Tesi etd-03072025-000540 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SASSU, GIUSEPPINA
URN
etd-03072025-000540
Titolo
Oltre il dualismo globale: Sud, stigmatizzazione dei territori e pratiche di resistenza. Elementi di riflessione dall'analisi di un caso studio
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SOCIOLOGIA E MANAGEMENT DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Dott. Pastore, Gerardo
Parole chiave
- destigmatizzazione territoriale
- pratiche di resistenza locale
- Sud
Data inizio appello
24/03/2025
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
24/03/2065
Riassunto
La ricerca indaga il fenomeno della globalizzazione e il suo impatto sulle dinamiche territoriali e sociali, con particolare attenzione alla costruzione delle gerarchie spaziali e al dualismo Oriente-Occidente. Un focus specifico è dedicato allo stigma territoriale del Sud, analizzato come categoria storicamente costruita e consolidata attraverso processi economici, culturali e discorsivi. L’obiettivo dello studio è esplorare come le interconnessioni tra modelli di sviluppo, processi di marginalizzazione e strategie di resistenza abbiano contribuito alla strutturazione delle disuguaglianze territoriali e dello stigma e alle possibili alternative alla dipendenza economica e politica dei territori subalterni.
Il primo capitolo approfondisce il fenomeno della globalizzazione nei suoi aspetti storici e strutturali, analizzando l’evoluzione del sistema globale e il suo impatto sulle relazioni di potere e sulle configurazioni territoriali. Attraverso una lettura critica delle teorie della globalizzazione e dei contributi postcoloniali, si evidenziano i processi di crisi dello Stato-nazione, la riorganizzazione dello spazio economico globale e la polarizzazione tra aree centrali e periferiche. La globalizzazione viene problematizzata non solo come processo economico, ma come dispositivo di gerarchizzazione spaziale, che rafforza asimmetrie e dipendenze tra Nord e Sud. In questo quadro, vengono analizzate le teorie della modernizzazione, della decrescita e dell’epistemologia del Sud, che forniscono strumenti interpretativi utili a comprendere le dinamiche di inclusione, esclusione e resistenza all’interno del sistema globale.
Il secondo capitolo si concentra sulla costruzione dello stigma territoriale e sul Sud come costruzione socioculturale. Il risultato di processi storici e discorsivi hanno contribuito alla sua rappresentazione come territorio marginale e subalterno. Attraverso l’analisi delle teorie della dipendenza e dei processi di territorializzazione del potere, si esplorano le tensioni tra sviluppo e subordinazione, tra narrazioni imposte e strategie di autodeterminazione. Particolare attenzione è dedicata alla costruzione del Mediterraneo come spazio di confine e frontiera, luogo di intersezione tra globalizzazione e localizzazione, dove si manifestano le tensioni tra inclusione ed esclusione. Rappresenta una categoria politica e culturale che ha storicamente contribuito alla produzione di disparità territoriali e alla definizione del Sud come spazio di alterità rispetto all’Europa.
Il terzo capitolo affronta i processi di destigmatizzazione e valorizzazione locale, ponendo l’attenzione sulle pratiche di resistenza e alle strategie di riappropriazione del territorio. La ricerca esamina il ruolo delle comunità locali, delle organizzazioni del terzo settore e delle reti di economia solidale nel promuovere modelli di sviluppo alternativi, basati su logiche di partecipazione e auto-organizzazione. Viene dato particolare rilievo alle contro-narrazioni, che emergono come strumenti fondamentali per contrastare gli stereotipi imposti dall’alto e per ridefinire le identità territoriali attraverso la valorizzazione dei saperi locali. L’epistemologia del Sud fornisce una chiave di lettura per comprendere come le comunità possano sviluppare strategie di autonomia culturale ed economica, decostruendo le logiche di dipendenza che caratterizzano il rapporto tra centro e periferia. Il capitolo include un’analisi di esperienze concrete di rigenerazione urbana, come il recupero degli spazi abbandonati nel Rione Sanità di Napoli e le iniziative di riappropriazione comunitaria a Palermo. Attraverso questi casi, si evidenziano le dinamiche di resistenza locale e la capacità dei territori di costruire modelli di sviluppo autonomi e capaci di contrastare le logiche di marginalizzazione imposte dall’esterno.
Il quarto capitolo è dedicato al caso studio di Cosenza, analizzato come laboratorio etnografico di destigmatizzazione e resistenza territoriale. La scelta metodologica del campo etnografico riflette la volontà di comprendere tali dinamiche in profondità, attraverso l’osservazione partecipante e interviste svolte in contesti quotidiani, valorizzando colloqui informali e momenti strutturati di riflessione collettiva. L’esperienza di campo, realizzata dall’Associazione Scalabriniana per la Cooperazione e lo Sviluppo (ASCS) insieme alla Fondazione Migrantes Cosenza, si è articolata in una settimana di attività immersive, suddivise in due fasi principali. La prima fase, a Cosenza, ha visto la partecipazione diretta dei soggetti coinvolti a diverse attività associative locali. Tale approccio ha permesso ai partecipanti di vivere concretamente le dinamiche di accoglienza, integrazione e cittadinanza attiva; La seconda fase, svolta a Lorica, sull’altopiano della Sila, ha offerto uno spazio dedicato alla riflessione critica e all’elaborazione collettiva delle esperienze vissute, facilitando lo sviluppo di una maggiore consapevolezza identitaria e interculturale tra i partecipanti.
La composizione eterogenea del gruppo – venti persone in totale – rappresenta uno degli elementi distintivi dell’approccio metodologico adottato, riflettendo concretamente le tematiche della multiculturalità e delle migrazioni contemporanee. Il gruppo era costituito da giovani migranti di prima generazione provenienti da diversi contesti globali; migranti di seconda generazione e giovani napoletani, nati e cresciuti nel quartiere napoletano del Rione Sanità, e giovani italiani cosentini e provenienti da altre regioni d’Italia. Questa diversificazione ha permesso di cogliere da vicino le dinamiche interculturali e le strategie di resistenza adottate dalle diverse comunità, offrendo uno sguardo articolato sulle modalità di integrazione, di costruzione identitaria e di partecipazione attiva nei processi di trasformazione sociale.
Le conclusioni mettono in luce le contraddizioni della globalizzazione e la necessità di sviluppare modelli di crescita più equi e sostenibili, fondati sulla valorizzazione delle specificità territoriali e sulla partecipazione attiva delle comunità locali. L’analisi evidenzia come i processi di resistenza alla stigmatizzazione territoriale non siano esclusivamente fenomeni spontanei o episodici, ma rappresentino strategie politiche di riappropriazione dello spazio, capaci di sfidare le logiche di esclusione e di aprire nuove prospettive di sviluppo basate su modelli alternativi e inclusivi.
Il primo capitolo approfondisce il fenomeno della globalizzazione nei suoi aspetti storici e strutturali, analizzando l’evoluzione del sistema globale e il suo impatto sulle relazioni di potere e sulle configurazioni territoriali. Attraverso una lettura critica delle teorie della globalizzazione e dei contributi postcoloniali, si evidenziano i processi di crisi dello Stato-nazione, la riorganizzazione dello spazio economico globale e la polarizzazione tra aree centrali e periferiche. La globalizzazione viene problematizzata non solo come processo economico, ma come dispositivo di gerarchizzazione spaziale, che rafforza asimmetrie e dipendenze tra Nord e Sud. In questo quadro, vengono analizzate le teorie della modernizzazione, della decrescita e dell’epistemologia del Sud, che forniscono strumenti interpretativi utili a comprendere le dinamiche di inclusione, esclusione e resistenza all’interno del sistema globale.
Il secondo capitolo si concentra sulla costruzione dello stigma territoriale e sul Sud come costruzione socioculturale. Il risultato di processi storici e discorsivi hanno contribuito alla sua rappresentazione come territorio marginale e subalterno. Attraverso l’analisi delle teorie della dipendenza e dei processi di territorializzazione del potere, si esplorano le tensioni tra sviluppo e subordinazione, tra narrazioni imposte e strategie di autodeterminazione. Particolare attenzione è dedicata alla costruzione del Mediterraneo come spazio di confine e frontiera, luogo di intersezione tra globalizzazione e localizzazione, dove si manifestano le tensioni tra inclusione ed esclusione. Rappresenta una categoria politica e culturale che ha storicamente contribuito alla produzione di disparità territoriali e alla definizione del Sud come spazio di alterità rispetto all’Europa.
Il terzo capitolo affronta i processi di destigmatizzazione e valorizzazione locale, ponendo l’attenzione sulle pratiche di resistenza e alle strategie di riappropriazione del territorio. La ricerca esamina il ruolo delle comunità locali, delle organizzazioni del terzo settore e delle reti di economia solidale nel promuovere modelli di sviluppo alternativi, basati su logiche di partecipazione e auto-organizzazione. Viene dato particolare rilievo alle contro-narrazioni, che emergono come strumenti fondamentali per contrastare gli stereotipi imposti dall’alto e per ridefinire le identità territoriali attraverso la valorizzazione dei saperi locali. L’epistemologia del Sud fornisce una chiave di lettura per comprendere come le comunità possano sviluppare strategie di autonomia culturale ed economica, decostruendo le logiche di dipendenza che caratterizzano il rapporto tra centro e periferia. Il capitolo include un’analisi di esperienze concrete di rigenerazione urbana, come il recupero degli spazi abbandonati nel Rione Sanità di Napoli e le iniziative di riappropriazione comunitaria a Palermo. Attraverso questi casi, si evidenziano le dinamiche di resistenza locale e la capacità dei territori di costruire modelli di sviluppo autonomi e capaci di contrastare le logiche di marginalizzazione imposte dall’esterno.
Il quarto capitolo è dedicato al caso studio di Cosenza, analizzato come laboratorio etnografico di destigmatizzazione e resistenza territoriale. La scelta metodologica del campo etnografico riflette la volontà di comprendere tali dinamiche in profondità, attraverso l’osservazione partecipante e interviste svolte in contesti quotidiani, valorizzando colloqui informali e momenti strutturati di riflessione collettiva. L’esperienza di campo, realizzata dall’Associazione Scalabriniana per la Cooperazione e lo Sviluppo (ASCS) insieme alla Fondazione Migrantes Cosenza, si è articolata in una settimana di attività immersive, suddivise in due fasi principali. La prima fase, a Cosenza, ha visto la partecipazione diretta dei soggetti coinvolti a diverse attività associative locali. Tale approccio ha permesso ai partecipanti di vivere concretamente le dinamiche di accoglienza, integrazione e cittadinanza attiva; La seconda fase, svolta a Lorica, sull’altopiano della Sila, ha offerto uno spazio dedicato alla riflessione critica e all’elaborazione collettiva delle esperienze vissute, facilitando lo sviluppo di una maggiore consapevolezza identitaria e interculturale tra i partecipanti.
La composizione eterogenea del gruppo – venti persone in totale – rappresenta uno degli elementi distintivi dell’approccio metodologico adottato, riflettendo concretamente le tematiche della multiculturalità e delle migrazioni contemporanee. Il gruppo era costituito da giovani migranti di prima generazione provenienti da diversi contesti globali; migranti di seconda generazione e giovani napoletani, nati e cresciuti nel quartiere napoletano del Rione Sanità, e giovani italiani cosentini e provenienti da altre regioni d’Italia. Questa diversificazione ha permesso di cogliere da vicino le dinamiche interculturali e le strategie di resistenza adottate dalle diverse comunità, offrendo uno sguardo articolato sulle modalità di integrazione, di costruzione identitaria e di partecipazione attiva nei processi di trasformazione sociale.
Le conclusioni mettono in luce le contraddizioni della globalizzazione e la necessità di sviluppare modelli di crescita più equi e sostenibili, fondati sulla valorizzazione delle specificità territoriali e sulla partecipazione attiva delle comunità locali. L’analisi evidenzia come i processi di resistenza alla stigmatizzazione territoriale non siano esclusivamente fenomeni spontanei o episodici, ma rappresentino strategie politiche di riappropriazione dello spazio, capaci di sfidare le logiche di esclusione e di aprire nuove prospettive di sviluppo basate su modelli alternativi e inclusivi.
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