Tesi etd-05092025-151706 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CARAMIELLO, RIMA
URN
etd-05092025-151706
Titolo
Il ruolo del terzo settore nel reinserimento sociale delle donne detenute
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Psaroudakis, Irene
Parole chiave
- donne detenute
- reinserimento sociale
- terzo settore
Data inizio appello
26/05/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/05/2095
Riassunto
La presente ricerca analizza in profondità il ruolo del Terzo Settore nel complesso processo di reinserimento sociale delle donne detenute nel sistema penitenziario italiano. Sebbene costituiscano solo il 4-5% della popolazione carceraria, le donne presentano vulnerabilità e bisogni specifici spesso trascurati da un sistema penitenziario improntato su modelli maschili.
La ricerca si colloca nel quadro dell’articolo 27 della Costituzione Italiana, che sancisce la funzione rieducativa della pena, e mette in luce gli ostacoli strutturali e culturali alla sua concreta attuazione per la popolazione femminile, risorse limitate, carenza di personale specializzato e scarsa differenziazione dei percorsi trattamentali. In questo contesto, il Terzo Settore assume un ruolo sussidiario e innovativo, progettando interventi personalizzati con l’obiettivo di rispondere ai bisogni complessi delle donne detenute e facilitare il passaggio dal carcere alla vita in comunità.
L’indagine si focalizza su progetti educativi, formativi, di inserimento lavorativo e di sostegno alla maternità promossi dal Terzo Settore, sia all’interno che all’esterno del carcere, con particolare attenzione agli interventi volti all’empowerment femminile, alla costruzione di competenze professionali e al supporto alla genitorialità. I risultati restituiscono un quadro particolare, da un lato emerge la capacità del Terzo Settore di colmare le lacune del sistema pubblico con percorsi personalizzati e inclusivi; dall’altro si rilevano criticità quali l’esiguità e la disomogeneità territoriale dei progetti rivolti alle donne e la cronica insufficienza di finanziamenti. Le donne detenute appaiono come una “minoranza nella minoranza”, frequentemente escluse dalle politiche penitenziarie generali.
Le testimonianze raccolte, pur raccontando percorsi di resilienza, evidenziano fragilità sistemiche, discontinuità tra carcere e territorio e carenze di risorse. Da ciò emerge l’urgenza di una riforma che integri una prospettiva di genere, rafforzi la sinergia tra pubblico e privato sociale e promuova una presenza più strutturata del Terzo Settore.
In conclusione, la tesi sostiene la necessità di concepire il reinserimento non come semplice esecuzione penale, ma come processo umano e dinamico, capace di valorizzare le specificità di genere e generare reali opportunità di autonomia per le donne in uscita dal carcere, contribuendo così a una società più giusta e inclusiva.
La ricerca si colloca nel quadro dell’articolo 27 della Costituzione Italiana, che sancisce la funzione rieducativa della pena, e mette in luce gli ostacoli strutturali e culturali alla sua concreta attuazione per la popolazione femminile, risorse limitate, carenza di personale specializzato e scarsa differenziazione dei percorsi trattamentali. In questo contesto, il Terzo Settore assume un ruolo sussidiario e innovativo, progettando interventi personalizzati con l’obiettivo di rispondere ai bisogni complessi delle donne detenute e facilitare il passaggio dal carcere alla vita in comunità.
L’indagine si focalizza su progetti educativi, formativi, di inserimento lavorativo e di sostegno alla maternità promossi dal Terzo Settore, sia all’interno che all’esterno del carcere, con particolare attenzione agli interventi volti all’empowerment femminile, alla costruzione di competenze professionali e al supporto alla genitorialità. I risultati restituiscono un quadro particolare, da un lato emerge la capacità del Terzo Settore di colmare le lacune del sistema pubblico con percorsi personalizzati e inclusivi; dall’altro si rilevano criticità quali l’esiguità e la disomogeneità territoriale dei progetti rivolti alle donne e la cronica insufficienza di finanziamenti. Le donne detenute appaiono come una “minoranza nella minoranza”, frequentemente escluse dalle politiche penitenziarie generali.
Le testimonianze raccolte, pur raccontando percorsi di resilienza, evidenziano fragilità sistemiche, discontinuità tra carcere e territorio e carenze di risorse. Da ciò emerge l’urgenza di una riforma che integri una prospettiva di genere, rafforzi la sinergia tra pubblico e privato sociale e promuova una presenza più strutturata del Terzo Settore.
In conclusione, la tesi sostiene la necessità di concepire il reinserimento non come semplice esecuzione penale, ma come processo umano e dinamico, capace di valorizzare le specificità di genere e generare reali opportunità di autonomia per le donne in uscita dal carcere, contribuendo così a una società più giusta e inclusiva.
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