Tesi etd-05192025-113037 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
GIANNONI, ELENA
URN
etd-05192025-113037
Titolo
I benefici del latte umano donato nei neonati Very Low Birth Weight: studio retrospettivo nella Terapia Intensiva Neonatale della Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (anni 2008-2023)
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Filippi, Luca
correlatore Dott.ssa Scaramuzzo, Rosa Teresa
correlatore Dott.ssa Scaramuzzo, Rosa Teresa
Parole chiave
- banca del latte
- enterocolite necrotizzante
- neonati very low birth weight
- tolleranza intestinale
Data inizio appello
10/06/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il latte materno rappresenta il nutrimento migliore per l’alimentazione del neonato a termine e del neonato pretermine. Tuttavia, non sempre questo è disponibile fin dai primi giorni di vita del neonato e il latte umano donato (LUD) costituisce l’alternativa più valida, secondo le evidenze della Letteratura scientifica e le indicazioni dell’UNICEF e dell’OMS. Per questo motivo è sorta la necessità di regolamentare la donazione del latte attraverso l’istituzione delle Banche del Latte Umano Donato (BLUD). Nel 2008 in Toscana è stata costituita la Rete Regionale delle Banche del Latte Umano Donato (ReBLUD), primo esempio di rete in Europa, all’interno della quale si inserisce anche l’Ospedale Unico Versilia al quale, dal 2013, fa riferimento l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP) per la donazione del latte.
Il presente studio ha valutato l’impatto dell’utilizzo del latte umano donato all’avvio dell’alimentazione enterale, come sostituto in mancanza di latte materno, nei neonati di peso inferiore a 1500 g (Very Low Birth Weight, VLBW). Abbiamo arruolato retrospettivamente tutti i neonati VLBW dimessi dalla Terapia Intensiva Neonatale (TIN) della AOUP tra gennaio 2008 e dicembre 2023; e li abbiamo distinti in due coorti per il tipo di nutrizione ricevuta all’avvio dell’alimentazione enterale: latte di formula o latte umano, donato o materno.
L’obiettivo primario è stato quello di valutare l’impatto dell’utilizzo del latte umano donato sugli esiti clinici direttamente connessi alla nutrizione, quali l’incidenza di enterocolite necrotizzante, l’incidenza dei segni di intolleranza intestinale (ristagni biliari, rigurgiti, ridotta trattabilità intestinale, necessità di sospensione della alimentazione enterale), il tempo necessario al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa e la tipologia di nutrimento al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa e alla dimissione nelle due coorti di neonati. Gli obiettivi secondari sono stati, invece, relativi alla valutazione degli esiti più generali quali l’incidenza di ritardo di crescita extrauterina (EUGR), la durata del ricovero e la diagnosi di comorbidità maggiori, con particolare attenzione alle sepsi e alla retinopatia del prematuro. Tra gli obiettivi secondari, abbiamo anche analizzato la collaborazione della TIN della AOUP con la Banca del Latte Umano Donato dell’Ospedale Unico Versilia in termini sia di consumi che di campagna di sensibilizzazione e arruolamento delle donatrici.
Sono stati inclusi nello studio 837 neonati VLBW dimessi dalla Terapia Intensiva Neonatale della AOUP tra gennaio 2008 e dicembre 2023. Sono stati esclusi dall’analisi i neonati per i quali non erano presenti informazioni nutrizionali complete, i neonati deceduti e i neonati che non sono stati dimessi a domicilio, per i quali non erano presenti tutte le informazioni cliniche necessarie. Abbiamo ottenuto due gruppi di neonati distinti per il tipo di nutrizione ricevuta all’avvio dell’alimentazione enterale: latte di formula (n = 187) e latte umano, donato o materno (n = 384).
Le due coorti di neonati presentavano caratteristiche demografiche e perinatali sovrapponibili; tuttavia, la maggior parte dei bambini alimentati con latte di formula erano stati dimessi prima del 2013, anno in cui è stato introdotto il latte umano donato nella Terapia Intensiva Neonatale Pisana.
Non sono emerse differenze significative nell’incidenza della enterocolite necrotizzante (2,4% vs 2,3%). Nonostante la presenza di una Letteratura fortemente a favore dell’utilizzo del latte umano donato nella riduzione dei segni clinici di intolleranza intestinale, nel nostro studio questo non è stato confermato statisticamente a causa di un probabile limite della ricerca, connesso al carattere retrospettivo del lavoro e quindi alla difficoltà di definire univocamente le variabili. Criteri più facilmente oggettivabili quali la necessità di sospensione dell’alimentazione enterale durante il ricovero a causa dei segni di intolleranza intestinale (6,4% vs 4,4%; p = n.s.), la giornata di rimozione del catetere centrale (22,0 ± 15,2 vs 19,9 ± 11,7; p= n.s.) e l’incidenza di sepsi (20,0% vs 17,0%; p = n.s.), pur non raggiungendo la soglia della significatività statistica, hanno mostrato una chiara tendenza verso la significatività, a favore del latte umano.
Nel gruppo alimentato con LUD, è risultata significativamente inferiore l’incidenza di
di Extrauterine Growth Restriction (17,6% vs 11,2%; p = 0,033) e di retinopatia del prematuro (26,2% vs 12,2%; p < 0,001), mentre maggiore la percentuale di alimentazione con latte materno al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa (43,9% vs 71,6%; p < 0,001) e alla dimissione (31,6 vs 47,6%; p < 0,001). Quest’ultimo risultato, concorde con la Letteratura, mostrano come l’introduzione del latte umano donato, derivante da una crescente attenzione ad adeguare la nutrizione enterale dei pretermine secondo le evidenze scientifiche e le indicazioni UNICEF-OMS, abbia ulteriormente sensibilizzato il personale sanitario alla questione e lo abbia, quindi, ulteriormente stimolato al supporto delle madri che desiderano allattare i propri figli, nonostante le ovvie difficoltà connesse alla separazione per la nascita pretermine. Tuttavia, la percentuale di neonati nutriti esclusivamente con latte materno al raggiungimento della full enteral feeding cala in percentuale non trascurabile alla dimissione. Risulta, inoltre, che la differenza della percentuale di neonati allattati direttamente al seno alla dimissione non sia statisticamente significativa. È possibile che la causa di queste variazioni risieda da una parte nella difficoltà a mantenere l’abitudine all’estrazione di latte dal seno nelle modalità raccomandate e, dall’altra parte, nella difficoltà da parte degli operatori ad implementare le prassi cliniche che favoriscono l’allattamento diretto al seno, il cui presupposto fondamentale è la vicinanza della madre al neonato. Perché ciò si realizzi è essenziale l’apertura dell’ingresso h24 alle madri, strategia applicata dal 2019 nella TIN dell’AOUP. Al centro vi è, dunque, la corretta cultura e sensibilità del personale medico e infermieristico attraverso anche la strutturazione di una strategia comunicativa adeguata e standardizzata alle madri.
Nonostante i risultati ottenuti dal nostro studio mostrino importanti evidenze a favore dell’utilizzo del latte umano donato nei neonati VLBW e forniscano importanti spunti di riflessione futuri, è necessario riconoscere alcune limitazioni che possono aver influenzato i nostri risultati, quali l’esecuzione di uno studio retrospettivo e non prospettico. Sarebbe stato opportuno, inoltre, eseguire un’analisi multivariata: non è stata, infatti, esclusivamente l’introduzione del latte umano donato a modificare il decorso di questa categoria di neonati. Pur conoscendo questi limiti, il presente studio ha voluto confrontare ciò che ragionevolmente è possibile attribuire ai cambiamenti dell’alimentazione.
Mentre la costituzione e organizzazione delle Banche del Latte è estremamente eterogenea nelle diverse zone d’Italia, la Toscana costituisce una realtà virtuosa poiché vanta un sistema di banche in rete, coordinate in modo tale da assicurare disponibilità di LUD a tutte le TIN della regione. La AOUP storicamente collabora con la Banca dell’Ospedale Unico Versilia ed è uno dei principali consumatori di latte umano donato alla BLUD Versilia dal momento che circa il 47% del latte che viene donato è destinato alla TIN dell’AOUP. Parimenti è risultata buona l’attività di sensibilizzazione delle puerpere e arruolamento delle donatrici: dal 2013, anno di inizio della collaborazione, il numero di donne donatrici arruolate è progressivamente aumentato.
In conclusione, anche nel nostro lavoro di ricerca il latte umano donato si conferma come un valido supporto nutrizionale per i neonati più fragili, soprattutto i VLBW. Alcune limitazioni metodologiche legate alla natura retrospettiva dello studio e all’esecuzione di un’analisi univariata indicano la necessità dell’esecuzione di futuri ulteriori studi prospettici. Lo studio apre, inoltre, a prospettive di ricerca di base e traslazionale sul ruolo delle cellule staminali presenti nel latte umano, potenzialmente coinvolte nello sviluppo intestinale, neurologico e nella rigenerazione dei tessuti danneggiati, e prospettive di ricerca clinica sulle strategie per la promozione, il sostegno e la protezione dell’allattamento materno nei nati prematuri e per la diffusione e il supporto della cultura della donazione biologica.
Il presente studio ha valutato l’impatto dell’utilizzo del latte umano donato all’avvio dell’alimentazione enterale, come sostituto in mancanza di latte materno, nei neonati di peso inferiore a 1500 g (Very Low Birth Weight, VLBW). Abbiamo arruolato retrospettivamente tutti i neonati VLBW dimessi dalla Terapia Intensiva Neonatale (TIN) della AOUP tra gennaio 2008 e dicembre 2023; e li abbiamo distinti in due coorti per il tipo di nutrizione ricevuta all’avvio dell’alimentazione enterale: latte di formula o latte umano, donato o materno.
L’obiettivo primario è stato quello di valutare l’impatto dell’utilizzo del latte umano donato sugli esiti clinici direttamente connessi alla nutrizione, quali l’incidenza di enterocolite necrotizzante, l’incidenza dei segni di intolleranza intestinale (ristagni biliari, rigurgiti, ridotta trattabilità intestinale, necessità di sospensione della alimentazione enterale), il tempo necessario al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa e la tipologia di nutrimento al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa e alla dimissione nelle due coorti di neonati. Gli obiettivi secondari sono stati, invece, relativi alla valutazione degli esiti più generali quali l’incidenza di ritardo di crescita extrauterina (EUGR), la durata del ricovero e la diagnosi di comorbidità maggiori, con particolare attenzione alle sepsi e alla retinopatia del prematuro. Tra gli obiettivi secondari, abbiamo anche analizzato la collaborazione della TIN della AOUP con la Banca del Latte Umano Donato dell’Ospedale Unico Versilia in termini sia di consumi che di campagna di sensibilizzazione e arruolamento delle donatrici.
Sono stati inclusi nello studio 837 neonati VLBW dimessi dalla Terapia Intensiva Neonatale della AOUP tra gennaio 2008 e dicembre 2023. Sono stati esclusi dall’analisi i neonati per i quali non erano presenti informazioni nutrizionali complete, i neonati deceduti e i neonati che non sono stati dimessi a domicilio, per i quali non erano presenti tutte le informazioni cliniche necessarie. Abbiamo ottenuto due gruppi di neonati distinti per il tipo di nutrizione ricevuta all’avvio dell’alimentazione enterale: latte di formula (n = 187) e latte umano, donato o materno (n = 384).
Le due coorti di neonati presentavano caratteristiche demografiche e perinatali sovrapponibili; tuttavia, la maggior parte dei bambini alimentati con latte di formula erano stati dimessi prima del 2013, anno in cui è stato introdotto il latte umano donato nella Terapia Intensiva Neonatale Pisana.
Non sono emerse differenze significative nell’incidenza della enterocolite necrotizzante (2,4% vs 2,3%). Nonostante la presenza di una Letteratura fortemente a favore dell’utilizzo del latte umano donato nella riduzione dei segni clinici di intolleranza intestinale, nel nostro studio questo non è stato confermato statisticamente a causa di un probabile limite della ricerca, connesso al carattere retrospettivo del lavoro e quindi alla difficoltà di definire univocamente le variabili. Criteri più facilmente oggettivabili quali la necessità di sospensione dell’alimentazione enterale durante il ricovero a causa dei segni di intolleranza intestinale (6,4% vs 4,4%; p = n.s.), la giornata di rimozione del catetere centrale (22,0 ± 15,2 vs 19,9 ± 11,7; p= n.s.) e l’incidenza di sepsi (20,0% vs 17,0%; p = n.s.), pur non raggiungendo la soglia della significatività statistica, hanno mostrato una chiara tendenza verso la significatività, a favore del latte umano.
Nel gruppo alimentato con LUD, è risultata significativamente inferiore l’incidenza di
di Extrauterine Growth Restriction (17,6% vs 11,2%; p = 0,033) e di retinopatia del prematuro (26,2% vs 12,2%; p < 0,001), mentre maggiore la percentuale di alimentazione con latte materno al raggiungimento dell’alimentazione enterale completa (43,9% vs 71,6%; p < 0,001) e alla dimissione (31,6 vs 47,6%; p < 0,001). Quest’ultimo risultato, concorde con la Letteratura, mostrano come l’introduzione del latte umano donato, derivante da una crescente attenzione ad adeguare la nutrizione enterale dei pretermine secondo le evidenze scientifiche e le indicazioni UNICEF-OMS, abbia ulteriormente sensibilizzato il personale sanitario alla questione e lo abbia, quindi, ulteriormente stimolato al supporto delle madri che desiderano allattare i propri figli, nonostante le ovvie difficoltà connesse alla separazione per la nascita pretermine. Tuttavia, la percentuale di neonati nutriti esclusivamente con latte materno al raggiungimento della full enteral feeding cala in percentuale non trascurabile alla dimissione. Risulta, inoltre, che la differenza della percentuale di neonati allattati direttamente al seno alla dimissione non sia statisticamente significativa. È possibile che la causa di queste variazioni risieda da una parte nella difficoltà a mantenere l’abitudine all’estrazione di latte dal seno nelle modalità raccomandate e, dall’altra parte, nella difficoltà da parte degli operatori ad implementare le prassi cliniche che favoriscono l’allattamento diretto al seno, il cui presupposto fondamentale è la vicinanza della madre al neonato. Perché ciò si realizzi è essenziale l’apertura dell’ingresso h24 alle madri, strategia applicata dal 2019 nella TIN dell’AOUP. Al centro vi è, dunque, la corretta cultura e sensibilità del personale medico e infermieristico attraverso anche la strutturazione di una strategia comunicativa adeguata e standardizzata alle madri.
Nonostante i risultati ottenuti dal nostro studio mostrino importanti evidenze a favore dell’utilizzo del latte umano donato nei neonati VLBW e forniscano importanti spunti di riflessione futuri, è necessario riconoscere alcune limitazioni che possono aver influenzato i nostri risultati, quali l’esecuzione di uno studio retrospettivo e non prospettico. Sarebbe stato opportuno, inoltre, eseguire un’analisi multivariata: non è stata, infatti, esclusivamente l’introduzione del latte umano donato a modificare il decorso di questa categoria di neonati. Pur conoscendo questi limiti, il presente studio ha voluto confrontare ciò che ragionevolmente è possibile attribuire ai cambiamenti dell’alimentazione.
Mentre la costituzione e organizzazione delle Banche del Latte è estremamente eterogenea nelle diverse zone d’Italia, la Toscana costituisce una realtà virtuosa poiché vanta un sistema di banche in rete, coordinate in modo tale da assicurare disponibilità di LUD a tutte le TIN della regione. La AOUP storicamente collabora con la Banca dell’Ospedale Unico Versilia ed è uno dei principali consumatori di latte umano donato alla BLUD Versilia dal momento che circa il 47% del latte che viene donato è destinato alla TIN dell’AOUP. Parimenti è risultata buona l’attività di sensibilizzazione delle puerpere e arruolamento delle donatrici: dal 2013, anno di inizio della collaborazione, il numero di donne donatrici arruolate è progressivamente aumentato.
In conclusione, anche nel nostro lavoro di ricerca il latte umano donato si conferma come un valido supporto nutrizionale per i neonati più fragili, soprattutto i VLBW. Alcune limitazioni metodologiche legate alla natura retrospettiva dello studio e all’esecuzione di un’analisi univariata indicano la necessità dell’esecuzione di futuri ulteriori studi prospettici. Lo studio apre, inoltre, a prospettive di ricerca di base e traslazionale sul ruolo delle cellule staminali presenti nel latte umano, potenzialmente coinvolte nello sviluppo intestinale, neurologico e nella rigenerazione dei tessuti danneggiati, e prospettive di ricerca clinica sulle strategie per la promozione, il sostegno e la protezione dell’allattamento materno nei nati prematuri e per la diffusione e il supporto della cultura della donazione biologica.
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