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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05252015-212057


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
GALAVOTTI, CRISTINA
Indirizzo email
cri.galavotti@libero.it
URN
etd-05252015-212057
Titolo
Dalla sociologia della devianza alla sociologia della vittima: teorie, percorsi e prassi operative
Settore scientifico disciplinare
SPS/07
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE E SOCIALI
Relatori
tutor Prof. Borghini, Andrea
commissario Prof. Burgalassi, Marco
commissario Prof. Mannoia, Michele
Parole chiave
  • criminologia
  • sociologia della devianza
  • vittimologia
Data inizio appello
05/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
Questo lavoro, attraverso una ricognizione teorica e una sistematizzazione tecnico- operativa, propone una riflessione sui processi di vittimizzazione e sulle dinamiche che ad essi sottendono, la cui lettura non può essere solo criminologica, psicologica e giuridica ma anche sociale.
Oggetto di studio sono le vittime di reato e la vittimologia, disciplina che nasce alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, come branca della criminologia e che oggi ha ottenuto da essa autonomia teorica. La vittimologia è infatti la disciplina che studia l’agito violento dalla prospettiva della vittima, tenendo conto anche della personalità del carnefice, della relazione che intercorre tra questi due soggetti, del loro ambiente e del contesto in cui l’evento delittuoso avviene. Ma è anche lo studio delle interazioni tra vittima, aggressore, sistemi di giustizia penale, mass media, agenzie di controllo sociale e di aiuto, con lo scopo di prevenire e ridurre i processi di vittimizzazione primari, cioè causati direttamente dal reato, e secondari, determinati dalla reazione sociale alla vittimizzazione stessa e identificativi di conseguenze a breve, medio e lungo termine.
La vittima di reato è la persona che ha subito un danno fisico, psicologico, morale, economico, a causa di un agito violento, espressione della distruttività, dell’incapacità comunicativa, della perdita di significatività dell’altro, in violazione di una norma penale. È una persona che necessita di un supporto specifico ed appropriato per riuscire ad affrontare e, dove possibile, superare le conseguenze del trauma subito. È la persona che ha perso il controllo sulla propria vita a causa di un comportamento lesivo altrui, che spesso deve riadattarsi al proprio ambiente, che è portatrice di un patimento fisico e psicologico, che ha subito un danno inaspettato e immeritato, che soffre conseguenze materiali, finanziarie, di salute fisica e mentale.
In Italia ad oggi l’assenza di una normativa nazionale di tutela delle vittime di reato, indipendentemente dal tipo di crimine che le ha colpite (e dalla sua definizione giuridica), dalla natura del danno e degli esiti, dalla criminogenesi e criminodinamica del fatto reato, dalle caratteristiche della vittima, non rende esigibili i fondamentali diritti di cittadinanza di cura, assistenza e risarcimento che sono riconosciuti dalla nostra Costituzione.
Vi sono ancora vittime non tutelate, la cui voce e il cui riconoscimento, soprattutto in termini di diritti non è ascoltata, affermata. Abbiamo ancora una cultura lontana dal riconoscimento della vittimizzazione come danno sociale, nonostante determini costi altissimi. Ci si deve chiedere quando per una vittima essere sostenuta, orientata, protetta, curata, diventerà un diritto esigibile.
I danni che lamentano le vittime sono espressione di bisogni complessi, che non possono essere sottovalutati in termini di politiche sociali. Lo “sguardo” non può più essere rivolto solo al reo (abbiamo ancora in Italia un sistema giudiziario e penale sostanzialmente reocentrico) ma allargato ad un orizzonte sociale che coinvolga i servizi preposti alla prevenzione, alla cura e all’accoglienza delle persone più bisognose. Sono infatti più a rischio di vittimizzazione i cittadini più “deboli” come i minori, gli anziani, le donne, i disabili fisici o psichici e coloro che vivono in marginalità. Sono le vittime fragili.
La violentizzazione di soggetti fragili (l’abuso commissivo od omissivo su minori, donne, anziani e portatori di disabilità fisica e psichica o la violenza nelle relazioni strette), e quindi i processi di vittimizzazione in genere, hanno caratteristiche oggettive a cui diamo significato attraverso processi diagnostici diversi. Le vittime hanno di fatto riconoscimento sociale se ciò che subiscono viene percepito e considerato dalla società e dalla collettività come danno, se cioè al comportamento dannoso che subiscono viene dato un significato lesivo della loro integrità soprattutto se fisica ed economica, meno se psicologica o morale.
Lo studio dei processi di vittimizzazione, che creano dolore e patimento spesso limitativi dell’autonomia personale e delle competenze partecipative e di sviluppo sociale, che creano danni e costi sociali altissimi, necessita di un approccio complesso che richiede osservazioni multidisciplinari per comprendere i fenomeni devianti e quindi quelli di vittimizzazione in maniera proattiva sia nella prevenzione che nella diagnosi funzionale e trattamentale.
Nel tentativo di dare una continuità e una certa omogeneità ai processi teorici e operativi, il presente lavoro, suddiviso in tre parti, propone analisi e osservazioni teoriche ed operative. Consapevoli di non poter trattare approfonditamente la sociologia della devianza, si propone alcune riflessioni di ambiti teorici e Autori nei quali è possibile rintracciare considerazioni riguardanti le vittime in quegli stessi processi devianti osservati, con lo scopo di individuare corrispondenze e punti di interconnessione tra società, identità deviante e identità vittimale. Presentiamo inoltre anche l’analisi del cambiamento nella storia della figura della “vittima” attraverso le scuole e gli Autori che dalla fine degli anni ’40 ad oggi hanno contribuito alla costruzione della disciplina vittimologica. Attraverso l’analisi dei processi di vittimizzazione, e della relazione tra vittima e carnefice, si sono delineate inoltre le tipologie vittimologiche, i rapporti patologici, l’analisi dei danni dovuti alla vittimizzazione primaria e secondaria, i diritti delle vittime, il ruolo della vittima nelle investigazioni e i processi di giustizia riparativa. Infine proponiamo una riflessione sulle “vittime fragili” e sul trattamento di donne, minori, anziani e disabili che hanno subito processi di vittimizzazione, cercando di dimostrare la congruenza tra l’osservazione criminologica e vittimologica e l’applicazione di strumenti tecnici propri anche del servizio sociale. L’analisi della “violenza”, la sua tipologia in termini criminogenetici e criminodinamici, l’analisi relazionale e le strategie umane di sopravvivenza al dolore, sono la base conoscitiva imprescindibile per qualsiasi agito professionale. Gli strumenti di intervento sia diagnostici che trattamentali sono stati differenziati sulla base della tipicità vittimologica, delle caratteristiche di rischio e fragilità dei cittadini più facilmente esposti, per caratteristiche personali e sociali, ai processi di vittimizzazione. La proposta operativa della costruzione della perizia vittimologica, nell’ottica di una riduzione dei processi di vittimizzazione secondaria, conclude il lavoro con un’analisi dei Centri di Supporto alle Vittime.
La prospettiva vittimologica attuale propone uno “sguardo” diverso, che pone al centro di qualsiasi intervento, sia del sistema giudiziario e penale sia del sistema assistenziale, la persona che ha subito violenza e un danno a causa di un reato. A questa dobbiamo far riferimento. Dare l’opportunità di riflettere sui processi determinanti la vittimizzazione e sui percorsi di prevenzione, cura e sostegno delle vittime significa restituire centralità alla persona e al cittadino, significa cambiare la cultura dell’intervento e sviluppare politiche sociali non settoriali ma umanamente proattive di una reale cultura di benessere sociale. Così l’impegno di questo lavoro, di questa ricognizione tra teorie sociologiche, criminologia, vittimologia e servizio sociale, ha voluto evidenziare, tra “sapere e fare”, come poter migliorare il sistema degli interventi in favore delle vittime.
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