Tesi etd-05232012-181345 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
RICCHI, ELISA
URN
etd-05232012-181345
Titolo
Gli Stati Uniti d'Africa: un sogno ancora da realizzare
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
POLITICHE E RELAZIONI INTERNAZIONALI
Relatori
relatore Prof. Vernassa, Maurizio
Parole chiave
- Accordi di Lomé
- Accordo di Cotonou
- Africa
- Blocco di Brazzaville
- Blocco di Casablanca
- Convenzioni di Yaoundé
- Organizzazione dell'Unione Africana
- Unione Africana
Data inizio appello
02/07/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
GLI STATI UNITI D'AFRICA: UN SOGNO ANCORA DA REALIZZARE
Dopo che la maggior parte degli Stati africani ebbe ottenuto l'indipendenza, emerse la consapevolezza della necessità di unirsi per raggiungere la piena emancipazione del continente, ma l'unità non era affatto scontata: la Guerra d'Algeria, la crisi congolese e la questione della Mauritania condussero alla nascita del «Blocco di Brazzaville», portatore di una prospettiva moderata e dell'idea di un'unione africana di tipo confederale, e al consolidamento del «Blocco di Casablanca», che riuniva gli Stati indipendenti più radicali, convinti della necessità di un'unione politica continentale. Nel 1963, mediando fra i due gruppi, nacque l'Organizzazione dell'Unione Africana (OUA), fondata sul rispetto della sovranità statale e sull'«imperioso bisogno» di porre fine al giogo coloniale. La fragilità del compromesso si mostrò nell'incapacità dell'OUA di coordinare le lotte di liberazione combattute nei territori portoghesi, in Rhodesia meridionale e, contro regime di apartheid, in Sud Africa ed in Africa del Sud Ovest. La mancanza di volontà politica e le insufficienti risorse compromisero anche le attività economiche. Gli Stati, più omogenei a livello locale, costituirono delle organizzazioni regionali, ma fu sotto l'impulso del Piano di Azione e dell'Atto Finale di Lagos del 1980 che il regionalismo divenne una vera e propria strategia di sviluppo economico e politico. Le comunità regionali economiche divennero i pilastri della Comunità Economica Africana, istituita nel 1991 con l'obiettivo di creare un mercato economico unico continentale. Il raggiungimento di tale fine si scontrò però con i perversi rapporti commerciali instaurati con la Comunità Economica Europea/Unione Europea. Le Convenzioni di Yaoundé e di Lomé, basate sul principio di non reciprocità, rilegarono i paesi africani al ruolo di produttori di materie prime, impedendo una loro reale modernizzazione. La successiva Convenzione di Cotonou pose le basi per gli Economic Partnership Agreements, accordi basati sul libero scambio. Il liberismo dovrebbe indurre il decollo dei paesi dell'Africa, ma invece porta a processi di deindustrializzazione, dovuti ad una concorrenza spietata, e ad un indebolimento dei commerci intercontinentali africani. Esso piuttosto amplia i mercati per i prodotti europei ed incrementa i profitti per il nord: l'Occidente perpetra la storia della sua supremazia, mascherando sotto un manto di virtù la sua volontà di dominio. L'OUA, per affrontare le sfide del nuovo millennio, nel 2000 mutò in Unità Africana, dotata di un potere più incisivo e di un meccanismo decisionale più democratico, alla cui base vi è il desiderio di «soluzioni africane ai problemi africani». La nuova organizzazione però non pone rimedio alla mancanza di volontà politica dei leader africani, che hanno mostrato ben poca consapevolezza dei propri doveri e delle proprie responsabilità, lasciando che guerre, come il conflitto in Somalia, il conflitto fra Sudan e Sud Sudan, e la recente crisi maliana, insanguinino il continente. Gli «Stati Uniti d'Africa» restano un sogno.
Dopo che la maggior parte degli Stati africani ebbe ottenuto l'indipendenza, emerse la consapevolezza della necessità di unirsi per raggiungere la piena emancipazione del continente, ma l'unità non era affatto scontata: la Guerra d'Algeria, la crisi congolese e la questione della Mauritania condussero alla nascita del «Blocco di Brazzaville», portatore di una prospettiva moderata e dell'idea di un'unione africana di tipo confederale, e al consolidamento del «Blocco di Casablanca», che riuniva gli Stati indipendenti più radicali, convinti della necessità di un'unione politica continentale. Nel 1963, mediando fra i due gruppi, nacque l'Organizzazione dell'Unione Africana (OUA), fondata sul rispetto della sovranità statale e sull'«imperioso bisogno» di porre fine al giogo coloniale. La fragilità del compromesso si mostrò nell'incapacità dell'OUA di coordinare le lotte di liberazione combattute nei territori portoghesi, in Rhodesia meridionale e, contro regime di apartheid, in Sud Africa ed in Africa del Sud Ovest. La mancanza di volontà politica e le insufficienti risorse compromisero anche le attività economiche. Gli Stati, più omogenei a livello locale, costituirono delle organizzazioni regionali, ma fu sotto l'impulso del Piano di Azione e dell'Atto Finale di Lagos del 1980 che il regionalismo divenne una vera e propria strategia di sviluppo economico e politico. Le comunità regionali economiche divennero i pilastri della Comunità Economica Africana, istituita nel 1991 con l'obiettivo di creare un mercato economico unico continentale. Il raggiungimento di tale fine si scontrò però con i perversi rapporti commerciali instaurati con la Comunità Economica Europea/Unione Europea. Le Convenzioni di Yaoundé e di Lomé, basate sul principio di non reciprocità, rilegarono i paesi africani al ruolo di produttori di materie prime, impedendo una loro reale modernizzazione. La successiva Convenzione di Cotonou pose le basi per gli Economic Partnership Agreements, accordi basati sul libero scambio. Il liberismo dovrebbe indurre il decollo dei paesi dell'Africa, ma invece porta a processi di deindustrializzazione, dovuti ad una concorrenza spietata, e ad un indebolimento dei commerci intercontinentali africani. Esso piuttosto amplia i mercati per i prodotti europei ed incrementa i profitti per il nord: l'Occidente perpetra la storia della sua supremazia, mascherando sotto un manto di virtù la sua volontà di dominio. L'OUA, per affrontare le sfide del nuovo millennio, nel 2000 mutò in Unità Africana, dotata di un potere più incisivo e di un meccanismo decisionale più democratico, alla cui base vi è il desiderio di «soluzioni africane ai problemi africani». La nuova organizzazione però non pone rimedio alla mancanza di volontà politica dei leader africani, che hanno mostrato ben poca consapevolezza dei propri doveri e delle proprie responsabilità, lasciando che guerre, come il conflitto in Somalia, il conflitto fra Sudan e Sud Sudan, e la recente crisi maliana, insanguinino il continente. Gli «Stati Uniti d'Africa» restano un sogno.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
Gli_Stat...zzare.pdf | 1.13 Mb |
Contatta l’autore |