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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05242021-111410


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ANGIOLINI, MICHELA
URN
etd-05242021-111410
Titolo
Presenza di Campylobacter in cinghiali cacciati in Toscana
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE DELLE PRODUZIONI ANIMALI
Relatori
relatore Dott.ssa Pedonese, Francesca
correlatore Dott.ssa Torracca, Beatrice
controrelatore Prof. Fratini, Filippo
Parole chiave
  • C. coli
  • C. jejuni
  • C. lanienae
  • Campylobacter
  • cinghiale
  • Toscana
Data inizio appello
14/06/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
Ormai da diversi decenni il numero di cinghiali in Italia, così come in Europa, risulta in espansione; come conseguenza anche il consumo di carne di cinghiale è aumentato. È noto come il cinghiale possa albergare diversi batteri patogeni che possono dare origine a zoonosi, tra cui i microrganismi del genere Campylobacter, uno dei principali responsabili di zoonosi alimentare nell’uomo. La campylobatteriosi infatti è, per numero di segnalazioni, la prima zoonosi alimentare nell’Unione Europea. Per questi motivi, all’interno di un più ampio progetto mirato alla ricerca e all’isolamento di diversi microrganismi patogeni per l’uomo e per gli animali nei cinghiali cacciati in Toscana, questa tesi si è focalizzata sulla ricerca e l’isolamento di Campylobacter. Sono stati campionati 193 cinghiali (111 maschi e 82 femmine) abbattuti nella stagione di caccia 2018-2019. È stata effettuata la ricerca di Campylobacter in feci (n. 183), fegato (n. 187), bile (n. 152) e sulla carcassa (n. 55). Dopo l’identificazione preliminare a livello di genere con metodi fenotipici, sono risultati positivi 98 animali (50,77%), da cui è stato possibile isolare Campylobacter spp. da almeno una matrice, mentre le percentuali di positività per le singole matrici erano 50,27% per le feci, 5,88% per i fegati, 1,97% per la bile e 20,00% per le carcasse. A seguito di conferma identificativa genotipica, eseguita su 100 isolati, provenienti da 86 animali, sono stati identificati a livello di specie C. coli (48), C. lanienae (42), C. jejuni (6) e C. hyointestinalis (4). Le prevalenze calcolate sul totale degli animali analizzati sono risultate pari al 21,76% per C. coli, 19,17% per C. lanienae, 3,11% per C. jejuni e 2,07% per C. hyointestinalis. I risultati dell’identificazione genotipica a livello di specie degli isolati sono anche stati, in maniera preliminare, confrontati con quelli ottenuti con la metodica MALDI-TOF rilevando un sostanziale accordo tra i due metodi di identificazione. È noto come C. jejuni e C. coli possano rappresentare un pericolo per la salute umana. Sebbene C. hyointestinalis e C. lanienae non siano comunemente associati a casi di campylobatteriosi nell’uomo, la loro presenza nelle carni, e in particolare quella della specie C. lanienae, che si è rivelata ampiamente diffusa nel cinghiale, è comunque considerabile come un fattore di rischio, seppure non grave, considerando che questa specie si è resa recentemente responsabile di casi sporadici di infezione sintomatica nell’uomo. Visto l’elevato numero di animali positivi rilevato, i nostri dati indicano quindi la necessità di monitorare la presenza di Campylobacter nel cinghiale, non limitandosi alle specie il cui ruolo zoonotico è noto, come C. jejuni e C. coli, ma prendendo in considerazione anche specie come C. lanienae, che sembra avere il suo serbatoio principale nei suidi.
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