Thesis etd-05082022-231829 |
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Thesis type
Tesi di specializzazione (5 anni)
Author
ROSATI, SARA
URN
etd-05082022-231829
Thesis title
Valori di CD64 su neutrofili (nCD64) e CD169 su monociti (mCD169) da sangue cordonale come potenziale marker di infezione in epoca neonatale.
Department
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Course of study
PEDIATRIA
Supervisors
relatore Prof. Peroni, Diego
Keywords
- biomarker
- infection
- infezione
- mCD169
- monociti
- monocytes
- nCD64
- neonatal sepsis
- neutrofili
- neutrophils
- sepsi neonatale
Graduation session start date
24/05/2022
Availability
Withheld
Release date
24/05/2025
Summary
Le cellule mieloidi del sistema immunitario innato rispondono in modo diverso quando incontrano virus o batteri. CD64 e CD169 sono markers di attivazione espressi dalle cellule, indotti in risposta a infezioni batteriche e virali sotto stimolo dell’interferone tipo I e II.
Nello specifico CD64 è il recettore FcγRI ad alta affinità per le IgG, espresso sulla superficie dei macrofagi, delle cellule dendritiche e dei monociti; è coinvolto nei processi di fagocitosi e killing intracellulare dei microrganismi patogeni, come difesa di prima linea contro le infezioni.
L’espressione di CD64 sui neutrofili è trascurabile in condizioni fisiologiche, ma aumenta in seguito a infezione batterica o danno infiammatorio, sotto lo stimolo di citochine infiammatorie quali INF tipo II (IFNγ) (entro 3-4 ore dallo stimolo) e G-CSF (entro 4-6 ore dallo stimolo) in studi in vitro.
CD169 è invece un recettore di adesione, riconosce le gliocoporteine e i glicolipidi della membrana virale: le infezioni virali determinano rilascio di INF tipo I (IFNα IFNβ), che induce l’espressione del CD169 sui monociti.
La capacità di nCD64 di discriminare tra infezioni batteriche e non batteriche è stata largamente dimostrata, mentre l’aumento di mCD169 dopo infezioni virali è stato descritto recentemente.
CD64 sui neutrofili è stato individuato da tempo in letteratura anche come marker diagnostico precoce in caso di sepsi neonatale, solo ed in associazione a marker di infezione più “tradizionali” (PCR, PCT e GB). Sensibilità e specificità sono però molto variabili nei diversi studi, sia a causa della difficile standardizzazione dei criteri di inclusione dei neonati, che per la mancanza di valori di riferimento chiari nella popolazione neonatale.
Recentemente un gruppo francese ha valutato l’analisi combinata di nCD64 e mCD169 come marker per predire la possibilità di infezione batterica o virale in pazienti febbrili che accedono in Pronto Soccorso: trovare un biomarker che distingua velocemente i pazienti con infezione batterica da quelli con infezione virale darebbe importanti vantaggi, sia in termini di outcome clinico per il paziente che per il minor utilizzo di terapie antibiotiche empiriche, che sappiamo aumentare le resistenze dei microrganismi.
In letteratura non sono riportati studi sull’utilizzo di nCD64 e mCD169 in combinazione per differenziare tra infezione batterica e virale nella popolazione pediatrica, né tantomeno nella popolazione neonatale: mancano pertanto informazioni sulla validità di questi biomarker e mancano valori di riferimento normali e patologici.
Lo studio oggetto della tesi si pone come obiettivo primario la valutazione dei valori normali di CD64 sui neutrofili e CD169 sui monociti in una popolazione di neonati sani (analizzati su sangue cordonale) e la loro correlazione con le principali variabili biologiche del neonato, il tipo di parto, i valori di proteina C reattiva e procalcitonina ed i fattori di rischio materni e neonatali per infezione.
Inoltre, lo studio include una popolazione di neonati ricoverati in Patologia Neonatale per sospetta sepsi neonatale, per valutare come i valori di nCD64 e mCD169, analizzati in combinazione, possano essere d’aiuto nel discriminare precocemente l’origine batterica o virale di un’infezione anche nei neonati. In particolare, valutando il MFI - mean fluorescence index-, ratio che permetterebbe di standardizzare l’analisi dei risultati ottenuti tra diversi centri.
La validazione di nCD64 e mCD169 per la distinzione tra infezione batterica e virale nei neonati necessita sicuramente ancora di studio e analisi di dati, ma sembra poter avere delle potenzialità d’utilizzo nella popolazione neonatale, come già dimostrato negli adulti.
Myeloid cells of the innate immune system respond differently in response to viruses or bacteria. CD64 and CD169 are activation markers expressed by cells, induced in response to bacterial and viral infections under the stimulus of interferon types I and II.
Specifically, CD64 is the high affinity FcγRI receptor for IgG, expressed on the surface of macrophages, dendritic cells and monocytes; it is involved in the processes of phagocytosis and intracellular killing of pathogenic microorganisms, as first line defense against infections.
CD64 expression on neutrophils is negligible under physiological conditions, but increases following bacterial infection or inflammatory damage, under the stimulation of inflammatory cytokines such as INF type II (IFNγ) (within 3-4 hours of the stimulus) and G-CSF (within 4-6 hours of stimulation) in in vitro studies.
CD169, on the other hand, is an adhesion receptor, that recognizes gliocoporteins and glycolipids of the viral membrane: viral infections cause the release of INF type I (IFNα IFNβ), which induces the expression of CD169 on monocytes.
The ability of nCD64 to discriminate between bacterial and non-bacterial infections has been widely demonstrated, while the increase in mCD169 after viral infections has been recently described.
CD64 on neutrophils has long been identified in the literature as an early diagnostic marker in the case of neonatal sepsis, alone and in association with more "traditional" infection markers (CRP, PCT and WBC). Sensitivity and specificity, however, are highly variable in the different studies, both due to the difficult standardization of neonatal inclusion criteria and the lack of normal values in the neonatal population.
Recently a French group evaluated the analysis of nCD64 and mCD169 to predict the possibility of bacterial or viral infection in patients with acute febrile illness entering emergency room: finding a biomarker that quickly distinguishes patients with bacterial infection from those with viral infection would give important advantages, both in terms of clinical outcome and to reduce use of empirical antibiotic therapies, which increase of antimicrobial resistance.
No studies are so far reported on the analysis of nCD64 and mCD169 in combination to differentiate between bacterial and viral infections in the pediatric population, nor in the neonatal population: therefore, information on validity of these biomarkers is lacking and normal and pathological reference values need to be established.
This study has as its primary goal to evaluate normal values of nCD64 and mCD169 in a population of healthy newborns (analyzing cord blood samples) and their correlation with main biological variables of the newborn, delivery mode, values of C reactive protein and procalcitonin and maternal and neonatal risk factors for neonatal sepsis.
In addition, the study includes a population of neonates admitted for suspected neonatal sepsis, to evaluate how values of nCD64 and mCD169, analyzed in combination, can help in discriminating early on bacterial or viral origin of infections, even in newborns. In particular, by evaluating the MFI - mean fluorescence index-, a ratio that would allow to standardize the analysis of the results obtained between different centers.
The validation of nCD64 and mCD169 for the distinction between bacterial and viral infection in newborns certainly still requires study and data analysis, but it seems to have potential for use in the neonatal population, as already demonstrated in adults.
Nello specifico CD64 è il recettore FcγRI ad alta affinità per le IgG, espresso sulla superficie dei macrofagi, delle cellule dendritiche e dei monociti; è coinvolto nei processi di fagocitosi e killing intracellulare dei microrganismi patogeni, come difesa di prima linea contro le infezioni.
L’espressione di CD64 sui neutrofili è trascurabile in condizioni fisiologiche, ma aumenta in seguito a infezione batterica o danno infiammatorio, sotto lo stimolo di citochine infiammatorie quali INF tipo II (IFNγ) (entro 3-4 ore dallo stimolo) e G-CSF (entro 4-6 ore dallo stimolo) in studi in vitro.
CD169 è invece un recettore di adesione, riconosce le gliocoporteine e i glicolipidi della membrana virale: le infezioni virali determinano rilascio di INF tipo I (IFNα IFNβ), che induce l’espressione del CD169 sui monociti.
La capacità di nCD64 di discriminare tra infezioni batteriche e non batteriche è stata largamente dimostrata, mentre l’aumento di mCD169 dopo infezioni virali è stato descritto recentemente.
CD64 sui neutrofili è stato individuato da tempo in letteratura anche come marker diagnostico precoce in caso di sepsi neonatale, solo ed in associazione a marker di infezione più “tradizionali” (PCR, PCT e GB). Sensibilità e specificità sono però molto variabili nei diversi studi, sia a causa della difficile standardizzazione dei criteri di inclusione dei neonati, che per la mancanza di valori di riferimento chiari nella popolazione neonatale.
Recentemente un gruppo francese ha valutato l’analisi combinata di nCD64 e mCD169 come marker per predire la possibilità di infezione batterica o virale in pazienti febbrili che accedono in Pronto Soccorso: trovare un biomarker che distingua velocemente i pazienti con infezione batterica da quelli con infezione virale darebbe importanti vantaggi, sia in termini di outcome clinico per il paziente che per il minor utilizzo di terapie antibiotiche empiriche, che sappiamo aumentare le resistenze dei microrganismi.
In letteratura non sono riportati studi sull’utilizzo di nCD64 e mCD169 in combinazione per differenziare tra infezione batterica e virale nella popolazione pediatrica, né tantomeno nella popolazione neonatale: mancano pertanto informazioni sulla validità di questi biomarker e mancano valori di riferimento normali e patologici.
Lo studio oggetto della tesi si pone come obiettivo primario la valutazione dei valori normali di CD64 sui neutrofili e CD169 sui monociti in una popolazione di neonati sani (analizzati su sangue cordonale) e la loro correlazione con le principali variabili biologiche del neonato, il tipo di parto, i valori di proteina C reattiva e procalcitonina ed i fattori di rischio materni e neonatali per infezione.
Inoltre, lo studio include una popolazione di neonati ricoverati in Patologia Neonatale per sospetta sepsi neonatale, per valutare come i valori di nCD64 e mCD169, analizzati in combinazione, possano essere d’aiuto nel discriminare precocemente l’origine batterica o virale di un’infezione anche nei neonati. In particolare, valutando il MFI - mean fluorescence index-, ratio che permetterebbe di standardizzare l’analisi dei risultati ottenuti tra diversi centri.
La validazione di nCD64 e mCD169 per la distinzione tra infezione batterica e virale nei neonati necessita sicuramente ancora di studio e analisi di dati, ma sembra poter avere delle potenzialità d’utilizzo nella popolazione neonatale, come già dimostrato negli adulti.
Myeloid cells of the innate immune system respond differently in response to viruses or bacteria. CD64 and CD169 are activation markers expressed by cells, induced in response to bacterial and viral infections under the stimulus of interferon types I and II.
Specifically, CD64 is the high affinity FcγRI receptor for IgG, expressed on the surface of macrophages, dendritic cells and monocytes; it is involved in the processes of phagocytosis and intracellular killing of pathogenic microorganisms, as first line defense against infections.
CD64 expression on neutrophils is negligible under physiological conditions, but increases following bacterial infection or inflammatory damage, under the stimulation of inflammatory cytokines such as INF type II (IFNγ) (within 3-4 hours of the stimulus) and G-CSF (within 4-6 hours of stimulation) in in vitro studies.
CD169, on the other hand, is an adhesion receptor, that recognizes gliocoporteins and glycolipids of the viral membrane: viral infections cause the release of INF type I (IFNα IFNβ), which induces the expression of CD169 on monocytes.
The ability of nCD64 to discriminate between bacterial and non-bacterial infections has been widely demonstrated, while the increase in mCD169 after viral infections has been recently described.
CD64 on neutrophils has long been identified in the literature as an early diagnostic marker in the case of neonatal sepsis, alone and in association with more "traditional" infection markers (CRP, PCT and WBC). Sensitivity and specificity, however, are highly variable in the different studies, both due to the difficult standardization of neonatal inclusion criteria and the lack of normal values in the neonatal population.
Recently a French group evaluated the analysis of nCD64 and mCD169 to predict the possibility of bacterial or viral infection in patients with acute febrile illness entering emergency room: finding a biomarker that quickly distinguishes patients with bacterial infection from those with viral infection would give important advantages, both in terms of clinical outcome and to reduce use of empirical antibiotic therapies, which increase of antimicrobial resistance.
No studies are so far reported on the analysis of nCD64 and mCD169 in combination to differentiate between bacterial and viral infections in the pediatric population, nor in the neonatal population: therefore, information on validity of these biomarkers is lacking and normal and pathological reference values need to be established.
This study has as its primary goal to evaluate normal values of nCD64 and mCD169 in a population of healthy newborns (analyzing cord blood samples) and their correlation with main biological variables of the newborn, delivery mode, values of C reactive protein and procalcitonin and maternal and neonatal risk factors for neonatal sepsis.
In addition, the study includes a population of neonates admitted for suspected neonatal sepsis, to evaluate how values of nCD64 and mCD169, analyzed in combination, can help in discriminating early on bacterial or viral origin of infections, even in newborns. In particular, by evaluating the MFI - mean fluorescence index-, a ratio that would allow to standardize the analysis of the results obtained between different centers.
The validation of nCD64 and mCD169 for the distinction between bacterial and viral infection in newborns certainly still requires study and data analysis, but it seems to have potential for use in the neonatal population, as already demonstrated in adults.
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