Tesi etd-03172025-103750 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
URSO, ALBERTO
URN
etd-03172025-103750
Titolo
Fenomenologia dell'inconscio e inconscio della fenomenologia
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof. Manca, Danilo
correlatore Prof.ssa Pugliese, Alice
correlatore Prof.ssa Pugliese, Alice
Parole chiave
- Husserl
- life
- Merleau-Ponty
- passive-synthesis.
- Sartre
- spontaneity
- unconscious
Data inizio appello
04/04/2025
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il seguente eleborato si svolge in due sezioni, con intenti diversi. Un primo obiettivo è quello di dimostrare come si debba inquadrare il concetto di inconscio nella giusta luce, come esprime Fink nell’appendice XXI di Crisi, per poterne parlare. Riflettere sull’inconscio in fenomenologia non vuol dire applicare la categoria psicanalitica alla fenomenologia, come ad esempio promuove Paul Ricœur. Indagare una ipotetica dimensione inconscia nel campo fenomenologico necessita di una chiarificazione preliminare del termine. Una volta inquadrate le necessità da stabilire per poter discutere dell’inconscio fenomenologico, ci si accorge che il ragionamento prende una piega meta-fenomenologica. L’inconscio cambia la soggettività fenomenologica e pone le condizioni per una naturalizzazione della fenomenologia, che ne implica una ridiscussione. Il problema più spinoso che emerge è infatti quello che tormenta lo stesso Husserl, ossia la motivazione della sua filosofia. Come un soggetto può essere portato ad abbracciare l’epoché e la riduzione trascendentale?
Nella prima sezione è discusso il ruolo dell'inconscio nella fenomenologia di Husserl come concetto operativo. Ciò afferma l'inconscio husserliano non come mnestico, ma come un modo di agire del soggetto di cui quest’ultimo è inconsapevole. Il primo capitolo cerca di comprendere in che termini è bene utilizzare il termine inconscio nella filosofia fenomenologica, cercando di sondare il terreno su alcuni scritti husserliani sulla natura dell’intenzionalità e sul tempo, come il primo volume di Idee, le lezioni sul tempo e alcuni accenni delle lezioni degli anni ‘20. Il secondo capitolo prende spunto da queste analisi andando a ricostruire la filosofia genetica degli anni ‘20, tenendo presente la teoria del giudizio e della genealogia della logica di questi anni. Sempre in questa parte emerge così che l’uomo agisca logicamente in maniera inconscia, senza essere consapevole che i processi inconsci logici rispecchino i suoi modi predicativi attivi. Come Husserl ammette in Logica formale e trascendentale esiste una logica inconscia, mai tematizzata dall’uomo in quanto interessato esclusivamente ai suoi oggetti, ai suoi scopi pratici.
Tenendo presente queste conclusioni, nell’ultimo capitolo della prima sezione l'inconscio fenomenologico viene identificato con la vita costituente, principio ontologico su cui Husserl insiste negli ultimi scritti. Ammettendo questo, tutte le sintesi passive su cui si basa il progetto genetico di Husserl, sono sintesi inconsce dal momento che il soggetto non le conosce e non può farlo se non attua una riduzione trascendentale.
Se infatti un soggetto è sempre affetto da un oggetto, l’attenzione non sarà mai posta sul modo di procedere della soggettività costituente inconscia. Quest’ultima rimane latente, ma non passiva, in quanto continua a costituire il senso oggettuale. Si tratta di sintesi inconsce perché il soggetto non può ancora riconoscersi come operante in quanto non ha effettuato la riduzione trascendentale. Facendo ciò si mette in risalto come la soggettività, una volta dipanato il modo inconscio di operare come agente costituente, divenga una soggettività diversa da quella ingenua, ossia filosofica. Questo fa emergere una frattura quasi insanabile all'interno della fenomenologia husserliana, ossia quella tra atteggiamento ingenuo-naturale e atteggiamento trascendentale. Husserl cerca di rispondere alle sue stesse difficoltà e in parte ci riesce. Molte operazioni che si svolgono nell’atteggiamento naturale, sono preparatorie alla fenomenologia. Ad esempio, la fantasia attua una presa di posizione del “come-se” che è parallela al rivolgimento fenomenologico dell’epoché. Sartre e Merleau-Ponty, nella seconda sezione, saranno usati come strumento per trovare una risposta a questa aporia husserliana: com'è possibile che nell'atteggiamento naturale ci siano dei motivi per l'atteggiamento trascendentale? Sartre ribalta completamente lo scenario fenomenologico nel 1934 con La trascendance de l’Ego, in cui sembra andare nella direzione opposta ad Husserl. In realtà molte delle tesi sostenute dallo stesso Sartre anticipano i temi dell’ultimo Husserl, quali la spontaneità della coscienza e il carattere “Non-Egoico” dell’intenzionalità irriflessa. A questo segue e si intreccia la riflessione di Merleau-Ponty e l’enfasi posta da quest’ultimo, al contrario di Husserl, sull’anonimia fungente che contraddistingue la coscienza corporea. Merleau-Ponty servirà da conclusione per una ridiscussione sulla natura, umana e non, nell’ambito fenomenologico.
Nella prima sezione è discusso il ruolo dell'inconscio nella fenomenologia di Husserl come concetto operativo. Ciò afferma l'inconscio husserliano non come mnestico, ma come un modo di agire del soggetto di cui quest’ultimo è inconsapevole. Il primo capitolo cerca di comprendere in che termini è bene utilizzare il termine inconscio nella filosofia fenomenologica, cercando di sondare il terreno su alcuni scritti husserliani sulla natura dell’intenzionalità e sul tempo, come il primo volume di Idee, le lezioni sul tempo e alcuni accenni delle lezioni degli anni ‘20. Il secondo capitolo prende spunto da queste analisi andando a ricostruire la filosofia genetica degli anni ‘20, tenendo presente la teoria del giudizio e della genealogia della logica di questi anni. Sempre in questa parte emerge così che l’uomo agisca logicamente in maniera inconscia, senza essere consapevole che i processi inconsci logici rispecchino i suoi modi predicativi attivi. Come Husserl ammette in Logica formale e trascendentale esiste una logica inconscia, mai tematizzata dall’uomo in quanto interessato esclusivamente ai suoi oggetti, ai suoi scopi pratici.
Tenendo presente queste conclusioni, nell’ultimo capitolo della prima sezione l'inconscio fenomenologico viene identificato con la vita costituente, principio ontologico su cui Husserl insiste negli ultimi scritti. Ammettendo questo, tutte le sintesi passive su cui si basa il progetto genetico di Husserl, sono sintesi inconsce dal momento che il soggetto non le conosce e non può farlo se non attua una riduzione trascendentale.
Se infatti un soggetto è sempre affetto da un oggetto, l’attenzione non sarà mai posta sul modo di procedere della soggettività costituente inconscia. Quest’ultima rimane latente, ma non passiva, in quanto continua a costituire il senso oggettuale. Si tratta di sintesi inconsce perché il soggetto non può ancora riconoscersi come operante in quanto non ha effettuato la riduzione trascendentale. Facendo ciò si mette in risalto come la soggettività, una volta dipanato il modo inconscio di operare come agente costituente, divenga una soggettività diversa da quella ingenua, ossia filosofica. Questo fa emergere una frattura quasi insanabile all'interno della fenomenologia husserliana, ossia quella tra atteggiamento ingenuo-naturale e atteggiamento trascendentale. Husserl cerca di rispondere alle sue stesse difficoltà e in parte ci riesce. Molte operazioni che si svolgono nell’atteggiamento naturale, sono preparatorie alla fenomenologia. Ad esempio, la fantasia attua una presa di posizione del “come-se” che è parallela al rivolgimento fenomenologico dell’epoché. Sartre e Merleau-Ponty, nella seconda sezione, saranno usati come strumento per trovare una risposta a questa aporia husserliana: com'è possibile che nell'atteggiamento naturale ci siano dei motivi per l'atteggiamento trascendentale? Sartre ribalta completamente lo scenario fenomenologico nel 1934 con La trascendance de l’Ego, in cui sembra andare nella direzione opposta ad Husserl. In realtà molte delle tesi sostenute dallo stesso Sartre anticipano i temi dell’ultimo Husserl, quali la spontaneità della coscienza e il carattere “Non-Egoico” dell’intenzionalità irriflessa. A questo segue e si intreccia la riflessione di Merleau-Ponty e l’enfasi posta da quest’ultimo, al contrario di Husserl, sull’anonimia fungente che contraddistingue la coscienza corporea. Merleau-Ponty servirà da conclusione per una ridiscussione sulla natura, umana e non, nell’ambito fenomenologico.
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