Tesi etd-05032024-003106 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ALOE, JESSICA
URN
etd-05032024-003106
Titolo
I Mercati Digitali: Data Power e nuove esigenze regolatorie
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
DIRITTO DELL'INNOVAZIONE PER L'IMPRESA E LE ISTITUZIONI
Relatori
relatore Favaro, Tamara
Parole chiave
- antitrust
- artificial intelligence act
- concorrenza
- data act
- data protection
- digital markets act
- digital services act
- digital single market strategy
- gatekeeper
- gdpr
- interoperabilità
- multi-sided markets
- platform ecosystems
- portabilità
- privacy
- risk-based approach
Data inizio appello
20/05/2024
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/05/2094
Riassunto
Le dinamiche che animano i mercati digitali hanno prodotto significative modifiche dell'assetto economico esistente, stravolgendo i paradigmi classici grazie all'effetto disruptive della tecnologia.
Il potere di mercato delle piattaforme digitali è legato al controllo di quantità massive di dati, e la struttura multi-versante che le connota rende possibile la c.d. data accumulation.
Le peculiarità degli ecosistemi digitali rendono difficile una valutazione del potere di mercato basata sui tradizionali strumenti e parametri utilizzati dalle autorità antitrust; ciò ha indotto le stesse autorità, dottrina e giurisprudenza a vagliare e inquadrare tale potere mediante il ripensamento di istituti come l'abuso di dipendenza economica, l'ampliamento del novero degli illeciti previsti dall'art. 102 TFUE come il self-preferencing, o il ricorso – in virtù dell'importanza dei dati – all'Essential Facility Doctrine.
L'esigenza da cui muovono questi tentativi di ostacolare il consolidamento del potere delle Big Tech è quella di garantire le condizioni per l'ingresso di new comers e conseguentemente una maggiore contendibilità del mercato.
In tale direzione si sono mossi i policy makers europei, elaborando la Digital Single Market Strategy. Si è infatti ritenuto opportuno affiancare agli strumenti ex post tipici dell'intervento antitrust, una regolazione ex ante, in grado di affrontare le sfide nell'infosfera digitale. L'approccio adottato è quello risk-based, che rappresenta il filo conduttore di un intervento che si colloca nella dimensione del costituzionalismo digitale. I dati che gli utenti scambiano a fronte della prestazione di servizi da parte delle piattaforme hanno un valore negoziale. Il tema, venuto in rilievo a seguito di alcuni provvedimenti da parte delle Autorità garanti della concorrenza, ha assunto rilievo nell’ambito del diritto antitrust. Se nei mercati classici di prodotti omogenei i parametri fondamentali di concorrenza sono volume e prezzo, nei mercati dell’economia digitale a rilevare molto è la “qualità dell’esperienza”. La Corte di giustizia si è infatti pronunciata in questo senso, prevedendo la possibilità di assumere la privacy come parametro qualitativo per valutare la concorrenza.
Un obiettivo complementare alla concorrenza è la contendibilità dei mercati, perseguito dal DMA nell’ambito della Single Market Strategy. A tal fine, il Regolamento prevede nuovi diritti di accesso e portabilità per favorire lo switching e rendere possibile il multi-housing, abilitando conseguentemente il riutilizzo dei dati e rimuovendo un ostacolo alla concorrenza.
Dal punto di vista tecnico, una piena portabilità dei dati è possibile solo se sé è presente l’interoperabilità.
La strada percorsa dalle istituzioni europee mira a raggiungere un maggiore livello di cooperazione tra attori pubblici e privati. Il coinvolgimento di questi ultimi consente una migliore comprensione dell'impatto della tecnologia su società e mercati e potenzialmente garantire una più efficiente governance degli ecosistemi.
Il potere di mercato delle piattaforme digitali è legato al controllo di quantità massive di dati, e la struttura multi-versante che le connota rende possibile la c.d. data accumulation.
Le peculiarità degli ecosistemi digitali rendono difficile una valutazione del potere di mercato basata sui tradizionali strumenti e parametri utilizzati dalle autorità antitrust; ciò ha indotto le stesse autorità, dottrina e giurisprudenza a vagliare e inquadrare tale potere mediante il ripensamento di istituti come l'abuso di dipendenza economica, l'ampliamento del novero degli illeciti previsti dall'art. 102 TFUE come il self-preferencing, o il ricorso – in virtù dell'importanza dei dati – all'Essential Facility Doctrine.
L'esigenza da cui muovono questi tentativi di ostacolare il consolidamento del potere delle Big Tech è quella di garantire le condizioni per l'ingresso di new comers e conseguentemente una maggiore contendibilità del mercato.
In tale direzione si sono mossi i policy makers europei, elaborando la Digital Single Market Strategy. Si è infatti ritenuto opportuno affiancare agli strumenti ex post tipici dell'intervento antitrust, una regolazione ex ante, in grado di affrontare le sfide nell'infosfera digitale. L'approccio adottato è quello risk-based, che rappresenta il filo conduttore di un intervento che si colloca nella dimensione del costituzionalismo digitale. I dati che gli utenti scambiano a fronte della prestazione di servizi da parte delle piattaforme hanno un valore negoziale. Il tema, venuto in rilievo a seguito di alcuni provvedimenti da parte delle Autorità garanti della concorrenza, ha assunto rilievo nell’ambito del diritto antitrust. Se nei mercati classici di prodotti omogenei i parametri fondamentali di concorrenza sono volume e prezzo, nei mercati dell’economia digitale a rilevare molto è la “qualità dell’esperienza”. La Corte di giustizia si è infatti pronunciata in questo senso, prevedendo la possibilità di assumere la privacy come parametro qualitativo per valutare la concorrenza.
Un obiettivo complementare alla concorrenza è la contendibilità dei mercati, perseguito dal DMA nell’ambito della Single Market Strategy. A tal fine, il Regolamento prevede nuovi diritti di accesso e portabilità per favorire lo switching e rendere possibile il multi-housing, abilitando conseguentemente il riutilizzo dei dati e rimuovendo un ostacolo alla concorrenza.
Dal punto di vista tecnico, una piena portabilità dei dati è possibile solo se sé è presente l’interoperabilità.
La strada percorsa dalle istituzioni europee mira a raggiungere un maggiore livello di cooperazione tra attori pubblici e privati. Il coinvolgimento di questi ultimi consente una migliore comprensione dell'impatto della tecnologia su società e mercati e potenzialmente garantire una più efficiente governance degli ecosistemi.
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