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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02242010-103840


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
VANELLI, FEDERICA
URN
etd-02242010-103840
Titolo
Parkinsonismo in corso di terapia con neurolettici: caratterizzazione clinico-epidemiologica ed evidenze da uno studio di esplorazione molecolare in vivo.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Murri, Luigi
relatore Dott. Ceravolo, Roberto
Parole chiave
  • Neurolettici
  • Parkinsonismo
  • SPECT
Data inizio appello
16/03/2010
Consultabilità
Completa
Riassunto
Riassunto

La seconda causa di parkinsonismo tra i pazienti che si presentano in un centro specializzato in disturbi del movimento è rappresentata dal parkinsonismo iatrogeno legato all’utilizzo di molte specialità medicinali e prime fra tutte quelle conosciute sotto il nome di neurolettici. La valutazione e la corretta diagnosi di parkinsonismo iatrogeno appare quindi ad oggi una scelta clinica di non secondaria importanza per impostare una risposta adeguata ai bisogni di un paziente di per sé già problematico per la patologia di base che lo affligge. Un'accurata caratterizzazione clinica e il ricorso a metodiche che esplorano in vivo la funzionalità del sistema dopaminergico nigro-striatale come la SPECT con FP-CIT, un tracciante che si lega al trasportatore per la ricaptazione pre-sinaptica di dopamina, permettono di distinguere se la sindrome parkinsoniana sia totalmente dovuta ai farmaci o non si sovrapponga ad una degenerazione nigro-striatale sottostante slatentizzata dall'esposizione prolungata a farmaci che interferiscono con il sistema dopaminergico.
Gli obiettivi di questo studio sono quelli di valutare la prevalenza di parkinsonismo in pazienti schizofrenici trattati con neurolettici e tra questi la prevalenza di pazienti in cui il parkinsonismo è associato a disfunzione nigro-striatale.
Sono stati reclutati 95 pazienti afferenti all’Unità Operativa I° di Psichiatria dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e dell’OC Borgo Trento di Verona con diagnosi di schizofrenia (DSM IV). I criteri per il reclutamento comprendevano un'età superiore a 40 anni, terapia con antipsicotici da almeno tre mesi e il principale criterio di esclusione era rappresentato dalla concomitante terapia con SSRI, flunarazina, cinnarazina, reserpina, tetrabenazina e metoclopramide oltre ovviamente a una diagnosi di malattia di Parkinson. Dei 95 pazienti inclusi nello studio con questi criteri restrittivi, in 25 (23,6%) è stata accertata l'esistenza di parkinsonismo la cui gravità è stata valutata tramite l’UPDRS subitem II/III. Ventidue di questi pazienti hanno effettuato la SPECT con FP-CIT allo scopo di valutare l’integrità del sistema nigro-striatale. L’analisi dei dati SPECT è stata condotta attraverso il calcolo dei rapporti di captazione tra aree specifiche ( caudato e putamen destro e sinistro) e non specifiche (corteccia occipitale). I risultati di questa indagine hanno evidenziato che 6 (24%) di questi 22 pazienti con parkinsonismo presentavano una sottostante degenerazione nigro-striatale mentre gli altri (76%) mostravano un pattern di captazione normale. L'analisi dei fenotipi clinici tra i due sottogruppi di pazienti (parkinsonismo con SPECT positiva e quelli con SPECT normale) non ha evidenziato differenze significative risultando sovrapponibile la frequenza di bilateralità/unilateralità del parkinsonismo, la concomitanza di discinesie tardive da neurolettici, la durata di esposizione ai farmaci. Tali evidenze cliniche pertanto confermano che la distinzione diagnostica tra parkinsonismo iatrogeno puro e parkinsonismo degenrativo slatentizzato dai farmaci sulla base della sola osservazione clinica non è esaustiva sul piano individuale.
L'evidenza di una disfunzione nigro-striatale in vivo mediante SPECT con FP-CIT può pertanto essere di notevole ausilio in questa popolazione di pazienti anche per il successivo management clinico eventualmente con introduzione di terapia dopaminergica. Tuttavia se da un lato è possibile che in una parte dei pazienti trattati cronicamente con neurolettici il parkinsonismo sia da considerare in relazione ad una sottostante disfunzione nigro-striatale degenerativa, non è da escludere in linea teorica che l'esposizione a lungo termine a molecole che bloccano i recettori dopaminergici possa determinare in soggetti predisposti un'alterazione del versante pre-sinaptico. Il rapporto tra parkinsonismo e schizofrenia potrebbe infine non essere unicamente legato all'effetto motorio extrapiramidale dei neurolettici. Infatti studi recenti hanno riportato la presenza di disturbi del movimento già in pazienti schizofrenici naive ed addirittura nei loro parenti di primo grado non affetti dal disturbo mentale e anche una riduzione della captazione nigro-striatale sia in pazienti schizofrenici in terapia con antipsicotici sia in pazienti naive. Questi dati aprono diverse prospettive per future indagini sulla condivisione di un possibile pattern di vulnerabilità alla base di questi due disturbi.
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