Tesi etd-03182025-104315 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIORDANO, MATTEO
URN
etd-03182025-104315
Titolo
Gestione clinica delle colecistopatie del cane: analisi di fattori clinici e diagnostici in pazienti trattati con approccio medico o chirurgico
Dipartimento
SCIENZE VETERINARIE
Corso di studi
MEDICINA VETERINARIA
Relatori
relatore Prof.ssa Marchetti, Veronica
correlatore Prof.ssa Citi, Simonetta
controrelatore Prof. Vannozzi, Iacopo
correlatore Prof.ssa Citi, Simonetta
controrelatore Prof. Vannozzi, Iacopo
Parole chiave
- biopsia epatica
- cane
- colecistectomia
- colecistopatia
- colestasi biochimica
- comorbilità
- danno epatico
- mucocele
Data inizio appello
04/04/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/04/2095
Riassunto
La patogenesi delle colecistopatie risulta multifattoriale e spesso vi sono comorbilità epatiche, pancreatiche ed endocrinologhe che possono alterare la gestione clinica del paziente; inoltre, anche la disbiosi enterica sembra coinvolta nelle colecistopatie.
In letteratura ci sono pochi studi che valutano il paziente colecistopatico in modo globale, sia dal punto di vista medico che chirurgico; inoltre, la maggior parte degli articoli mostra un numero di casi abbastanza limitato.
I segni clinici associati alla patologia colecistica sono spesso aspecifici e simili tra le varie patologie e spesso la gravità della patologia colecistica è direttamente proporzionale alla presenza e gravità dei segni clinici. Invece, le alterazioni dei parametri ematici sono spesso riferibili a patologie delle vie biliari post-epatiche, con alterazioni dell'enzimologia epatica, del colesterolo e dei trigliceridi.
Nel tempo, vari studi hanno valutato il tasso di mortalità dei cani in seguito all'intervento di colecistectomia, evidenziando una maggior mortalità nei pazienti con evidenza di segni clinici e in quelli che hanno affrontato una colecistectomia d’urgenza
Recentemente la fibrosi epatica è stata considerata un fattore prognostico negativo alla sopravvivenza dell’animale in seguito all’intervento di colecistectomia.
Lo scopo di questo studio retrospettivo multicentrico era di valutare determinati fattori clinici, biochimici, ecografici, chirurgici ed anche la presenza di comorbilità, al fine di ottenere informazioni utili a migliorare la gestione clinica della colecistopatia canina e per definire la migliore opzione terapeutica ed il momento migliore per attuarla.
I casi sono stati reperiti dall’Ospedale didattico veterinario di Pisa e anche da altre cliniche, i cui casi sono stati esaminati dal Dott. Pisani Guido e dal Dott. Cinti Filippo.
Sono stati inclusi cani con diagnosi di colecistopatia di vario tipo e l’eventuale follow up degli stessi dopo 1-3 mesi dalla presentazione, in un periodo che va da Gennaio 2018 a Dicembre 2023.
Sono stati esclusi cani con incompletezza di informazioni.
I dati inclusi nello studio riguardano il segnalamento degli animali, il tipo di dieta, il BCS, la presenza di vari segni e sintomi clinici, i parametri ematici del leucogramma e coagulativo e molti parametri biochimici, tra cui quelli relativi al danno epatico, alla colestasi biochimica, all’iperlipemia, e quelli di funzionalità renale e di danno pancreatico.
Sono state reperite anche le alterazioni ecografiche di vari organi e apparati addominali ed è stata caratterizzata la colecistopatia in base al tipo di patologia ecografica riscontrata.
E’ stata inoltre valutata la gravità della colecistopatia in base ad un nuovo score ecografico delle vie biliari recentemente pubblicato.
Tra gli altri dati inclusi, vi sono i dati chirurgici intraoperatori e l’eventuale colturale ed istologico, sia della colecisti, che del fegato e vie biliari.
Sono state poi valutate le comorbilità riscontrate dagli animali (coinvolgimento intestinale, pancreatico, renale ed endocrino) e la terapia (UDCA o UDCA e probiotici).
Al follow up dei cani sono stati valutati gli stessi sintomi e parametri ematici dei pazienti T0 ed in aggiunta è stato valutato il miglioramento clinico e del danno epatico.
E’ stata eseguita una classificazione dei pazienti in 3 grandi gruppi, in base alla gestione terapeutica (medico e chirurgico), in base al tipo di colecistopatia (mucocele, alterazioni parietali, fango biliare) e in base alla gravità della colecistopatia (lieve, moderata-grave).
Infine, sono state eseguite numerose analisi statistiche relazionando il tipo e la gravità della colecistopatia con più parametri clinici, biochimici ed ecografici. Sono stati confrontati statisticamente anche vari segni clinici, la gravità della colecistopatia e l’eventuale miglioramento clinico e del danno epatico in relazione al gruppo terapeutico di appartenenza.
I cani inclusi al momento della presentazione sono stati 143, di cui per 110 è stato scelto un approccio medico, mentre per i restanti 33 uno chirurgico.
La dieta ed il BCS non sono risultati statisticamente associati né al tipo né alla gravità della colecistopatia.
Tra i segni clinici valutati, il vomito, l’abbattimento, l’anoressia e il dolore addominale sono risultati associati tra i due gruppi, mostrando una prevalenza nel gruppo chirurgico.
I cani con una gravità della patologia colecistica maggiore hanno mostrato associazioni statistiche con i segni gastroenterici, il leucogramma infiammatorio, la colestasi biochimica ed il danno epatico. I cani con mucocele hanno evidenziato associazioni statistiche con il danno epatico e la colestasi biochimica. Inoltre, si è riscontrata anche una differenza statistica tra cani trattati con approccio medico e chirurgico; infatti, gli ultimi mostravano uno score ecografico di gravità della patologia colecistica e delle vie biliari e una colestasi biochimica maggiori rispetto al gruppo medico.
Anche il miglioramento del danno epatico è risultato statisticamente associato tra i due gruppi, mostrando un netto miglioramento nel gruppo chirurgico.
Le comorbilità riscontrate hanno mostrato prevalenze medio-basse più o meno simili tra di loro. Spicca il coinvolgimento epatico, confermato dall’elevata prevalenza del danno parenchimale e dalla presenza di alterazione ecografiche ed istologiche prevalentemente croniche. Tuttavia, risultano abbastanza rappresentate anche le comorbilità intestinali e pancreatiche.
Quindi, i pazienti chirurgici e quelli con uno score di gravità della colecisti e delle vie biliari hanno mostrato parametri clinici, biochimici ed ecografici sensibilmente peggiori rispetto alla controparte trattata con approccio medico o ai pazienti con score ecografico di entità lieve.
Questi fattori risultati statisticamente associati potrebbero essere utilizzati come indicatori di maggior gravità della patolologia, così come quelli risultati associati al gruppo chirurgico.
In conclusione, il presente studio sottolinea l’importanza di un approccio multimodale alla valutazione della colecistopatia, specie se si considerano le numerose comorbilità riscontrate e la presenza di uno stato infiammatorio, che a volte, da locale può diventare sistemico. Questi aspetti inducono il medico a valutare attentamente il momento giusto della chirurgia, in quanto i nostri dati confermano la maggior gravità della patologia nel paziente chirurgico e questo potrebbe indicare che più spesso la colecistectomia sia d’urgenza, sottoponendo il paziente a maggiori rischi.
La scelta di una possibile colecistectomia elettiva è supportata anche dall’evidenza di un danno epatico che spesso è istologicamente cronico e fibrotico e dal fatto che i pazienti chirurgici sembrano avere un outcome migliore in termini di danno d’organo.
Infine, considerata la rilevante associazione riscontrata tra fegato e colecisti, il suddetto studio sottolinea l’importanza dell’ esecuzione della biopsia epatica durante l’intervento di colecistectomia.
In letteratura ci sono pochi studi che valutano il paziente colecistopatico in modo globale, sia dal punto di vista medico che chirurgico; inoltre, la maggior parte degli articoli mostra un numero di casi abbastanza limitato.
I segni clinici associati alla patologia colecistica sono spesso aspecifici e simili tra le varie patologie e spesso la gravità della patologia colecistica è direttamente proporzionale alla presenza e gravità dei segni clinici. Invece, le alterazioni dei parametri ematici sono spesso riferibili a patologie delle vie biliari post-epatiche, con alterazioni dell'enzimologia epatica, del colesterolo e dei trigliceridi.
Nel tempo, vari studi hanno valutato il tasso di mortalità dei cani in seguito all'intervento di colecistectomia, evidenziando una maggior mortalità nei pazienti con evidenza di segni clinici e in quelli che hanno affrontato una colecistectomia d’urgenza
Recentemente la fibrosi epatica è stata considerata un fattore prognostico negativo alla sopravvivenza dell’animale in seguito all’intervento di colecistectomia.
Lo scopo di questo studio retrospettivo multicentrico era di valutare determinati fattori clinici, biochimici, ecografici, chirurgici ed anche la presenza di comorbilità, al fine di ottenere informazioni utili a migliorare la gestione clinica della colecistopatia canina e per definire la migliore opzione terapeutica ed il momento migliore per attuarla.
I casi sono stati reperiti dall’Ospedale didattico veterinario di Pisa e anche da altre cliniche, i cui casi sono stati esaminati dal Dott. Pisani Guido e dal Dott. Cinti Filippo.
Sono stati inclusi cani con diagnosi di colecistopatia di vario tipo e l’eventuale follow up degli stessi dopo 1-3 mesi dalla presentazione, in un periodo che va da Gennaio 2018 a Dicembre 2023.
Sono stati esclusi cani con incompletezza di informazioni.
I dati inclusi nello studio riguardano il segnalamento degli animali, il tipo di dieta, il BCS, la presenza di vari segni e sintomi clinici, i parametri ematici del leucogramma e coagulativo e molti parametri biochimici, tra cui quelli relativi al danno epatico, alla colestasi biochimica, all’iperlipemia, e quelli di funzionalità renale e di danno pancreatico.
Sono state reperite anche le alterazioni ecografiche di vari organi e apparati addominali ed è stata caratterizzata la colecistopatia in base al tipo di patologia ecografica riscontrata.
E’ stata inoltre valutata la gravità della colecistopatia in base ad un nuovo score ecografico delle vie biliari recentemente pubblicato.
Tra gli altri dati inclusi, vi sono i dati chirurgici intraoperatori e l’eventuale colturale ed istologico, sia della colecisti, che del fegato e vie biliari.
Sono state poi valutate le comorbilità riscontrate dagli animali (coinvolgimento intestinale, pancreatico, renale ed endocrino) e la terapia (UDCA o UDCA e probiotici).
Al follow up dei cani sono stati valutati gli stessi sintomi e parametri ematici dei pazienti T0 ed in aggiunta è stato valutato il miglioramento clinico e del danno epatico.
E’ stata eseguita una classificazione dei pazienti in 3 grandi gruppi, in base alla gestione terapeutica (medico e chirurgico), in base al tipo di colecistopatia (mucocele, alterazioni parietali, fango biliare) e in base alla gravità della colecistopatia (lieve, moderata-grave).
Infine, sono state eseguite numerose analisi statistiche relazionando il tipo e la gravità della colecistopatia con più parametri clinici, biochimici ed ecografici. Sono stati confrontati statisticamente anche vari segni clinici, la gravità della colecistopatia e l’eventuale miglioramento clinico e del danno epatico in relazione al gruppo terapeutico di appartenenza.
I cani inclusi al momento della presentazione sono stati 143, di cui per 110 è stato scelto un approccio medico, mentre per i restanti 33 uno chirurgico.
La dieta ed il BCS non sono risultati statisticamente associati né al tipo né alla gravità della colecistopatia.
Tra i segni clinici valutati, il vomito, l’abbattimento, l’anoressia e il dolore addominale sono risultati associati tra i due gruppi, mostrando una prevalenza nel gruppo chirurgico.
I cani con una gravità della patologia colecistica maggiore hanno mostrato associazioni statistiche con i segni gastroenterici, il leucogramma infiammatorio, la colestasi biochimica ed il danno epatico. I cani con mucocele hanno evidenziato associazioni statistiche con il danno epatico e la colestasi biochimica. Inoltre, si è riscontrata anche una differenza statistica tra cani trattati con approccio medico e chirurgico; infatti, gli ultimi mostravano uno score ecografico di gravità della patologia colecistica e delle vie biliari e una colestasi biochimica maggiori rispetto al gruppo medico.
Anche il miglioramento del danno epatico è risultato statisticamente associato tra i due gruppi, mostrando un netto miglioramento nel gruppo chirurgico.
Le comorbilità riscontrate hanno mostrato prevalenze medio-basse più o meno simili tra di loro. Spicca il coinvolgimento epatico, confermato dall’elevata prevalenza del danno parenchimale e dalla presenza di alterazione ecografiche ed istologiche prevalentemente croniche. Tuttavia, risultano abbastanza rappresentate anche le comorbilità intestinali e pancreatiche.
Quindi, i pazienti chirurgici e quelli con uno score di gravità della colecisti e delle vie biliari hanno mostrato parametri clinici, biochimici ed ecografici sensibilmente peggiori rispetto alla controparte trattata con approccio medico o ai pazienti con score ecografico di entità lieve.
Questi fattori risultati statisticamente associati potrebbero essere utilizzati come indicatori di maggior gravità della patolologia, così come quelli risultati associati al gruppo chirurgico.
In conclusione, il presente studio sottolinea l’importanza di un approccio multimodale alla valutazione della colecistopatia, specie se si considerano le numerose comorbilità riscontrate e la presenza di uno stato infiammatorio, che a volte, da locale può diventare sistemico. Questi aspetti inducono il medico a valutare attentamente il momento giusto della chirurgia, in quanto i nostri dati confermano la maggior gravità della patologia nel paziente chirurgico e questo potrebbe indicare che più spesso la colecistectomia sia d’urgenza, sottoponendo il paziente a maggiori rischi.
La scelta di una possibile colecistectomia elettiva è supportata anche dall’evidenza di un danno epatico che spesso è istologicamente cronico e fibrotico e dal fatto che i pazienti chirurgici sembrano avere un outcome migliore in termini di danno d’organo.
Infine, considerata la rilevante associazione riscontrata tra fegato e colecisti, il suddetto studio sottolinea l’importanza dell’ esecuzione della biopsia epatica durante l’intervento di colecistectomia.
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