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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03262025-102709


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRECO, DAVIDE
URN
etd-03262025-102709
Titolo
CORSA AL RIARMO NAVALE NEL MEDITERRANEO: ATTORI DI RILIEVO, DIRETTIVE POLITICO-MILITARI E AMBIZIONI A CONFRONTO
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Prof. Lesti, Saverio
Parole chiave
  • Italia
  • Marina Militare
  • Mediterraneo
  • riarmo navale
Data inizio appello
14/04/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
La tesi analizza la crescente competizione navale nel Mediterraneo, esaminando le strategie politico-militari dei principali attori e il contesto della sicurezza marittima. Il lavoro si concentra sulla corsa al riarmo navale e sulle dinamiche di cooperazione e conflitto che caratterizzano la regione, con particolare attenzione alle iniziative multilaterali, alle operazioni congiunte e ai programmi di addestramento.

Il Mediterraneo ha storicamente rappresentato un crocevia strategico per il commercio, la sicurezza e la politica internazionale. Negli ultimi anni, la regione ha visto una crescente militarizzazione, con gli Stati rivieraschi che investono in nuove tecnologie navali e rafforzano la propria presenza marittima. Questa competizione è alimentata da dispute territoriali, interessi economici e dalla necessità di garantire la sicurezza delle infrastrutture energetiche e delle rotte commerciali.

Negli ultimi due decenni, diversi paesi del Mediterraneo hanno intrapreso un processo di modernizzazione delle proprie forze navali. L'Italia, la Francia, la Spagna, la Grecia e la Turchia hanno potenziato le proprie flotte, introducendo nuove fregate, sottomarini e sistemi di difesa aerea. La Turchia, in particolare, ha adottato una politica aggressiva di espansione marittima, basata sulla "Blue Homeland Doctrine", che mira a rafforzare il controllo sulle acque dell'Egeo e del Mediterraneo orientale.

L'acquisizione di nuove piattaforme navali da parte di questi paesi è strettamente legata alla necessità di proteggere le proprie Zone Economiche Esclusive (ZEE), le risorse energetiche offshore e contrastare eventuali minacce alla sovranità nazionale. In questo contesto, anche l’Unione Europea ha cercato di coordinare una risposta comune, rafforzando le proprie capacità di sicurezza marittima.

L’UE ha promosso varie iniziative per stabilizzare il Mediterraneo e rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri e i paesi partner. Il Partenariato Euro-Mediterraneo (PEM), istituito con la Conferenza di Barcellona del 1995, mirava a creare una zona di libero scambio e a promuovere la stabilità regionale. Tuttavia, i risultati sono stati limitati a causa della frammentazione politica tra i paesi della sponda sud e delle difficoltà nel coordinare le politiche di sicurezza.

La Politica Europea di Vicinato (PEV), introdotta nel 2003, ha cercato di rilanciare la cooperazione attraverso un approccio più flessibile e differenziato, legando il sostegno finanziario all’avanzamento delle riforme democratiche nei paesi partner. Nel 2008, il presidente francese Sarkozy ha lanciato l'Unione per il Mediterraneo (UPM), che ha cercato di rilanciare il dialogo multilaterale, ma con risultati modesti a causa delle tensioni geopolitiche.

Più recentemente, l’Italia ha promosso il Piano Mattei, un'iniziativa volta a rafforzare i legami con i paesi africani, ponendo maggiore enfasi sugli investimenti infrastrutturali e sullo sviluppo sostenibile per affrontare le cause profonde dell'instabilità e dell'emigrazione irregolare.


Uno degli strumenti chiave per rafforzare la sicurezza marittima nel Mediterraneo è la cooperazione operativa tra le marine militari degli Stati membri della NATO e dell’UE. Frontex gioca un ruolo cruciale nel controllo delle frontiere marittime, coordinando operazioni di pattugliamento e contrasto all'immigrazione irregolare. Tuttavia, è la dimensione militare che ha assunto maggiore importanza negli ultimi anni, con operazioni navali sempre più strutturate.

L'Italia ha lanciato Mare Nostrum nel 2013 dopo una serie di tragici naufragi nel Canale di Sicilia. L’operazione aveva un duplice obiettivo: salvaguardare le vite umane e contrastare le reti di trafficanti di esseri umani. Con un impiego mensile di oltre 9 milioni di euro, l’Italia ha utilizzato fregate, pattugliatori, elicotteri e droni per monitorare l’area e prestare soccorso ai migranti in difficoltà. Nel corso dell’operazione, oltre 150.000 persone sono state salvate e più di 700 scafisti arrestati.

A causa dei costi elevati e della pressione politica, Mare Nostrum è stata sostituita nel 2014 da Operazione Triton, gestita da Frontex, che ha ridotto l’impegno nelle operazioni di salvataggio, focalizzandosi sulla sorveglianza delle frontiere.

Nel 2020, l'UE ha avviato EUNavForMed - Operazione Irini, con il compito principale di far rispettare l’embargo sulle armi alla Libia imposto dalle Nazioni Unite. L'Italia ospita il quartier generale della missione e fornisce assetti navali e aerei per il monitoraggio delle rotte marittime.

Parallelamente, la NATO conduce l’operazione Sea Guardian, una missione di sicurezza marittima che mira a contrastare il terrorismo, il traffico di armi e di esseri umani. L’Italia partecipa attivamente con unità navali e aeree, contribuendo a operazioni di pattugliamento e addestramento congiunto con le marine alleate.

Le sfide della sicurezza marittima nel Mediterraneo richiedono un approccio multilaterale e una maggiore cooperazione tra gli Stati. L’UE e la NATO stanno cercando di sviluppare strategie più integrate per contrastare le minacce ibride, proteggere le infrastrutture critiche sottomarine e garantire la libertà di navigazione. In questo contesto, l’Italia continua a svolgere un ruolo centrale, bilanciando le proprie esigenze di difesa con l’impegno diplomatico per la stabilità della regione.

In conclusione, la competizione navale nel Mediterraneo è destinata a intensificarsi nei prossimi anni, rendendo essenziale un coordinamento efficace tra le potenze regionali e le organizzazioni internazionali per prevenire conflitti e garantire la sicurezza collettiva.
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