Tesi etd-05162015-124739 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
PAOLINI, SERENA
URN
etd-05162015-124739
Titolo
Rapporto tra pressione intracranica ed outcome nel paziente con emorragia subaracnoidea
Dipartimento
PATOLOGIA CHIRURGICA, MEDICA, MOLECOLARE E DELL'AREA CRITICA
Corso di studi
ANESTESIA, RIANIMAZIONE E TERAPIA INTENSIVA
Relatori
relatore Dott. Casagli, Sergio
relatore Prof. Giunta, Francesco
relatore Prof. Giunta, Francesco
Parole chiave
- ESA
- outcome
- pressione intracranica
Data inizio appello
03/06/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’emorragia subaracnoidea (ESA) è una condizione patologica caratterizzata da spandimento ematico nello spazio subaracnoideo, causato più frequentemente da rottura di aneurisma cerebrale. Sorge generalmente nell’eta adulta (circa la metà dei soggetti colpiti ha un’età inferiore a 55 anni) e colpisce maggiormente il sesso femminile.
La sua incidenza in Europa è di 10 per 100.000 abitanti\anno, raggiungendo in alcune nazioni 20 per 100000 abitanti\anno. L’ESA è associata ad un’alta mortalità, che è pari a circa il 50% ed i pazienti che sopravvivono all’evento presentano spesso gravi compromissioni della qualità della vita.
Il 20-40% dei pazienti che sopravvive alla rottura dell’aneurisma, presenta un secondo danno cerebrale causato da ischemia cerebrale ritardata (DCI), associato ad aumento della morbilità e mortalità .
Immediatamente dopo un’emorragia subaracnoidea si assiste ad un incremento della pressione arteriosa media (MAP), della pressione intracranica (PIC), a una riduzione importante del flusso ematico cerebrale (CBF: cerebral blood flow), della tensione dell’ossigeno e della pressione di perfusione cerebrale (CPP). Queste importanti modificazioni emodinamiche contribuiscono all’insorgenza di un processo infiammatorio, di apoptosi e di necrosi a carico delle cellule del SNC.
È stato ipotizzato che diversi processi che si verificano a seguito di ESA , come l’infiammazione, lo stress ossidativo e la reazione dell’emoglobina con l’ossido nitrico (NO), possano favorire il vasospasmo portando a DCI. Tuttavia, questa ipotesi è stata messa sempre più in discussione nel corso degli ultimi anni, perché il vasospasmo non porta necessariamente a DCI ed in alcuni casi la DCI si verifica in assenza di vasospasmo (63).
Tradizionalmente, il vasospasmo che si sviluppa nelle arterie cerebrali 3-7 giorni dopo la rottura dell'aneurisma è considerato il più importante determinante di lesioni cerebrali e dell’outcome dopo ESA. Tuttavia, studi recenti dimostrano che la prevenzione del vasospasmo non migliora la prognosi nei pazienti con ESA. Questa scoperta ha portato a valutare come l'influenza di lesioni cerebrali nella fase iniziale incidano sull’outcome nell’ESA. Una notevole quantità di prove indica che la lesione cerebrale precoce, early brain injury (EBI), inizia alla rottura dell’aneurisma e che l’ipertensione endocranica ne favorisca l’insorgenza.
L’incremento precoce della pressione intracranica, ampiamente studiato e riconosciuto come fattore prognostico negativo sull’outcome del paziente con trauma cranico, è stato poco valutato nei pazienti con ESA.
Il trattamento attuale dei pazienti affetti da emorragia subaracnoidea prevede oltre ad una chiusura rapida (endovascolare o chirurgica) dell’aneurisma cerebrale sanguinante, anche il posizionamento precoce di un DVE per scopo terapeutico e/o di monitoraggio della PIC .
Pur in carenza di importanti studi clinici, abbiamo cercato di mettere in relazione le differenze dei valori di PIC con l’outcome e più precisamente se aumenti precoci di PIC possano influenzare negativamente la prognosi dei pazienti con ESA
La sua incidenza in Europa è di 10 per 100.000 abitanti\anno, raggiungendo in alcune nazioni 20 per 100000 abitanti\anno. L’ESA è associata ad un’alta mortalità, che è pari a circa il 50% ed i pazienti che sopravvivono all’evento presentano spesso gravi compromissioni della qualità della vita.
Il 20-40% dei pazienti che sopravvive alla rottura dell’aneurisma, presenta un secondo danno cerebrale causato da ischemia cerebrale ritardata (DCI), associato ad aumento della morbilità e mortalità .
Immediatamente dopo un’emorragia subaracnoidea si assiste ad un incremento della pressione arteriosa media (MAP), della pressione intracranica (PIC), a una riduzione importante del flusso ematico cerebrale (CBF: cerebral blood flow), della tensione dell’ossigeno e della pressione di perfusione cerebrale (CPP). Queste importanti modificazioni emodinamiche contribuiscono all’insorgenza di un processo infiammatorio, di apoptosi e di necrosi a carico delle cellule del SNC.
È stato ipotizzato che diversi processi che si verificano a seguito di ESA , come l’infiammazione, lo stress ossidativo e la reazione dell’emoglobina con l’ossido nitrico (NO), possano favorire il vasospasmo portando a DCI. Tuttavia, questa ipotesi è stata messa sempre più in discussione nel corso degli ultimi anni, perché il vasospasmo non porta necessariamente a DCI ed in alcuni casi la DCI si verifica in assenza di vasospasmo (63).
Tradizionalmente, il vasospasmo che si sviluppa nelle arterie cerebrali 3-7 giorni dopo la rottura dell'aneurisma è considerato il più importante determinante di lesioni cerebrali e dell’outcome dopo ESA. Tuttavia, studi recenti dimostrano che la prevenzione del vasospasmo non migliora la prognosi nei pazienti con ESA. Questa scoperta ha portato a valutare come l'influenza di lesioni cerebrali nella fase iniziale incidano sull’outcome nell’ESA. Una notevole quantità di prove indica che la lesione cerebrale precoce, early brain injury (EBI), inizia alla rottura dell’aneurisma e che l’ipertensione endocranica ne favorisca l’insorgenza.
L’incremento precoce della pressione intracranica, ampiamente studiato e riconosciuto come fattore prognostico negativo sull’outcome del paziente con trauma cranico, è stato poco valutato nei pazienti con ESA.
Il trattamento attuale dei pazienti affetti da emorragia subaracnoidea prevede oltre ad una chiusura rapida (endovascolare o chirurgica) dell’aneurisma cerebrale sanguinante, anche il posizionamento precoce di un DVE per scopo terapeutico e/o di monitoraggio della PIC .
Pur in carenza di importanti studi clinici, abbiamo cercato di mettere in relazione le differenze dei valori di PIC con l’outcome e più precisamente se aumenti precoci di PIC possano influenzare negativamente la prognosi dei pazienti con ESA
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