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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-04212022-172718


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BENASSI, REBECCA
URN
etd-04212022-172718
Titolo
Behavioral finance e tecniche di correzione dei bias comportamentali.
Dipartimento
ECONOMIA E MANAGEMENT
Corso di studi
BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI
Relatori
relatore Vergari, Cecilia
Parole chiave
  • EMH
  • tecniche di correzione degli errori
  • finanza comportamentale
  • bias
  • euristiche
  • behavioral finance
  • teoria dell'utilità attesa
Data inizio appello
10/05/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
10/05/2025
Riassunto
Nel corso di questo elaborato verrà trattata inizialmente la teoria finanziaria tradizionale la quale è stata, per molto tempo, il modello principale di analisi dei mercati finanziari, basato sulla razionalità illimitata degli individui e che ha permesso di affrontare un ampio ventaglio di problemi. Verranno illustrate più nel dettaglio, la teoria dell’utilità attesa e l’ipotesi di efficienza dei mercati, pilastri di questo filone della finanza.
Successivamente, prendendo anche in rassegna le principali critiche rivolte a tali teorie, verranno evidenziate le anomalie riscontrate dalla ricerca empirica circa il comportamento dei soggetti che risulta non conciliabile con l’assunto di razionalità delle scelte.
A partire da tali anomalie si introdurrà la Prospect theory, la quale rappresenta un’alternativa descrittiva alla teoria dell’utilità attesa. Se, infatti, la teoria classica stabiliva le condizioni ideali e “normative”, ossia come gli investitori dovrebbero comportarsi nel fare le proprie scelte, la teoria del prospetto fornisce una descrizione di come effettivamente i soggetti si comportano di fronte ad una decisione.
L’analisi di questa teoria risulta di fondamentale importanza, non solo per il suo aspetto innovativo caratterizzato dal frequente ricorso all’evidenza empirica, ma principalmente per il fatto che risulta essere una prima evoluzione rispetto alla “semplicità" della finanza classica e pertanto considerabile come un “ponte” verso un approccio alternativo, la finanza comportamentale.
La behavioral finance, che viene analizzata nel terzo capitolo, si sviluppa negli ultimi trent’anni e applica i risultati della psicologia cognitiva alle tematiche finanziarie. I contributi riguardanti questo filone della finanza sono molti e in particolare spiccano quelli di Kahneman e Tversky. I due studiosi, nei loro lavori, evidenziano il fatto che gli individui nella maggior parte dei casi utilizzano regole pratiche per effettuare le proprie scelte. Ciò accade perchè l’individuo è dotato di due sistemi cognitivi “diversi”, uno più intuitivo, automatico ed impulsivo, l’altro più riflessivo e consapevole e spesso il primo prevale sull’altro.
Nell’elaborato saranno descritte tali regole pratiche, denominate euristiche e sarà mostrato come esse non sempre possono portare ad una buona risoluzione del problema, ma anzi, nella maggior parte delle volte spingono il soggetto a cadere in errore.
Questi ultimi, in gergo tecnico, vengono definiti bias comportamentali e ne esistono di tantissimi tipi, ma in questo contesto ci soffermeremo a descrivere quelli che più di frequente influenzano gli investitori.
Nel capitolo conclusivo, verranno prese in analisi alcune possibili tecniche di correzione degli errori. La finanza comportamentale è stata, infatti, accusata di aver individuato tali anomalie, ma di non aver fatto nulla per correggerle.
In realtà, ad oggi, essa ha individuato vari strumenti utili per contrastare i bias e in particolare si porrà l’attenzione sull’educazione finanziaria, sulla trasparenza informativa e sulla figura del consulente finanziario, concludendo con il ruolo svolto dalla “Nudge theory”.
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