tra le tre generazioni, in tutti e tre i casi la funzione del black humor rimane invariata: questi comici prendono di mira gli intoccabili tabù della società.
A conclusione del lavoro, ci sarà una breve riflessione sul contesto italiano, cercando di ricostruire quando e come la stand-up comedy è emersa. Sarà preso in considerazione lo scandalo che ha coinvolto Daniele Luttazzi nel 2010, accusato di aver “copiato” le battute dal repertorio di stand-up comedians statunitensi e inglesi. Il caso verrà affrontato per due ragioni: in primo luogo, perché Luttazzi ha riadattato delle battute preesistenti con lo scopo di commentare il contesto sociopolitico italiano dell’epoca; in secondo luogo, perché lo scandalo Luttazzi, indirettamente, ha fatto conoscere al grande pubblico italiano gli stand-up comedians anglofoni – una specie di divulgazione sulla performance. Alla fine del lavoro, ci sarà una parte dedicata alle interviste svolte dalla sottoscritta a noti stand-up comedians italiani.
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