Tesi etd-03182025-090741 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GALLETTI, CARLO ALBERTO
URN
etd-03182025-090741
Titolo
Per l'edizione critica della "Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae" di Bartolomeo Platina
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
ITALIANISTICA
Relatori
relatore Prof. Pontari, Paolo
correlatore Prof.ssa Celati, Marta Bianca Maria
correlatore Prof.ssa Celati, Marta Bianca Maria
Parole chiave
- Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae
Data inizio appello
04/04/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/04/2065
Riassunto
Pubblicata per la prima volta nel 1675 a Vienna per i tipi di Jhoannes Christoph Cosmerovius e per cura di Peter Lambek, l’Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae di Bartolomeo Platina (1466-1469) rappresenta la prima storiografia umanisticamente concepita della città di Mantova che va a scandire in sei libri la storia della città, dalle sue mitiche origini sino al marchesato di Ludovico II (1444-1478).
Solamente nel corso degli ultimi due secoli, dopo anni di silenzio tra gli studiosi, si è riacceso l’interesse per l’opera del Piadenese, con interventi sporadici e mirati, volti a indagare ora le fonti adottate per la narrazione storiografica, ora i rapporti tra l’umanista e la famiglia mantovana, ora alcune epistole scritte dal Sacchi in quegli anni turbolenti della sua vita.
Il primo importante contributo da menzionare fu lo studio condotto da Alessandro Luzio e Rodolfo Renier sul rapporto tra il Platina e i Gonzaga pubblicato nel 1889. Ripercorrendo la biografia dell’umanista, i due studiosi diedero alle stampe alcune epistole collegate indirettamente al Sacchi o da lui scritte o ricevute tra il 1466 e il 1469, che risultarono centrali per inquadrarne il profilo sotto l’ombra protettrice della famiglia mantovana e per ricostruire la genesi, la composizione e la diffusione dell’Historia urbis Mantuae.
Passò quasi un secolo, poi, quando in occasione del quinto centenario della morte dell’autore, Giacomo Ferraù dedicò un notevole saggio critico all’opera del Piadenese, in cui indagava le fonti, lo schema ideologico e le finalità propagandistiche sottostanti l’operazione di scrittura autoriale. Qui si offriva anche una prima recensio dei testimoni manoscritti e si coglievano importanti legami intertestuali con il De principe e il De optimo cive.
Infine, le ricerche condotte negli ultimi anni in modo collaterale da Damiana Vecchia all’interno dei lavori preparatori all’edizione critica delle Lettere del Platina hanno avuto il merito di far nuova luce sulla storia mantovana. Dalle indagini autoptiche condotte dalla studiosa presso le sedi archivistiche è emersa nuova documentazione inedita di natura epistolare che ha portato alla pubblicazione di un manipolo di lettere sconosciute e a una più ampia recensio dei testimoni manoscritti.
Questi lavori, se da un lato hanno avuto il merito di fissare alcune coordinate imprescindibili per chiunque decida di misurarsi con quest’opera, mostrano altresì la necessità di compiere un accurato lavoro filologico sul testo, che prenda preliminarmente in esame la storia del testo, dalla sua genesi alla sua versione definitiva, con annesso uno studio accurato della sua tradizione manoscritta, su cui non è mai stata compiuta un’indagine sistematica.
Solamente nel corso degli ultimi due secoli, dopo anni di silenzio tra gli studiosi, si è riacceso l’interesse per l’opera del Piadenese, con interventi sporadici e mirati, volti a indagare ora le fonti adottate per la narrazione storiografica, ora i rapporti tra l’umanista e la famiglia mantovana, ora alcune epistole scritte dal Sacchi in quegli anni turbolenti della sua vita.
Il primo importante contributo da menzionare fu lo studio condotto da Alessandro Luzio e Rodolfo Renier sul rapporto tra il Platina e i Gonzaga pubblicato nel 1889. Ripercorrendo la biografia dell’umanista, i due studiosi diedero alle stampe alcune epistole collegate indirettamente al Sacchi o da lui scritte o ricevute tra il 1466 e il 1469, che risultarono centrali per inquadrarne il profilo sotto l’ombra protettrice della famiglia mantovana e per ricostruire la genesi, la composizione e la diffusione dell’Historia urbis Mantuae.
Passò quasi un secolo, poi, quando in occasione del quinto centenario della morte dell’autore, Giacomo Ferraù dedicò un notevole saggio critico all’opera del Piadenese, in cui indagava le fonti, lo schema ideologico e le finalità propagandistiche sottostanti l’operazione di scrittura autoriale. Qui si offriva anche una prima recensio dei testimoni manoscritti e si coglievano importanti legami intertestuali con il De principe e il De optimo cive.
Infine, le ricerche condotte negli ultimi anni in modo collaterale da Damiana Vecchia all’interno dei lavori preparatori all’edizione critica delle Lettere del Platina hanno avuto il merito di far nuova luce sulla storia mantovana. Dalle indagini autoptiche condotte dalla studiosa presso le sedi archivistiche è emersa nuova documentazione inedita di natura epistolare che ha portato alla pubblicazione di un manipolo di lettere sconosciute e a una più ampia recensio dei testimoni manoscritti.
Questi lavori, se da un lato hanno avuto il merito di fissare alcune coordinate imprescindibili per chiunque decida di misurarsi con quest’opera, mostrano altresì la necessità di compiere un accurato lavoro filologico sul testo, che prenda preliminarmente in esame la storia del testo, dalla sua genesi alla sua versione definitiva, con annesso uno studio accurato della sua tradizione manoscritta, su cui non è mai stata compiuta un’indagine sistematica.
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