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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-03172025-171350


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
LANDUCCI, SILVIA
URN
etd-03172025-171350
Titolo
Il volto al di la' della soglia. La nostra responsabilità' verso l'Altro animale
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Fabris, Adriano
Parole chiave
  • animal
  • animale
  • boundary
  • care
  • carne coltivata
  • confine
  • cura
  • difference
  • differenza
  • ethics
  • face
  • relationship
  • relazione
  • responsabilità
  • responsibility
  • safe meat
  • sguardo
  • soglia
  • threshold
  • volto
Data inizio appello
04/04/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
04/04/2065
Riassunto
Questo lavoro intende proporre un punto di vista sull’animalità che possa aprire a una migliore relazione etica con l’altro animale, cercando di andare oltre l’esigenza di delineare il confine uomo-animale. Il primo capitolo rappresenta un inquadramento storico della questione animale e delle posizioni principali dell’animalismo contemporaneo, tra cui quelle di Peter Singer, di Tom Regan e di Martha Nussbaum, delle quali vengono analizzati i punti forti e le criticità, insieme ad alcuni approcci alternativi di ambientalisti contemporanei. Si parla inoltre del significato di una “buona relazione” dell’uomo con il cibo e del mito vegetariano, dei limiti e delle ambiguità di alcune scelte alimentari che possono rivelarsi pericolose e dannose per l’uomo e l’intero ecosistema. Si affronta il tema della carne coltivata che, attraverso studi approfonditi e ricerche consapevoli, può aprire a nuovi scenari alimentari alternativi e più sostenibili. Vengono poi ripercorse alcune delle tappe della storia del pensiero antropologico e filosofico, e le diverse definizioni che sono state date dell’animale. Dall’animale-macchina cartesiano, privo della capacità di scelta, all’animale come mancante di linguaggio, incapace di autodeterminarsi, all’animale heideggeriano “povero di mondo”. Tutte queste definizioni rappresentano diverse risposte al bisogno umano di definire il confine ambiguo tra uomo e animale, e rendono l’animalità una sorta di dispositivo teorico per definire quello che è il proprio dell’umano, che si rivela però essere un improprio.
Il secondo capitolo è incentrato sul concetto di “soglia” tra uomo e animale. A partire dalla visione antropocentrica dell’uomo come animale non specializzato ed eccentrico, si mostra che studi e ricerche smentiscono questa presunzione umana e anzi aprono a un concetto diverso di confine e di animalità. Attraverso il pensiero di Roberto Marchesini si riflette sulla cultura non come un frutto esclusivamente umano, ma come l'effetto di una condizione desiderante di apertura verso il mondo, una propensione a varcare il limite che rende quello tra uomo e animale non tanto un confine quanto piuttosto una soglia di ospitalità, e il corpo diventa una superficie attraverso cui è possibile instaurare un dialogo con il mondo. Le ricerche di Frans de Waal e Mark Bekoff sulla moralità degli animali cercano di dimostrare una vicinanza tra umano e animale anche dal punto di vista morale. Quello su cui proviamo a riflettere è se, per una buona relazione con l’animale, sia davvero necessario cercare di rendere l’animale un uomo oppure l’uomo un animale. Cancellare il limite può essere pericoloso tanto quanto accentuarlo, si tratta quindi di renderlo più stratificato e complesso.
Il terzo capitolo ha come tema il volto animale. A partire dall’esperienza dell'incontro con la sua gatta, Jacques Derrida critica tutti quei filosofi che hanno parlato dell’animale senza mai rendergli giustizia. La questione centrale è se l’animale, oltre che interpellarci, sia capace di risponderci e soprattutto se noi siamo capaci di ascoltarlo. Attraverso il concetto di nudità, la nostra capacità di lasciarsi guardare, le varie forme di empatia e l’uso che ne facciamo, la consapevolezza di una comune vulnerabilità, cerchiamo di proporre un nuovo tipo di relazione con l’altro animale. Il tentativo è quello di mostrare come possiamo ritrovare il concetto di “volto” di Emmanuel Lévinas nelle diverse modalità con cui l’animale ci mostra un suo punto di vista sul mondo e su di noi, e di come esso può davvero rappresentare l’assolutamente Altro, proprio per il profondo abisso che c’è tra esso e quello che noi definiamo "uomo", abisso che definisce l’essenza stessa dell’umano. Nel volto animale possiamo davvero incontrare un’animalità che ci interpella e ci convoca a una responsabilità assoluta verso l’estraneo, il diverso, che ci pone di fronte ai nostri limiti e ci riguarda perché condivide con noi lo stesso destino di creatura.
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