Tesi etd-03272025-205225 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
KASHAH, MONIKA
URN
etd-03272025-205225
Titolo
Dal Kanun alla Costituzione. La sfida della giustizia tra tradizione e Stato di diritto.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Tarchi, Rolando
Parole chiave
- altri codici consetudinari
- gli istituti principali del kanun
- i principi fondamentali della Costituzione
- il conflitto con il codice civile
- il confronto con il codice Barbaricino.
- il fidanzamento
- il giuramento
- il Kanun di Benda
- il Kanun di Laberia
- il Kanun di Lek Dukagjini
- il Kanun di Scanderbeg
- il Kanun nei secoli
- il lavoro
- il matrimonio nel kanun
- il processo costituente
- il valore del kanun nella piena effettività
- l'agguato
- l'autorità del bajraktar
- l'evoluzione della famiglia
- l'evoluzione della gjakmarrja
- l'infanzia negata
- l'omicidio nel Kanun
- l'onore nel Kanun come principio giuridico
- la chiesa
- la disciplina della famiglia
- la figura di Idriz Suli
- la giurisprudenza costituzionale
- la mancata tutela dei minori
- la morte
- la parola
- la protezione dell'onore
- la transformazione della proprietà in Albania
- la tutela del lavoro
- la vendetta
- le premesse storiche
- le successioni
- Lidhja Shqiptare e Prizrenit
- plurireligiosità
- prestazioni e donazioni
Data inizio appello
14/04/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’evoluzione del diritto, in ogni contesto storico e geografico, si è sempre confrontata con un duplice binario, da un lato, la produzione normativa formale dello Stato, dall’altro, le fonti informali e consuetudinarie, radicate nelle pratiche sociali e nella memoria collettiva. L’Albania costituisce, da questo punto di vista, un caso emblematico, un ordinamento in cui il diritto consuetudinario e in particolare il Kanun di Lekë Dukagjini ha storicamente esercitato un’influenza profonda, strutturando comportamenti, regolando conflitti e affermando valori giuridici alternativi, spesso in contrapposizione con il diritto statuale. Il presente lavoro ha l’obiettivo di indagare la natura e l’evoluzione del Kanun in chiave giuridica, analizzando i suoi contenuti normativi, la sua funzione sociale e giuridica nei diversi periodi storici, nonché le sue attuali interferenze e contraddizioni rispetto al sistema costituzionale albanese contemporaneo. Si tratta, di una riflessione sul difficile bilanciamento tra la conservazione della tradizione giuridica e la necessità di affermare pienamente i principi dello Stato di diritto, della legalità e dei diritti fondamentali.
Nel Capitolo I viene delineato il contesto storico e culturale in cui si sviluppa il Kanun. Dopo una ricostruzione delle premesse storiche, si analizzano altri codici consuetudinari paralleli come il Kanun di Scanderbeg, di Labëria, di Benda e il loro ruolo nel definire sistemi giuridici locali autonomi, ma talvolta eterogenei e instabili. Un’attenzione particolare è riservata all’influenza delle dominazioni straniere (soprattutto ottomana), alla funzione del Kanun durante il regno di Zog I, al suo parziale oscuramento durante il regime comunista e alla sua rinnovata presenza, spesso ambigua, nella società post transizionale dopo gli anni ’90. Il capitolo si chiude con l’analisi della Lidhja Shqiptare e Prizrenit e del processo costituente, che porterà alla nascita della Costituzione democratica albanese, un testo normativo che si propone come fondamento dello Stato moderno, in rottura con il passato autoritario e con le forme arcaiche di regolazione sociale.
Il Capitolo II è dedicato all’analisi degli istituti giuridici fondamentali contenuti nel Kanun, divisi secondo la sua tradizionale articolazione per libri. Particolare rilievo è dato alla funzione della Chiesa, riconosciuta come autorità sacra e pacificatrice, e al ruolo del bajraktar quale figura centrale nella risoluzione dei conflitti. La disciplina della famiglia, del matrimonio, del fidanzamento, delle successioni e del lavoro mostra un assetto normativo improntato alla coesione comunitaria e alla protezione dell’onore, piuttosto che alla garanzia di diritti soggettivi individuali. Si osserva come, nel Kanun, il concetto di onore assuma una valenza giuridica primaria, orientando la sanzione, il risarcimento e la giustizia riparativa. L’importanza attribuita alla parola data, al giuramento e alla vendetta pone in evidenza un sistema basato sul prestigio sociale, la responsabilità collettiva e la reciprocità obbligatoria, piuttosto che sulla terzietà dell’autorità giudiziaria.
Nel Capitolo III si affronta il nodo cruciale del rapporto tra il Kanun e la Costituzione albanese vigente. Attraverso un’analisi articolata, vengono messi a confronto alcuni principi fondamentali della Carta del 1998 come la laicità dello Stato (art. 10), la libertà religiosa, il principio di uguaglianza, la tutela del lavoro e della famiglia, la protezione dei minori con le disposizioni consuetudinarie ancora radicate nella pratica sociale. Emergono numerosi punti di frizione, la gerarchia di genere nelle relazioni familiari, la debolezza della tutela dell’infanzia, la rilevanza dell’onore come parametro sanzionatorio extralegale, e la tendenza a una giustizia privata e informale. Il capitolo si conclude con una riflessione sul difficile dialogo tra legalità costituzionale e diritto vivente, e sulla necessità di armonizzare tradizione e modernità attraverso strumenti culturali, educativi e normativi.
Infine, il Capitolo IV approfondisce l’aspetto più problematico del Kanun, la vendetta di sangue (gjakmarrja). Viene ricostruito l’apparato normativo interno del Kanun in materia di omicidio, onore, tregua e corresponsabilità. La vendetta appare, nel codice originario, come un meccanismo di giustizia comunitaria e riequilibrio sociale, ma nella pratica contemporanea essa si è progressivamente distorta, trasformandosi in strumento di violenza indiscriminata e talvolta funzionale alla criminalità organizzata. L’analisi si arricchisce di un confronto con altre realtà consuetudinarie, in particolare con il Codice Barbaricino sardo, per evidenziare le somiglianze strutturali e le possibili strade di superamento giuridico e culturale.
Questa tesi, nel suo complesso, si propone non solo di descrivere il contenuto e l’impatto del Kanun, ma di offrire una riflessione critica sulla persistenza di modelli normativi extra statuali in contesti di debolezza istituzionale. La sfida è quella di costruire un sistema giuridico capace di riconoscere la pluralità delle tradizioni senza rinunciare alla centralità dei diritti fondamentali, all’universalità della legge e alla supremazia della Costituzione come espressione della volontà democratica e garanzia dell’eguaglianza giuridica.
Nel Capitolo I viene delineato il contesto storico e culturale in cui si sviluppa il Kanun. Dopo una ricostruzione delle premesse storiche, si analizzano altri codici consuetudinari paralleli come il Kanun di Scanderbeg, di Labëria, di Benda e il loro ruolo nel definire sistemi giuridici locali autonomi, ma talvolta eterogenei e instabili. Un’attenzione particolare è riservata all’influenza delle dominazioni straniere (soprattutto ottomana), alla funzione del Kanun durante il regno di Zog I, al suo parziale oscuramento durante il regime comunista e alla sua rinnovata presenza, spesso ambigua, nella società post transizionale dopo gli anni ’90. Il capitolo si chiude con l’analisi della Lidhja Shqiptare e Prizrenit e del processo costituente, che porterà alla nascita della Costituzione democratica albanese, un testo normativo che si propone come fondamento dello Stato moderno, in rottura con il passato autoritario e con le forme arcaiche di regolazione sociale.
Il Capitolo II è dedicato all’analisi degli istituti giuridici fondamentali contenuti nel Kanun, divisi secondo la sua tradizionale articolazione per libri. Particolare rilievo è dato alla funzione della Chiesa, riconosciuta come autorità sacra e pacificatrice, e al ruolo del bajraktar quale figura centrale nella risoluzione dei conflitti. La disciplina della famiglia, del matrimonio, del fidanzamento, delle successioni e del lavoro mostra un assetto normativo improntato alla coesione comunitaria e alla protezione dell’onore, piuttosto che alla garanzia di diritti soggettivi individuali. Si osserva come, nel Kanun, il concetto di onore assuma una valenza giuridica primaria, orientando la sanzione, il risarcimento e la giustizia riparativa. L’importanza attribuita alla parola data, al giuramento e alla vendetta pone in evidenza un sistema basato sul prestigio sociale, la responsabilità collettiva e la reciprocità obbligatoria, piuttosto che sulla terzietà dell’autorità giudiziaria.
Nel Capitolo III si affronta il nodo cruciale del rapporto tra il Kanun e la Costituzione albanese vigente. Attraverso un’analisi articolata, vengono messi a confronto alcuni principi fondamentali della Carta del 1998 come la laicità dello Stato (art. 10), la libertà religiosa, il principio di uguaglianza, la tutela del lavoro e della famiglia, la protezione dei minori con le disposizioni consuetudinarie ancora radicate nella pratica sociale. Emergono numerosi punti di frizione, la gerarchia di genere nelle relazioni familiari, la debolezza della tutela dell’infanzia, la rilevanza dell’onore come parametro sanzionatorio extralegale, e la tendenza a una giustizia privata e informale. Il capitolo si conclude con una riflessione sul difficile dialogo tra legalità costituzionale e diritto vivente, e sulla necessità di armonizzare tradizione e modernità attraverso strumenti culturali, educativi e normativi.
Infine, il Capitolo IV approfondisce l’aspetto più problematico del Kanun, la vendetta di sangue (gjakmarrja). Viene ricostruito l’apparato normativo interno del Kanun in materia di omicidio, onore, tregua e corresponsabilità. La vendetta appare, nel codice originario, come un meccanismo di giustizia comunitaria e riequilibrio sociale, ma nella pratica contemporanea essa si è progressivamente distorta, trasformandosi in strumento di violenza indiscriminata e talvolta funzionale alla criminalità organizzata. L’analisi si arricchisce di un confronto con altre realtà consuetudinarie, in particolare con il Codice Barbaricino sardo, per evidenziare le somiglianze strutturali e le possibili strade di superamento giuridico e culturale.
Questa tesi, nel suo complesso, si propone non solo di descrivere il contenuto e l’impatto del Kanun, ma di offrire una riflessione critica sulla persistenza di modelli normativi extra statuali in contesti di debolezza istituzionale. La sfida è quella di costruire un sistema giuridico capace di riconoscere la pluralità delle tradizioni senza rinunciare alla centralità dei diritti fondamentali, all’universalità della legge e alla supremazia della Costituzione come espressione della volontà democratica e garanzia dell’eguaglianza giuridica.
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