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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03282025-195853


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MADONIA, GIUSEPPE
URN
etd-03282025-195853
Titolo
Le criptovalute nel sistema impositivo dei redditi italiano
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Boletto, Giulia
Parole chiave
  • Bitcoin
  • Criptovalute
  • Diritto Tributario
Data inizio appello
14/04/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/04/2095
Riassunto
La rivoluzione concettuale introdotta dalle criptovalute e, più in generale, dalle cripto-attività solleva questioni di rilievo anche in ambito tributario. Il trattamento fiscale di tali asset digitali rappresenta, infatti, una delle tematiche più complesse e dibattute nel panorama giuridico e politico, principalmente a causa delle difficoltà interpretative legate alla loro dubbia qualificazione giuridica. Tali incertezze emergono con particolare evidenza nel caso delle criptovalute basate su blockchain pubbliche, come Bitcoin. L’assenza di un sottostante che ne garantisca la stabilità, unita alla mancanza di un ente regolatore che ne controlli l’emissione e la circolazione, accresce le difficoltà di inquadramento giuridico, complicando, di conseguenza, ogni tentativo di qualificazione del fenomeno da un punto di vista tributario. La normativa fiscale, infatti, prevede differenti modalità di determinazione del reddito e individua distinti momenti impositivi a seconda che si tratti di beni, valute aventi corso legale, valute estere o prodotti finanziari. In relazione alle cripto-attività, tuttavia, non esiste né può esistere una classificazione dogmatica, certa e univoca, che possa includere le diverse declinazioni di un fenomeno tanto ambiguo quanto multiforme. Ne sono una chiara dimostrazione la crescente diffusione di strumenti derivati basati su criptovalute, la tokenizzazione di asset reali e l’emergere della finanza decentralizzata (DeFi), che ha introdotto nuove forme di intermediazione finanziaria prive di soggetti regolatori tradizionali. Le difficoltà interpretative e di inquadramento fiscale risultano dunque evidenti e sono ulteriormente aggravate dalla natura stessa delle cripto-attività, le quali si trovano in una dimensione virtuale, sono prive di un legame con il territorio nazionale o estero (a-territorialità), sicché risulta particolarmente complesso determinare il luogo di produzione dei proventi da tassare, così come l’individuazione del soggetto che ne ha la disponibilità giuridica. Infine, va considerato che tali fenomeni sono caratterizzati dall’assenza di valutazioni e quotazioni condivise. Il prezzo delle principali criptovalute, infatti, è soggetto a oscillazioni significative, che non solo influiscono sul calcolo delle plusvalenze derivanti dal loro utilizzo, ma rendono altresì complessa la determinazione della base imponibile per le imposte di consumo (IVA) e per le imposte patrimoniali. Nonostante queste difficoltà, è innegabile che il ciclo di vita delle criptovalute coinvolga trasversalmente le principali aree della fiscalità, quali l’imposizione diretta, l’imposizione indiretta e la sostituzione tributaria. In Italia, in assenza di una regolamentazione specifica, le prime interpretazioni sono state fornite dall'Agenzia delle Entrate, che ha ancorato il fenomeno a categorie giuridiche già esistenti, sostenendo, in particolare, l’assimilabilità delle criptovalute alle valute estere. Tale impostazione, tuttavia, è stata oggetto di ampie critiche e, di fatto, è stata superata con la Legge di Bilancio 2023 (l. n. 197 del 29 dicembre 2022), che ha introdotto la nuova lettera c-sexies) all’articolo 67, comma 1 del TUIR. Dopo un periodo di vuoto normativo, che ha dato luogo ad un ampio dibattito dottrinale, viene così superata la controversa assimilazione tra criptovalute e valute estere. La nuova disciplina, infatti, riconosce l’autonomia concettuale del fenomeno in esame, ancorché a fini tributari, e individua una serie di fattispecie suscettibili di generare redditi diversi fiscalmente rilevanti. In questa direzione si inserisce anche la Legge di Bilancio 2025 (l. n. 207 del 30 dicembre 2024), che ha apportato modifiche significative al regime fiscale precedentemente introdotto, inasprendo sensibilmente la pressione fiscale sulle criptovalute. Le misure adottate, sebbene sollevino alcune perplessità, riflettono un chiaro orientamento del legislatore verso un maggiore controllo e una più rigida regolamentazione fiscale del settore. Tale approccio, inoltre, si inserisce in un contesto di crescente attenzione internazionale, come dimostrato con il regolamento MiCAR (Markets in Crypto-Assets), adottato dall’Unione Europea per disciplinare in modo uniforme le cripto-attività all’interno del mercato comunitario.
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