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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05162018-113106


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CENTOFANTI, VEZIO ANGELO
URN
etd-05162018-113106
Titolo
L'Art del "Phantasticus Christianus-Arabicus" Ramon Llull nella visione di Dominique Urvoy
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa D'Ancona, Cristina
controrelatore Dott.ssa Coda, Elisa
Parole chiave
  • Art
  • Dominique Urvoy
  • Islam
  • Raimondo Lullo
  • Ramon Llull
Data inizio appello
02/07/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/07/2088
Riassunto
L’esame dei presupposti del testo di Urvoy tenta di dimostrare le logiche rispettive dei vari corpi di pensiero in generale. La fede per esempio rappresenta per l’uomo una fonte indispensabile di sicurezza. Credere ad una fede religiosa, umanistica o sovrumana, consiste ad affermare o ad ignorare l’ignoto di cui l’uomo ha paura.
Esistono vari criteri di pensiero e giudizi, che si presentano attraverso presupposti inconsapevoli e che si riescono a superare a volte marginalmente. Nelle fondatezzedell’uomo rientrano : l’esistenza, il mondo, “il cogito”1 nello specifico : il bene, l’ordine, la ragione, la libertà , l’universalità, la storicità, la salvazione… Secondo Platone, la storia della filosofia tradizionale consiste a giustapporre sistemi indiscutibili. Il vuoto che ci creiamo ci deve portare a qualcosa di più profondo, e, se non riusciamo a rimetterci in questione sopprimendo ogni strumento di riflessione, bisogna tornare alle conseguenze e metterci alla prova; non possiamo pretendere ad un giudizio assoluto. Le ipotesi dei filosofi sono state criticate appoggiandosi sulle ipotesi degli altri. La filosofia non ci presenta ciò che è o ciò che crede ma ciò che forgia avente più esteriorità e gentilezza.
Le iniziative sono di varie tipologie, con Montaigne la verità ha una forma dalla quale viene sradicato il dubbio, se desideriamo giudicare dalle apparenze, considerato che esse si contraddicono, è necessario giudicare da una scelta, e confrontarla ad un'altra scelta ed in questo modo all’ infinito. Si osserva con Bayle un orientamento analitico, e possiede sia nel campo della logica che nel campo dell’esperienza comune una visione più aperta. Grazie al suo confronto con un sistema di criteri, con un sistema di convinzione religiosa che gli permetteva di prendere distanze nei confronti di entrambi aprendone una via verso i presupposti. D’altra parte con Pascal, l’attenzione si rivolge sui fatti, fondendo l’evidenza nell’osservazione diretta delle cose. Capiva quindi che la ragione è una facoltà di mezzi ed è sempre relativa ai principi o ai fini che si pongono al di fuori di essa. Da lì nasce l’idea che l’ipotesi non viene considerata come vera, bensì come verosimile. In Machiavelli, l’uomo come essere sociale è condannato ad aver paura, è l’estraneo minaccioso. Si protegge dalla paura che prova facendola percepire a sua volta come se ognuno dovesse essere oppressore o sottomesso. La vita dell’uomo si cristallizza nel dominio dell’opinione a seconda del contesto storico. Finalmente, con Vico si costituisce “una filosofia di autorità”2 evidenziando ogni meccanismo che permette ad un soggetto di sostenere una posizione. Attraverso un assioma “vero e fatto si convertono”, e pone l’accento sulla logica specifica di ogni forma ed il punto di vista storico gli permette di articolarle. Per lui “l’autorità è forma del certo come la ragione la è del vero” si riassume al fatto che malgrado l’oscurità del pensiero degli umani, la loro violenza e la loro irrazionalità, una parte dei pensieri si rende proficua e costituisce una sorta di riuscita storica. Nei filosofi, si avverte la presenza di Lullo nel loro modo di intendere. Infatti, Lullo giudica l’Islam dalla sua scelta e la confronta ad un’altra scelta per quanto riguarda Montaigne. In Bayle, la visione di Lullo in un contesto di “fusione delle culture” a Maiorca è più aperta. Con Pascal, l’osservazione diretta del “Bienheureux” rappresentava, attraverso le sue ipotesi, l’apparente conformità del vero. Si percepisce Lullo in Machiavelli attraverso la sua paura come uomo a contatto con la presenza dell’altro che incute timore perché “ignoto”. Vede l’Islam come oppressore o come sottomesso, ed il suo modo di osservare l’uomo si fissa nel suo contesto storico. In Vico, sussiste il meccanismo filosofico di Lullo stesso attraverso lo scomporre della sua logica nel proprio contesto storico, ove l’uomo, pur nella sua ignoranza, riesce ad indirizzarla verso un esito positivo.
Nessun sistema, neppure se considerato nello sviluppo totale è riuscito ad esplorare ogni possibilità. Pertanto sussiste la difficoltà dei contatti esterni quando un soggetto si trova confrontato ad aspetti che il suo sistema ignora ed ha sempre ignorato. Per cui l’interesse è di soffermarsi su rari esempi di opere elaborate in un contesto di confronto. L’opera di Lullo si distingue per la sua profondità ed è importante per il problema posto in quanto opera scelta in questo contesto di confronto. Lo studio dei legami tra il pensiero lullista ed il suo interlocutore privilegiato l’Islam vorrebbe essere un contributo all’attualizzazione di questo autore. L’immagine che abbiamo di questo Lullo proviene da un universo dove si mescolavano molteplici civilizzazioni. La civiltà Islamica privata dal suo assetto politico nella Maiorca degli anni che seguono la conquista; la civiltà del Giudaismo sotto forma diffusa prima nel mondo musulmano spagnolo poi in quello degli stati cristiani; la civiltà Occitana, nella quale la Catalogna si separa molto progressivamente dal punto di vista culturale, dove Lullo stesso è il primo fattore di autonomia; infine la civiltà della chiesa romana che estende il suo controllo in Spagna a favore della Reconquista, ma anche in Occitania a favore della lotta contro le eresie.
Lullo si integra ad aspetti eterodossi di riforma religiosa che acquistano un aspetto particolare nella zona mediterranea Occitania-Italia-Catalogna; l’Università di Parigi è guardiana dei valori intellettuali; l’Oriente latino, dirottato dalla sua unica vocazione di lotta contro l’Islam può dare ampio spazio a quella contro l’Oriente cristiano. Inoltre, ciò che regge i principali testi di Lullo e che è doppio: l’Oriente Cristiano lui stesso, nel quadro dei tentativi di unione; l’Islam soprattutto, che maestro a casa sua possiede la totalità della sua stessa natura. L’Islam sarà il centro di tutta questa ricerca, perché è l’oggetto che Lullo si è posto come priorità, non solo per ragioni storiche ma perché aveva per lui una certa ammirazione ed un certo desiderio di imitarlo. Il “Benedetto” imparava a conoscere non solo l’aspetto universale dell’Islam, ma il modo in cui la comunità di Maiorca lo prospettava dal punto di vista intellettuale. Rimaneva sempre dipendente della sua propria formazione che prima della conversione era quella di un “troubadour”, inoltre, la sua visione dell’Islam gli era propria e ne subiva le conseguenze. Questa idea di crociata spirituale e temporale gli pone il problema dell’integrazione dell’ottica pagana incarnata dai Mongoli situati tra un mondo cristiano e musulmano del XIII secolo. Ricordo che il metodo Lulliano delle “ragioni necessarie” si confronta con la dialettica del Kalâm3 musulmano. Nel mondo di confronto al quale appartiene, si può tener in conto delle idee trasmesse verbalmente, in altre parole alle mentalità. Lullo non era un universitario, non si preoccupa dell’esattezza scolastica. Si percepisce in lui, la traccia di movimenti ed evoluzioni del mondo musulmano del suo tempo attraverso una trasmissione orale e credenze ideologiche. Si parla di un vero basamento “kalamico” ( forma particolare della teologia musulmana) dell’azione intellettuale di Lullo.
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