Tesi etd-05052025-094426 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
RONCA, MARTINA
URN
etd-05052025-094426
Titolo
Prevenire i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: un progetto pilota dal setting di trattamento
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Daniele, Simona
Parole chiave
- Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione
- educazione alimentare
- immagine corporea
- malnutrizione
- Mindful Eating
- obesità
- prevenzione
Data inizio appello
21/05/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/05/2065
Riassunto
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’alterazione del comportamento alimentare e un’intensa ideazione su cibo e corpo. Vista la difficoltà nel cogliere i fattori di rischio nelle giovani fasce di età, cruciale è l’ottimizzazione dei programmi di prevenzione. Si è ideato un progetto pilota di prevenzione primaria, al fine di agire tempestivamente sulle radici che portano alla precoce epifania del disordine alimentare, partendo dalle indicazioni di chi oggi lotta in prima persona contro il disturbo.
Questionari anonimi a domande aperte somministrati alle pazienti della residenza Palazzo Francisci (gruppo 1) e del centro diurno Nido delle rondini (gruppo 2) di Todi, campione di 22 individui. Ciascun questionario includeva una totalità di 6 quesiti, indagando 3 aree: la conoscenza generale delle pazienti sul tema prevenzione in ambito sanitario, l’aver o meno preso parte a giornate di prevenzione nel percorso scolastico e le proposte di intervento. Stando all’adeguatezza e alla pertinenza percepite da coloro che riferiscono di aver partecipato a progetti di educazione alimentare, l’80% delle pazienti del centro residenziale, dichiara una mancata appropriatezza nel linguaggio, con l’uso di terminologie fuorvianti che hanno avvallato la rigida categorizzazione dei cibi in buoni/cattivi, fomentando tendenze eliminatorie di tutta una serie di cibi descritti come non salutari.
Tra le pazienti del centro diurno, il 90% nonché la quasi totalità tra coloro che riportano esperienze di educazione alimentare, sottolinea una non pertinenza nelle modalità di esposizione dei contenuti, questi ultimi talvolta superficiali e stereotipati nel descrivere condizioni complesse quali obesità e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
Il 60% delle pazienti, integrando i riscontri emersi dal centro residenziale (gruppo 1) e dal centro diurno (gruppo 2), evidenzia la necessità di coinvolgere la scuola primaria come contesto applicativo prioritario nei futuri programmi di prevenzione ai DNA. Per un 30% del campione globale, uno sguardo attento è stato altresì collocato sugli ambienti sanitari, coinvolgendo pediatri e medici di medicina generale, con l’intento di favorire una comunicazione non diffamatoria circa il peso, trasferendo un’educazione alimentare in sintonia con un modello di salute bio-psico-sociale.
La quasi totalità del campione, pone il focus sul coinvolgimento delle famiglie come destinatari d’eccellenza nei programmi di prevenzione ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, visto il ruolo che queste ultime hanno dal periodo prodromico alla fase clinica di malattia, secondo il punto di vista delle pazienti.
Tra gli obiettivi designati da queste ultime, il focus sul connubio cibo-emozioni, accettazione corporea e un’educazione alimentare che svincoli da rigidi schemi, interiorizzati già dell'età evolutiva.
Da queste indicazioni, congiuntamente alle recenti linee guida, è nato un progetto pilota rivolto ad alunni, genitori e insegnanti delle classi quarte e quinte elementari con l’intento di soddisfare mediante strumenti quali la Mindful Eating, la psicomotricità, il role playing e tecniche basate sull’alimentazione intuitiva, le indicazioni emerse dalla ricerca qualitativa con le pazienti: promuovere l'ascolto dei segnali interni di fame e sazietà, incentivare la body confindence, contrastare il fat talk e gestire il connubio cibo-emozioni.
Questionari anonimi a domande aperte somministrati alle pazienti della residenza Palazzo Francisci (gruppo 1) e del centro diurno Nido delle rondini (gruppo 2) di Todi, campione di 22 individui. Ciascun questionario includeva una totalità di 6 quesiti, indagando 3 aree: la conoscenza generale delle pazienti sul tema prevenzione in ambito sanitario, l’aver o meno preso parte a giornate di prevenzione nel percorso scolastico e le proposte di intervento. Stando all’adeguatezza e alla pertinenza percepite da coloro che riferiscono di aver partecipato a progetti di educazione alimentare, l’80% delle pazienti del centro residenziale, dichiara una mancata appropriatezza nel linguaggio, con l’uso di terminologie fuorvianti che hanno avvallato la rigida categorizzazione dei cibi in buoni/cattivi, fomentando tendenze eliminatorie di tutta una serie di cibi descritti come non salutari.
Tra le pazienti del centro diurno, il 90% nonché la quasi totalità tra coloro che riportano esperienze di educazione alimentare, sottolinea una non pertinenza nelle modalità di esposizione dei contenuti, questi ultimi talvolta superficiali e stereotipati nel descrivere condizioni complesse quali obesità e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
Il 60% delle pazienti, integrando i riscontri emersi dal centro residenziale (gruppo 1) e dal centro diurno (gruppo 2), evidenzia la necessità di coinvolgere la scuola primaria come contesto applicativo prioritario nei futuri programmi di prevenzione ai DNA. Per un 30% del campione globale, uno sguardo attento è stato altresì collocato sugli ambienti sanitari, coinvolgendo pediatri e medici di medicina generale, con l’intento di favorire una comunicazione non diffamatoria circa il peso, trasferendo un’educazione alimentare in sintonia con un modello di salute bio-psico-sociale.
La quasi totalità del campione, pone il focus sul coinvolgimento delle famiglie come destinatari d’eccellenza nei programmi di prevenzione ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, visto il ruolo che queste ultime hanno dal periodo prodromico alla fase clinica di malattia, secondo il punto di vista delle pazienti.
Tra gli obiettivi designati da queste ultime, il focus sul connubio cibo-emozioni, accettazione corporea e un’educazione alimentare che svincoli da rigidi schemi, interiorizzati già dell'età evolutiva.
Da queste indicazioni, congiuntamente alle recenti linee guida, è nato un progetto pilota rivolto ad alunni, genitori e insegnanti delle classi quarte e quinte elementari con l’intento di soddisfare mediante strumenti quali la Mindful Eating, la psicomotricità, il role playing e tecniche basate sull’alimentazione intuitiva, le indicazioni emerse dalla ricerca qualitativa con le pazienti: promuovere l'ascolto dei segnali interni di fame e sazietà, incentivare la body confindence, contrastare il fat talk e gestire il connubio cibo-emozioni.
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