Tesi etd-05192025-160900 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
SAINATI, MARINA
URN
etd-05192025-160900
Titolo
Correlazione tra corioamnionite materna e outcome neonatale: studio retrospettivo su una casistica di neonati della U.O. Neonatologia di Pisa
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Filippi, Luca
correlatore Dott. Ciantelli, Massimiliano
correlatore Dott. Ciantelli, Massimiliano
Parole chiave
- chorioamnionitis
- clinica
- clinical
- corioamnionite
- funisite
- funisitis
- neonatologia
- neonatology
- outcome
- sepsi
- sepsis
Data inizio appello
10/06/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
Background: la sepsi neonatale è una sindrome clinica associata a un processo infiammatorio sistemico nel neonato responsabile di un elevato tasso di mobilità e mortalità nel periodo neonatale. La principale distinzione delle forme di sepsi neonatale si basa su un criterio temporale classificando come “precoci” quelle insorte in meno di 72 ore di vita, causate da microrganismi trasmessi per via verticale (materno-fetale) e “tardive” le forme che insorgono dopo le 72 ore a trasmissione orizzontale. La sepsi neonatale precoce è spesso da attribuirsi a batteri comprendenti sia Gram positivi che Gram negativi. Infatti, il gold standard diagnostico ancora oggi si basa sull’esame colturale, nonostante vengano sempre più studiati biomarcatori come la Proteina C Reattiva o la Procalcitonina al fine di garantire una diagnosi più precoce e un migliore intervento terapeutico. La diagnosi di laboratorio è necessariamente associata all’inquadramento clinico del neonato (sebbene i segni clinici associabili a sepsi neonatale precoce non siano particolarmente specifici) e alla valutazione dei fattori di rischio fetali e materni eventualmente presenti durante la gravidanza. Tra questi, un fattore di rischio accertato è lo sviluppo di corioamnionite materna, processo infiammatorio interessante la membrana amniocoriale. L’incidenza di corioamnionite in rapporto alle nascite, è complessivamente intorno all’1-4%, percentuale che cresce notevolmente analizzando i parti prematuri; la corioamnionite è, infatti, un’importante fattore di rischio non solo di sepsi neonatale precoce, ma anche di parto pretermine.
Obiettivi: l’obiettivo della presente tesi è stato analizzare l’outcome clinico di un campione di 584 neonati nati da madri con diagnosi di corioamnionite, analizzando il diverso
andamento di 16 parametri clinici in pazienti settici e non settici, oltre che in pazienti a termine o pretermine; è stata inoltre condotta un’analisi statistica per indagare la presenza di correlazioni statisticamente significative tra la gravità della corioamnionite materna e i diversi outcome nel paziente settico.
Metodi: è stato analizzato un campione di 584 neonati, nati presso la U.O. Neonatologia di Pisa da madri con diagnosi di corioamnionite in un periodo compreso tra gennaio 2017 e ottobre 2024.
Per ogni neonato, sono stati valutati 12 parametri clinici: sesso, età gestazionale, peso, se fosse piccolo per età gestazionale (SGA) relativamente al peso, presenza o assenza di sepsi, somministrazione di terapia antibiotica, eventuale durata della terapia antibiotica, impiego di ventilazione meccanica, eventuale durata della ventilazione meccanica, somministrazione di surfactante, indice di Apgar, febbre materna durante la gravidanza. Nei neonati settici, sono stati considerati altri 4 parametri: somministrazione di terapia antibiotica materna durante la gravidanza, valori di PCR e PCT a 4 ore dalla nascita e, se presente, il tipo di patogeno individuato dall’esame colturale.
Risultati: dei 584 pazienti, 30 sono settici (5,14%) e 554 non settici (94,86%); dall’analisi dei due gruppi emerge complessivamente un peggiore outcome clinico nei pazienti settici
rispetto ai non settici: nei primi, l’età gestazionale media è di 29,53 settimane vs 37,58 per i non settici, i pazienti ventilati sono stati il 63% vs 10% con una durata media della ventilazione di 10,31 giorni vs 8,96 e impiego di surfactante è risultato, rispettivamente, 60% nei settici e 9% nei non settici, l’Apgar medio è stato, rispettivamente, di 6,07 e 8,28; infine, i casi di exitus sono stati 6 tra i settici (il totale dei casi di exitus nel campione) e 0 tra i non settici. Tra i pazienti settici, è stato individuato un valore medio di PCT entro 4 ore dalla nascita superiore rispetto ai limiti di normalità (5,47 ng/mL), mentre la PCR è risultata mediamente al di sotto dei limiti di riferimento.
Dall’analisi di correlazione tra il grado di corioamnionite materna, valutato da 0 a 4, e alcuni parametri clinici e laboratoristici nei pazienti settici, è emersa una correlazione statisticamente significativa (p-value < 0,05) tra l’estensione anatomica del processo infiammatorio interessante le membrane fetali e i valori di PCT e PCR entro 4 ore dalla nascita, con una tendente significatività anche relativa alla durata della terapia antibiotica (p-value = 0,057).
Dal confronto tra neonati a e termine (età gestazionale > 36 + 6 settimane) e pretermine (età gestazionale </= 36 + 6 settimane) emerge che i neonati pretermine sviluppano più frequentemente sepsi (25 casi su 182, 13,73%) rispetto ai neonati a termine (5 su 402, 1,24%) rappresentando, questi ultimi, l’83,33% del totale dei pazienti settici. Nei pazienti pretermine, la terapia antibiotica è stata impiegata nel 31,31% dei casi contro un 1,24% nel caso di pazienti a termine; la durata della terapia antibiotica nei primi è stata mediamente di 9,07 giorni rispetto a 6,6 nel secondo gruppo. La ventilazione meccanica si è resa necessaria nel 34,61% dei pazienti pretermine e nel 2,49% dei pazienti a termine con una durata media di 10,19 e 3,80 giorni rispettivamente. Il surfactante è stato somministrato nel 37,36% dei pazienti pretermine e solo nello 0,49% dei pazienti a termine, mentre l’indice di Apgar medio è stato di 7,22 nel primo gruppo e di 8,59 nel secondo.
Conclusioni: lo studio condotto mostra, tra i neonati nati da madri con diagnosi di corioamnionite, complessivamente un andamento clinico peggiore nei pazienti pretermine
rispetto ai pazienti a termine, e nei neonati settici rispetto ai non settici. Un dato particolarmente interessante risulta la correlazione tra i valori di PCT nelle prime 4 ore di vita e la gravità della corioamnionite. Il valore della PCT su sangue cordonale potrebbe diventare quindi un elemento discriminante per distinguere precocemente i neonati da sottoporre a terapia antibiotica, evitando pertanto il ricorso ad una terapia antibiotica inutile nei non settici.
Obiettivi: l’obiettivo della presente tesi è stato analizzare l’outcome clinico di un campione di 584 neonati nati da madri con diagnosi di corioamnionite, analizzando il diverso
andamento di 16 parametri clinici in pazienti settici e non settici, oltre che in pazienti a termine o pretermine; è stata inoltre condotta un’analisi statistica per indagare la presenza di correlazioni statisticamente significative tra la gravità della corioamnionite materna e i diversi outcome nel paziente settico.
Metodi: è stato analizzato un campione di 584 neonati, nati presso la U.O. Neonatologia di Pisa da madri con diagnosi di corioamnionite in un periodo compreso tra gennaio 2017 e ottobre 2024.
Per ogni neonato, sono stati valutati 12 parametri clinici: sesso, età gestazionale, peso, se fosse piccolo per età gestazionale (SGA) relativamente al peso, presenza o assenza di sepsi, somministrazione di terapia antibiotica, eventuale durata della terapia antibiotica, impiego di ventilazione meccanica, eventuale durata della ventilazione meccanica, somministrazione di surfactante, indice di Apgar, febbre materna durante la gravidanza. Nei neonati settici, sono stati considerati altri 4 parametri: somministrazione di terapia antibiotica materna durante la gravidanza, valori di PCR e PCT a 4 ore dalla nascita e, se presente, il tipo di patogeno individuato dall’esame colturale.
Risultati: dei 584 pazienti, 30 sono settici (5,14%) e 554 non settici (94,86%); dall’analisi dei due gruppi emerge complessivamente un peggiore outcome clinico nei pazienti settici
rispetto ai non settici: nei primi, l’età gestazionale media è di 29,53 settimane vs 37,58 per i non settici, i pazienti ventilati sono stati il 63% vs 10% con una durata media della ventilazione di 10,31 giorni vs 8,96 e impiego di surfactante è risultato, rispettivamente, 60% nei settici e 9% nei non settici, l’Apgar medio è stato, rispettivamente, di 6,07 e 8,28; infine, i casi di exitus sono stati 6 tra i settici (il totale dei casi di exitus nel campione) e 0 tra i non settici. Tra i pazienti settici, è stato individuato un valore medio di PCT entro 4 ore dalla nascita superiore rispetto ai limiti di normalità (5,47 ng/mL), mentre la PCR è risultata mediamente al di sotto dei limiti di riferimento.
Dall’analisi di correlazione tra il grado di corioamnionite materna, valutato da 0 a 4, e alcuni parametri clinici e laboratoristici nei pazienti settici, è emersa una correlazione statisticamente significativa (p-value < 0,05) tra l’estensione anatomica del processo infiammatorio interessante le membrane fetali e i valori di PCT e PCR entro 4 ore dalla nascita, con una tendente significatività anche relativa alla durata della terapia antibiotica (p-value = 0,057).
Dal confronto tra neonati a e termine (età gestazionale > 36 + 6 settimane) e pretermine (età gestazionale </= 36 + 6 settimane) emerge che i neonati pretermine sviluppano più frequentemente sepsi (25 casi su 182, 13,73%) rispetto ai neonati a termine (5 su 402, 1,24%) rappresentando, questi ultimi, l’83,33% del totale dei pazienti settici. Nei pazienti pretermine, la terapia antibiotica è stata impiegata nel 31,31% dei casi contro un 1,24% nel caso di pazienti a termine; la durata della terapia antibiotica nei primi è stata mediamente di 9,07 giorni rispetto a 6,6 nel secondo gruppo. La ventilazione meccanica si è resa necessaria nel 34,61% dei pazienti pretermine e nel 2,49% dei pazienti a termine con una durata media di 10,19 e 3,80 giorni rispettivamente. Il surfactante è stato somministrato nel 37,36% dei pazienti pretermine e solo nello 0,49% dei pazienti a termine, mentre l’indice di Apgar medio è stato di 7,22 nel primo gruppo e di 8,59 nel secondo.
Conclusioni: lo studio condotto mostra, tra i neonati nati da madri con diagnosi di corioamnionite, complessivamente un andamento clinico peggiore nei pazienti pretermine
rispetto ai pazienti a termine, e nei neonati settici rispetto ai non settici. Un dato particolarmente interessante risulta la correlazione tra i valori di PCT nelle prime 4 ore di vita e la gravità della corioamnionite. Il valore della PCT su sangue cordonale potrebbe diventare quindi un elemento discriminante per distinguere precocemente i neonati da sottoporre a terapia antibiotica, evitando pertanto il ricorso ad una terapia antibiotica inutile nei non settici.
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