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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03262021-155755


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
BERTOLINI, MATTEO
URN
etd-03262021-155755
Titolo
IL MAR CINESE MERIDIONALE, RUOLO DELLE MARINE COINVOLTE NEI CONTENZIOSI TRA CINA, THAILANDIA, FILIPPINE, TAIWAN, VIETNAM, MALESIA
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore T.V. Altiero, Oscar
Parole chiave
  • Mar Cinese Meridionale
  • South China Sea
  • Marine Militari
  • Navy
  • Dispute
  • Conflicts
Data inizio appello
08/04/2021
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’area del Mar Cinese Meridionale è il fulcro delle dispute tra i paesi rivieraschi, oltre che a causa alla grande rilevanza economica esaminata in precedenza, anche per quanto riguarda la sovranità territoriale e i rapporti di forza tra le grandi potenze, quali Cina, India e Giappone. Dai rapporti tra le potenze maggiori conseguono le strategie dei paesi minori, i quali hanno tutto l’interesse di sfruttare le competizioni dei paesi più importanti per aspirare ad un ruolo più rilevante. Tra le grandi potenze che hanno interessi e influenza nell’area, oltre ai paesi del Sud Est Asiatico, non è possibile non considerare gli Stati Uniti. Gli USA perseguono un grande impegno, soprattutto marittimo con la Settima Flotta del Pacifico, in nome della “libertà di navigazione”, al fine di mantenere l’indipendenza dei paesi del Sud Est Asiatico dalle strategie di Pechino. Ma l’impegno Washington riguarda principalmente la salvaguardia dei propri interessi economici e strategici, nonché la difesa della propria supremazia navale e dell’impero navale a stelle e strisce.
Le contese territoriali hanno origine a causa delle rivendicazioni cinesi sul controllo all’interno della zona compresa nelle “nine dash lines”. Quest’area di mare (circa il 95% dell’intero Mar Cinese Meridionale), che comprende tra l’altro le Isole Spratly e le Isole del Paracelso contese tra il Dragone, Brunei, Filippine, Malesia e Vietnam, si sovrappone alle zone economiche esclusive e alle acque territoriali degli altri paesi rivieraschi.
Il Mar Cinese Meridionale sta via via assumendo assume una rilevanza cruciale nel confronto tra Cina e Stati Uniti, in quanto potrebbe configurarsi come uno dei possibili teatri di scontro tra le due superpotenze. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che queste esercitano due volontà contrapposte:
- da un lato Pechino sta facendo grandissimi sforzi ed investimenti per espandere la propria area di influenza, a partire proprio dal Sud Est Asiatico ed in particolar modo dal Mar Cinese Meridionale
- dall’altro Washington non vuole solo contenere l’espansione cinese ma ambisce a sfruttare questo momento storico per neutralizzare una volta per tutte la Cina, in controtendenza con la politica adottata fino alla fine del secolo scorso che prevedeva di accompagnare la crescita del Dragone per farne un partner “assoggettato” a sé.
A causa della debolezza di ciascuno stato se preso singolarmente nei confronti di Pechino e di Washington sia dal punto di vista economico che militare, l’unica soluzione percorribile da parte dei governi dei paesi del Sud Est Asiatico è stata quella di sfruttare l’ASEAN, organizzazione creata precedentemente e con altre finalità, per tentare di bilanciare da un lato lo squilibrio dovuto al vincolo geografico che li obbliga a rapportarsi con Pechino, specie sul fronte economico – commerciale, e dall’altro l’allineamento geostrategico a Washington.
Le politiche estere e le posture dei paesi della Regione del Sud Est Asiatico sono tutte, più o meno marcatamente, rivolte ad adottare una posizione di neutralità sostanziale ed equidistanza nel confronto tra Pechino e Washington: i governi cercano di sfruttare tale contrasto a proprio vantaggio, ossia cercando appoggi contemporaneamente dalla Cina e dagli USA promettendo all’uno e all’altro parziale appoggio in caso di un eventuale conflitto. Forniscono agli Stati Uniti basi militari e consentono la presenza di truppe estere sul proprio territorio chiedendo in cambio protezione militare, e contemporaneamente si mostrano aperti nei confronti delle politiche economico – commerciali ed infrastrutturali espansionistiche della Cina ottenendo in cambio finanziamenti ed investimenti.
È verosimile che in un futuro i membri dell’ASEAN siano costretti ad assumere uno schieramento o, quantomeno, a rivalutare gli equilibri della Regione, infatti la posizione fin ora adottata non può essere portata avanti a lungo. Sia Washington che Pechino in più di un’occasione hanno dimostrato che l’appoggio fornito non è incondizionato: sono numerosi infatti gli eventi nei quali i governi delle superpotenze hanno mosso accuse nei confronti dei Paesi del Sud Est Asiatico e conseguentemente i rapporti hanno subito raffreddamenti.
L’ASEAN tuttavia funziona in qualità di organismo di cooperazione economica e commerciale grazie alla condivisione di intenti con l’obiettivo di accrescere l’importanza della Regione del Sud Est Asiatico. Dal punto di vista politico e militare però tale organizzazione è debole per due motivi:
1. la grande eterogeneità che impedisce ai governi di rinunciare, anche solo parzialmente, alla propria autonomia per conferire parte dei poteri ad un organismo sovranazionale che decida per essi
2. l’assenza di un paese che si ponga in qualità di leader, e ciò è dovuto essenzialmente alle difficoltà e alle debolezze che seppur in misure differenti affliggono tutti i governi nazionali
ciò comporta che ogni paese mantiene i propri eserciti, conduce la propria politica estera in modo autonomo e sostanzialmente indipendente dagli altri, emette la propria valuta e non esiste alcun parlamento sovranazionale.
Solo negli ultimi anni le Forze Armate dei membri dell’ASEAN sono state impiegate in operazioni e esercitazioni internazionali con gli USA.
Oltre agli interessi di ASEAN e USA si inseriscono anche altri attori internazionali, quali Australia, India, Giappone. Nel 2017 infatti grazie all’intervento del Presidente statunitense Trump è stata ri – avviata l’alleanza QUAD, Quadrilateral Security Dialogue, che coinvolge Australia, India, Giappone, Stati Uniti con l’obiettivo non dichiarato di frenare l’ascesa e l’espansione della potenza cinese.
In conseguenza di tali azioni le relazioni delle nazioni del Sud Est Asiatico si stanno aprendo anche nei confronti di Australia, India e Giappone le quali si stanno sempre più impegnando nelle questioni del Mar Cinese Meridionale in quanto temono appunto la potenza sia militare che economica del Dragone.
Pertanto non è escluso che in futuro tali relazioni si possano approfondire e possano portare all’instaurazione di nuovi equilibri tra le potenze coinvolte non solo nelle contese del Mar Cinese Meridionale, ma anche nell’affermazione della supremazia in tutta l’area dell’Oceano Pacifico e dell’Asia Orientale.

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