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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05272020-182455


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
MARRONE, MARIANNA
URN
etd-05272020-182455
Titolo
L'Unione Europea dopo la Brexit: nuovi scenari di cleavages politics nel Parlamento europeo
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
STUDI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Viviani, Lorenzo
Parole chiave
  • nona legislatura
  • cleavages
  • brexit
  • populismo
  • euroscetticismo
  • unione europea
  • parlamento europeo
Data inizio appello
29/06/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il processo di costruzione dell’Unione Europea, così come descritto da un ampia parte della letteratura sui sistemi di partito, può essere considerato come una giuntura critica che, al pari delle grandi rivoluzioni individuate all’origine della nascita dei partiti moderni, è stata in grado di provocare grandi cambiamenti nel panorama politico europeo. Tra questi l’affermazione di quei soggetti che si rivolgono ai cittadini, provati dalle gravi difficoltà socioeconomiche, presentando loro l’UE come il nemico a cui imputare la colpa della loro situazione. Alla base dell’emergere, e in molti casi il riemergere, di tali attori politici vi sono due principali fratture contemporanee, ossia la crisi economica-finanziaria del 2008 e la crisi dei migranti del 2015, ma in realtà l’euroscetticismo, nelle sue diverse sfumature più o meno soft o hard, è parte integrante della natura conflittuale del progetto di integrazione, come dimostrato dalla fase di discussione che seguì l’adozione dell’Atto unico europeo e il Trattato di Maastricht. Il luogo principale di questo dibattito a livello comunitario è, sin dal 1979 data della sua prima elezione a suffragio universale diretto, il Parlamento europeo che, per questo motivo, ho scelto come soggetto di questo lavoro. In particolare, ho deciso di considerare la nona legislatura solo a partire dall’effettiva realizzazione della Brexit, evento eccezionale che sebbene non sia riuscito a mettere la parola fine sul cammino di cooperazione sovranazionale, ha reso evidente l’impossibilità di continuare a dare come per scontata e inevitabile la prosecuzione di una simile collaborazione tra Stati, considerata anche e soprattutto la capacità che i movimenti di opposizione hanno ancora oggi di dominare il confronto pubblico, in quasi tutti i membri dell’Unione, politicizzando alcune questioni molto complesse trasformandole in semplici slogan. Nel fare questo, tali soggetti adottano sempre più spesso le modalità organizzative e comunicative del populismo che si adattano perfettamente sia alle esigenze della nuova destra sovranista che a quelle della sinistra critica nei confronti del modello economico europeo, ma non totalmente contraria alla partecipazione all’UE. Nel primo caso, i partiti fanno leva sulla paura che l’immigrato possa appropriarsi di diritti considerati come di appartenenza esclusiva dei cittadini e sul desiderio di mantenere intatte le identità nazionali e tradizionali; mentre nel secondo intercettano il timore degli individui di vedersi sottrarre da forze economiche e politiche esterne e sconosciute la possibilità di scegliere del proprio futuro promettendo loro la garanzia di una piena rappresentanza e modelli di mobilitazione basati sulla democrazia diretta. Queste stesse tematiche sono centrali anche nella formazione dei gruppi al Parlamento europeo e nella definizione dei loro programmi, ma confrontando questi ultimi con quelli dei partiti che li compongono, è possibile notare come la potenza dei discorsi antieuropei si affievolisca notevolmente, e come quindi l’ipotesi di abbandonare l’UE, spesso paventata dai leader europei, si riduca a essere parte di una strategia volta esclusivamente a conquistare il consenso interno. La Brexit ha però mostrato ai governanti come sia possibile passare dalla retorica ai fatti, per cui il futuro dell’Europa dipenderà solo dalla volontà e dalla capacità delle istituzioni europee di rinnovarsi traendo da questa nuova situazione di instabilità politica l’occasione per tornare e essere un punto di riferimento per i suoi abitanti, sfruttando proprio il “potenziale rivoluzionario” del populismo e dell’euroscetticismo. Nel procedere alla scrittura di questa tesi ho ritenuto utile seguire
tre livelli di analisi. Al primo di questi corrisponde l’esame dell’evoluzione storica del PE in termini di risultati elettorali e composizione dei gruppi politici. Il secondo riguarda lo studio delle cause sociali, culturali ed economiche sottostanti l’affermazione dei movimenti populisti e euroscettici. Infine, la profondità delle nuove e vecchie fratture che determinano la natura dello spazio politico continentale. Il materiale impiegato nella tesi fa riferimento alla letteratura di settore, nonché alle fonti resi disponibili dai partiti nazionali ed europei sui propri siti web ufficiali.
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