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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-05032011-111207


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
AGOSTA, ELISA
URN
etd-05032011-111207
Titolo
Farmacogenetica di Ranibizumab in pazienti con maculopatia degenerativa legata all'eta
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE E TECNOLOGIE BIOMOLECOLARI
Relatori
relatore Dott. Bocci, Guido
correlatore Dott. Figus, Michele
correlatore Prof. Paolicchi, Aldo
Parole chiave
  • angiogenesi
  • Lucentis
  • polimorfismi
  • VEGF
Data inizio appello
13/06/2011
Consultabilità
Parziale
Data di rilascio
13/06/2051
Riassunto
FARMACOGENETICA DI RANIBIZUMAB IN PAZIENTI CON MACULOPATIA DEGENERATIVA LEGATA ALL’ETÀ

Tesi di laurea specialistica in Scienze e Tecnologie Biomolecolari

Candidata: Agosta Elisa

Introduzione: La degenerazione maculare senile (DMS) è diventata la maggiore causa di ipovisione negli individui al di sopra dei 65 anni nei Paesi industrializzati. Dal punto di vista clinico, caratteristica è la comparsa delle drusen, accumuli di materiale ialino, che si evolvono nella forma essudativa-emorragica (umida) e atrofica (secca). La forma umida è caratterizzata dalla proliferazione di nuovi vasi nella membrana sottoretinica, promossa da numerosi regolatori proangiogenici fra i quali gioca un ruolo determinante il fattore di crescita dell’endotelio vascolare VEGF-A.

Obiettivi dello studio: Lo scopo del presente studio è di analizzare, per la prima volta, l’associazione tra alcuni SNPs del gene VEGF-A nei pazienti arruolati e l’efficacia del trattamento con l’anticorpo monoclonale ranibizumab diretto contro i fattori di crescita dell’endotelio vascolare.

Pazienti e metodi: Sono stati attualmente arruolati 44 pazienti al di sopra dei 65 anni ai quali è stata diagnosticata una DMS di tipo umido avvalendosi di fluoroangiografia con indocianina e fluoresceina e OCT (tomografia a coerenza ottica). È stata valutata la risposta funzionale completa dopo il trattamento che comprende la misurazione dell’acuità visiva (espressa in numero di lettere ed eseguita con tavole ETDRS) e della sensibilità retinica avvalendosi della MP (microperimetria). È stato eseguito un prelievo di 5 ml di sangue intero dal quale è stato estratto il DNA genomico utilizzando QIAamp DNA Blood Mini Kit (Qiagen). I pazienti sono stati sottoposti a trattamento con ranibizumab, un anticorpo monoclonale anti-VEGF-A. Sono stati analizzati 5 polimorfismi a singolo nucleotide presenti sul gene del VEGF-A, che sembrerebbero essere responsabili della variabile produzione della sua proteina. I polimorfismi presi in esame sono:
-2578 A/C, -1498 C/T, -1154 A/G, -634 C/G, +936 C/T; è stata eseguita la discriminazione allelica in Real-Time PCR su piattaforma Taqman. I risultati ottenuti sono stati analizzati usando il software GraphPad Prism (versione 5.0; GraphPad Prism Software Inc., San Diego, CA, USA). L’equilibrio di Hardy-Weinberg e il test di linkage disequilibrium tra i loci è stato calcolato usando PHASE e Arlequin version 3.1.

Risultati: I 5 polimorfismi del gene del VEGF-A sono in equilibrio di Hardy-Weinberg con valori di chi quadro minori di 3,81 e di P>0,05.
Gli SNPs della regione del promotore sono in linkage disequilibrium, mentre il +936C/T segrega indipendentemente dagli altri. Al fine di verificare l’eventuale associazione tra genotipi e risposta clinica, abbiamo analizzato i dati con il test del chi quadro ottenendo risultati statisticamente significativi per gli SNPs -2578A/C, -1498C/T e -1154A/G.
Tra i pazienti che hanno avuto una risposta funzionale complessiva alla terapia con ranibizumab il 68,18% è portatore del genotipo -2578 AC/CC, mentre tra coloro che non hanno avuto risposta, la frequenza genotipica è stata solo del 22,73% (P=0,0366).
Analoghi risultati sono stati osservati con i genotipi -1498CT/TT e -1154AG/AA.

Conclusioni: In conclusione possiamo affermare che, dopo 6 mesi di terapia con ranibizumab, la maggiore frequenza dei genotipi -2578AC/CC, -1498CT/TT e -1154AG/AA si è manifestata tra i pazienti che hanno avuto una risposta funzionale retinica come dimostrato dalla sensibilità retinica media e dell’acuità visiva. Un ulteriore arruolamento dei pazienti sarà comunque necessario per confermare questi risultati preliminari.
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