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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-05272022-103138


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
CONTE, VITTORIO
URN
etd-05272022-103138
Titolo
Valutazione a medio-lungo termine della autonomizzazione dei lembi liberi microchirurgici e perforanti propeller
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Cigna, Emanuele
Parole chiave
  • autonomizzazione
  • lembi perforanti propeller
  • rivascolarizzazione
  • lembi liberi microchirurgici
  • flusso ematico
  • microchirurgia
Data inizio appello
14/06/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/06/2092
Riassunto
Introduzione. La determinazione del tempo di autonomizzazione dei lembi liberi e dei lembi perforanti propeller risulta essere una sfida per il chirurgo plastico. I differenti tipi di lembi, i distretti in cui questi sono localizzati ed eventuali comorbidità che il paziente presenta concorrono a far dilatare o restringere i tempi di autonomia dal proprio peduncolo vascolare.
Obiettivo. Valutare i cambiamenti a medio-lungo termine del flusso ematico all’interno del peduncolo vascolare, così da poter fornire un’indicazione di probabilità su quanto duri il processo di autonomizzazione. Inoltre, verranno indagati i fattori che influenzano questo processo.
Materiali e metodi. Lo studio ha previsto l’analisi di due casistiche: una casistica sperimentale comprendente 51 pazienti sottoposti a ricostruzione tissutale mediante allestimento di lembi liberi microchirurgici o perforanti propeller selezionati dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto I di Roma; e una casistica di altri 51 pazienti tratta dalla letteratura, dove sono stati raccolti tutti i casi dei quali si potevano reperire le informazioni sull’interruzione del peduncolo vascolare (trombosi e legatura) e l’esito che ne è conseguito ovvero sopravvivenza o fallimento del lembo.
Risultati. I pazienti selezionati hanno un’età pari a 49 anni (IRQ 35 - 58). La valutazione post-operatoria ha previsto un controllo a medio termine (≤ 21 mesi) e a lungo termine (>21 mesi). L’indagine strumentale ha permesso di classificare l’intensità del flusso ematico all’interno del peduncolo in quattro livelli: S=peduncolo non rilevabile, A=peduncolo identificabile, AA=peduncolo ben identificabile, AAA=peduncolo molto forte all’esame. Dall’analisi integrata delle due casistiche emerge che: i lembi fasciocutanei (FC) sono i lembi che si autonomizzano maggiormente in senso assoluto e in tempi più brevi rispetto agli altri tipi di tessuti (minimo 6 giorni; mediana 10 giorni). Al contrario i lembi muscolocutanei (MC) sono quelli che più difficilmente raggiungono un’autonomizzazione e che quindi non sopravvivono all’evento occludente del peduncolo (MC vs FC; p= 0,0263). I lembi che si sono resi autonomi dal proprio peduncolo vascolare risultano essere nel 67% dei casi localizzati nel distretto testa-collo (H&N), nel 22% nell’arto superiore (UL) e nell’11% nell’arto inferiore (LL). Nei pazienti che sono stati sottoposti a trattamento radioterapico, si osserva che nell’88% dei casi è stato possibile riscontrare flusso ematico all’interno del peduncolo (A, AA, AAA) e solo nel 13% questo non è stato individuato all’indagine strumentale. I lembi che presentano comorbidità hanno un esito sfavorevole all’interruzione del flusso ematico a prescindere dal momento in cui questo avviene (p<0,001).
Conclusioni. Dai risultati ottenuti si può ipotizzare che i lembi liberi microchirurgici e i lembi perforanti propeller possono sopravvivere dopo trombosi o legatura del peduncolo solo se l’evento avviene dopo un tempo critico minimo. Tale tempo risulta inferiore per quanto riguarda i lembi FC, mentre sensibilmente superiore per i lembi MC. Inoltre, concorre alla determinazione del periodo minimo di autonomizzazione anche il sito ricevente; nel distretto H&N i lembi risultano raggiungere l’autonomia più facilmente, al contrario di quello LL dove il processo risulta essere assente o più tardivo. Infine, anche eventuali comorbidità e/o trattamenti radianti concorrono a far variare la durata del processo di autonomizzazione.
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