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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-04212025-170257


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GELMUZZI, MATTEO
URN
etd-04212025-170257
Titolo
L’Intelligenza Artificiale nella gestione delle Risorse Umane: sviluppi, prospettive, trend e opportunità.
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Aiello, Antonio
Parole chiave
  • artificial intelligence
  • etica
  • formazione
  • human resources
  • intelligenza artificiale
  • machine learning
  • risorse umane
  • selezione
Data inizio appello
26/05/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
26/05/2065
Riassunto
L’Intelligenza Artificiale (IA), secondo la definizione del matematico John McCarthy, è la scienza che si occupa di creare e ingegnerizzare macchine intelligenti, in particolare programmi informatici capaci di svolgere funzioni cognitive tipiche dell’essere umano.

L’IA rappresenta oggi una delle tecnologie più pervasive e trasformative della nostra epoca. È capace di apprendere, adattarsi e prendere decisioni in modo autonomo, simulando comportamenti umani complessi. Il progresso dell’IA è stato possibile grazie alla combinazione di tre elementi fondamentali: l’aumento della potenza computazionale, la disponibilità di enormi quantità di dati (Big Data) e lo sviluppo di nuovi algoritmi, in particolare le reti neurali artificiali e il deep learning. Questi sistemi, ispirati al funzionamento del cervello umano, processano dati in modo coordinato e autonomo, migliorando progressivamente le proprie prestazioni.

Uno dei maggiori impatti dell’IA nel mondo del lavoro, si osserva in particolare nel settore delle Risorse Umane (RU). Negli ultimi anni, le organizzazioni si sono trovate a operare in contesti sempre più digitalizzati e complessi, dove l’adozione di tecnologie intelligenti ha modificato radicalmente i modelli organizzativi. L’IA consente oggi di automatizzare numerosi processi tipici della funzione HR, generando risparmi di tempo e costi, migliorando l’efficienza e promuovendo un approccio più strategico nella gestione delle persone.

Nell’ambito della selezione del personale, ad esempio, l’IA è in grado di analizzare automaticamente i curriculum vitae, individuare i candidati più idonei in base alle competenze richieste e persino valutarne la personalità attraverso modelli psicometrici come i Big Five Factors. Questi modelli, nati da studi di psicologia della personalità, consentono di valutare tratti fondamentali come apertura mentale, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e stabilità emotiva. Gli algoritmi, integrati con tecniche di Natural Language Processing (NLP), riescono a interpretare le risposte fornite dai candidati nei colloqui o nei questionari, verificando la compatibilità del profilo con il ruolo da ricoprire.

L’IA può così supportare le aziende nel miglioramento delle strategie comunicative, nella personalizzazione della formazione e nello sviluppo delle soft skills.

Un altro strumento chiave sono i software ATS (Applicant Tracking System), sistemi di tracciamento dei candidati che sfruttano l’intelligenza artificiale per gestire in modo centralizzato e automatizzato l’intero processo di selezione, dal reclutamento al placement. Questi sistemi consentono ai recruiter di monitorare ogni fase del processo e di ottimizzare le decisioni grazie a suggerimenti basati su dati oggettivi.

Ma l’applicazione dell’IA nelle RU non si limita alla selezione. Essa interviene anche nella valutazione delle performance, nella pianificazione della forza lavoro, nell’onboarding e nella formazione continua. Grazie all’apprendimento automatico, le aziende possono analizzare le performance in modo oggettivo, identificare aree di miglioramento, proporre percorsi di crescita personalizzati e anticipare fenomeni di insoddisfazione o stress.

Il tema del benessere organizzativo diventa così centrale. L’IA consente di monitorare in tempo reale segnali di stress o malessere e di intervenire preventivamente, anche tramite analisi predittive che identificano pattern comportamentali a rischio. Questo è particolarmente importante in un contesto lavorativo in cui la qualità della vita, il senso di appartenenza e la salute psicologica dei dipendenti sono sempre più riconosciuti come fattori critici di successo.

Tuttavia, l’integrazione dell’IA nei processi aziendali solleva anche una serie di questioni etiche e sociali. Tra le principali criticità si segnalano il rischio di bias algoritmici, la riduzione dell’interazione umana, le preoccupazioni legate alla privacy e l’impatto ambientale legato all’elevato consumo energetico dei sistemi intelligenti. È necessario che le organizzazioni affrontino queste sfide con responsabilità, adottando una visione etica e sostenibile dello sviluppo tecnologico.
L’IA può diventare una preziosa alleata, capace di supportare l’uomo nelle attività più complesse e faticose, ma senza sostituirlo nella sua capacità creativa e relazionale. Il “controllo”, dunque, deve rimanere umano: solo attraverso una leadership consapevole e orientata all’innovazione sarà possibile garantire un utilizzo equo ed inclusivo.

La vera sfida per il futuro sarà riuscire a integrare l’IA come leva di innovazione responsabile, trovando un equilibrio tra efficienza tecnologica e centralità della persona. Le organizzazioni dovranno investire nella formazione continua, sviluppare nuove competenze (soprattutto soft skills come empatia, intelligenza emotiva e problem-solving), e promuovere una cultura aziendale aperta al cambiamento.

In conclusione, l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità straordinaria per migliorare il mondo del lavoro, se sarà gestita con lungimiranza e sensibilità. L’obiettivo non è sostituire l’uomo, ma potenziarne le capacità, liberandolo da compiti ripetitivi e permettendogli di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto.
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