Tesi etd-05232009-150035 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
NICOLAI, GIANLUCA
Indirizzo email
nicolai.gianluca@hotmail.it
URN
etd-05232009-150035
Titolo
Variazioni areali e caratteristiche granulometriche dei ravaneti di Carrara
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
Relatore Prof. Baroni, Carlo
Relatore Dott. Giannecchini, Roberto
Relatore Dott. Ribolini, Adriano
Relatore Dott. Giannecchini, Roberto
Relatore Dott. Ribolini, Adriano
Parole chiave
- ravaneti
Data inizio appello
22/06/2009
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nei bacini marmiferi carraresi si sviluppa una delle più intese attività estrattive a livello mondiale, con la presenza di una media di circa 7 cave per km2.
La lunga storia di lavorazione lapidea trova origine in età preromana, ma è dall’epoca rinascimentale, che si sviluppa notevolmente la produzione di blocchi e detriti, grazie all’introduzione dell’uso dell’esplosivo. Nel XIX e nel XX continuò a crescere la produzione lapidea per effetto della progressiva meccanizzazione e dell’introduzione di macchinari da taglio sempre più efficaci.
La lunga storia estrattiva e l’alta concentrazione di cave hanno prodotto un grande volume di scarti di lavorazione, che sino ad un quarto di secolo fa venivano scaricati semplicemente fuori dal piazzale di cava.
I grandi quantitativi di detriti riversati lungo i versanti, localmente chiamati ravaneti, attualmente rappresentano una risorsa, (prelievo di detriti a fini commerciali) ma al contempo costituiscono anche un problema sotto il profilo del rischio geomorfologico (debris flow).
Il lavoro di tesi si è posto quindi l’obiettivo di ricostruire la variazione areale che i ravaneti hanno avuto nel tempo. Tramite il software G.I.S. sono stati georeferenziati tutti i documenti cartografici relativi ai bacini marmiferi carraresi (I.G.M varie edizioni, Fossen e Tissi 1886-1887 e CTR varie edizioni). La carta a grande dettaglio elaborata da Fossen e Tissi alla scala 1:2000, ha permesso di calcolare l’estensione dei ravaneti presenti nei 4 bacini marmiferi carraresi nella seconda metà dell’800 (256 ha). Successivamente sono stati digitalizzati i ravaneti rappresentati nella cartografia della Regione Toscana. La cartografica completa dell’intero bacino è stata rilevata nel 1975 (Scala 1:5000), nel 1987 (Scala 1:2000), nel 2003( Scala 1:10000) e nel 2007( Scala 1:10000). I dati così elaborati ci mostrano un espansione dei ravaneti pressoché regolare fino agli anni 80 e poi un picco di incremento che culmina nel 2003, con estensione pari a circa 518 ha. Successivamente fino al 2007 si registra una riduzione dei ravaneti dovuta a fini commerciali (478 ha).
Da ravaneti di varie età abbiamo prelevato e analizzato le matrici dei materiali accumulati (50 campioni). Abbiamo riscontrato la presenza di matrici con caratteristiche granulometriche diverse in base all’età del ravaneto. Dai dati rilevati è possibile osservare che i ravaneti coltivati attualmente (21 campioni) contengono abbondati quantità di materiale interstiziale con dimensioni riferibili al campo dei limi e persino in alcuni casi delle argille, mentre campioni prelevati in ravaneti non più coltivati (19 campioni) mostrano un percentuale nettamente inferiore di matrice (sovente la quantità di limi/argille è inferiore al 10%). La presenza di elementi con granulometria inferiore a 0.06 mm in depositi attuali è dovuta ai cutting delle macchine da taglio moderne (9 campioni) e, in particolar modo all’ impiego del filo diamantato.
La lunga storia di lavorazione lapidea trova origine in età preromana, ma è dall’epoca rinascimentale, che si sviluppa notevolmente la produzione di blocchi e detriti, grazie all’introduzione dell’uso dell’esplosivo. Nel XIX e nel XX continuò a crescere la produzione lapidea per effetto della progressiva meccanizzazione e dell’introduzione di macchinari da taglio sempre più efficaci.
La lunga storia estrattiva e l’alta concentrazione di cave hanno prodotto un grande volume di scarti di lavorazione, che sino ad un quarto di secolo fa venivano scaricati semplicemente fuori dal piazzale di cava.
I grandi quantitativi di detriti riversati lungo i versanti, localmente chiamati ravaneti, attualmente rappresentano una risorsa, (prelievo di detriti a fini commerciali) ma al contempo costituiscono anche un problema sotto il profilo del rischio geomorfologico (debris flow).
Il lavoro di tesi si è posto quindi l’obiettivo di ricostruire la variazione areale che i ravaneti hanno avuto nel tempo. Tramite il software G.I.S. sono stati georeferenziati tutti i documenti cartografici relativi ai bacini marmiferi carraresi (I.G.M varie edizioni, Fossen e Tissi 1886-1887 e CTR varie edizioni). La carta a grande dettaglio elaborata da Fossen e Tissi alla scala 1:2000, ha permesso di calcolare l’estensione dei ravaneti presenti nei 4 bacini marmiferi carraresi nella seconda metà dell’800 (256 ha). Successivamente sono stati digitalizzati i ravaneti rappresentati nella cartografia della Regione Toscana. La cartografica completa dell’intero bacino è stata rilevata nel 1975 (Scala 1:5000), nel 1987 (Scala 1:2000), nel 2003( Scala 1:10000) e nel 2007( Scala 1:10000). I dati così elaborati ci mostrano un espansione dei ravaneti pressoché regolare fino agli anni 80 e poi un picco di incremento che culmina nel 2003, con estensione pari a circa 518 ha. Successivamente fino al 2007 si registra una riduzione dei ravaneti dovuta a fini commerciali (478 ha).
Da ravaneti di varie età abbiamo prelevato e analizzato le matrici dei materiali accumulati (50 campioni). Abbiamo riscontrato la presenza di matrici con caratteristiche granulometriche diverse in base all’età del ravaneto. Dai dati rilevati è possibile osservare che i ravaneti coltivati attualmente (21 campioni) contengono abbondati quantità di materiale interstiziale con dimensioni riferibili al campo dei limi e persino in alcuni casi delle argille, mentre campioni prelevati in ravaneti non più coltivati (19 campioni) mostrano un percentuale nettamente inferiore di matrice (sovente la quantità di limi/argille è inferiore al 10%). La presenza di elementi con granulometria inferiore a 0.06 mm in depositi attuali è dovuta ai cutting delle macchine da taglio moderne (9 campioni) e, in particolar modo all’ impiego del filo diamantato.
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