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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06022025-134716


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GROSSI, VIRGINIA
URN
etd-06022025-134716
Titolo
Enclosing the Ḥaram, reaching the Mosque: Mamluk porticoes in Jerusalem's Sacred Esplanade (1261-1516)
Settore scientifico disciplinare
ARCH-01/E - Archeologia cristiana, tardoantica e medievale
Corso di studi
SCIENZE DELL'ANTICHITA' E ARCHEOLOGIA
Relatori
tutor Prof. Cantini, Federico
correlatore Prof. Loiseau, Julien
Parole chiave
  • archeologia dell'architettura
  • buildings archaeology
  • Gerusalemme
  • IT: masjid al-Aqsa
  • Jerusalem
  • Mamelucchi
  • Mamluks
  • masjid al-Aqsa
  • portici
  • porticoes
Data inizio appello
30/06/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/06/2028
Riassunto
IT: Questa tesi ha per oggetto la Spianata delle Moschee di Gerusalemme, oggi chiamata al-Masjid al-Aqsa o al-Haram al-Sharif, e in particolare il suo recinto perimetrale. A partire dal suo assetto erodiano, caratterizzato da portici su tutti e quattro i lati, lo studio ne ripercorre le trasformazioni sino all’età mamelucca (1261–1516), quando il perimetro acquistò la sua configurazione attuale. In questo contesto, l’apertura di nuovi ingressi sul lato occidentale risponde all'espansione urbana, mentre nuovi segmenti porticati sorgono sui lati nord e ovest. Tali interventi si accompagnano alla fondazione di waqf (istituzioni pie), che interagiscono in vari modi con le strutture preesistenti e con quelle di nuova edificazione.
Al centro dell’indagine si colloca la funzione dei portici, strutture in grado di eludere ogni divisione netta tra spazio pubblico e privato, aperto e chiuso, conciliando accessibilità e sacralità. Al di là di schematiche contrapposizioni, la ricerca ne approfondisce le trasformazioni materiali, architettoniche e spaziali, interrogandosi sull’esistenza o meno di un ‘disegno’ unitario nella ridefinizione del perimetro in età mamelucca. Nonostante le difficoltà di documentazione, si propone una macro-stratigrafia archeologica per mappare le principali fasi costruttive.
Sul piano architettonico, gli interventi mamelucchi sembrano privilegiare visibilità e la regolarità — portici uniformi al piano terra che sostengono strutture superiori più ‘ornate’ — a servizio di funzioni sia politiche sia religiose, quali l'autopromozione delle élite e la demarcazione del limite del santuario. Sul piano spaziale, la Spianata resta un sito centripeto, il cui perimetro contribuisce a orientare corpi e sguardi verso il suo nucleo sacro. La coerenza dell’insieme, lungi dall’essere frutto di un progetto unitario, emerge da pratiche comuni di reimpiego selettivo, strategie visive e dalla concezione giuridica del limite sacro.

EN: This thesis investigates the architectural and spatial evolution of Jerusalem’s sacred Esplanade, known today as al-Masjid al-Aqsa or al-Haram al-Sharif, with a particular focus on its enclosure. While the site’s Herodian layout featured porticoes on all four sides, the enclosure underwent significant transformations all the way to Mamluk period (1261–1516). This era saw the construction of new gates—primarily along the western edge—in response to urban development, as well as the addition of freestanding porticoes along the northern and western boundaries. Alongside these architectural interventions came new pious Islamic institutions (waqf), closely interacting with both pre-existing and newly-built portico segments. Central to this study is the use and reuse of porticoes: i.e., structures which challenge all clear-cut oppositions between open and closed, public and private space. In Mamluk Jerusalem, porticoes exemplified ‘unity through multiplicity’ and articulated a ‘permeable border’ between accessibility and sanctity. Rather than dwelling on these dualities, the thesis focuses on the complex material, architectural and spatial mutations, and questions the very existence of a unified vision under the Mamluks.
Despite limitations to access and documentation, the research offers new material insights through the analysis of construction techniques, masonry treatments—particularly ablaq (striped) patterns—and the development of a macro-stratigraphic sequence. It argues that the Mamluk-period precinct achieved a visual and functional coherence not in light of a unified design, but through the common practices of adaptive reuse, visual strategies, and the evolving legal conceptions of sacred boundaries.
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