Tesi etd-02232020-213858 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
ANDREOZZI, DANIELE
URN
etd-02232020-213858
Titolo
Stiffness carotidea e femorale e alterazioni della funzione renale nel Diabete di Tipo 2
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Palombo, Carlo
Parole chiave
- Stiffness
Data inizio appello
10/03/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
L'aumento di rigidità arteriosa (stiffness) è un processo che dipende dalle modificazioni delle proprietà meccaniche della parete delle arterie. Queste modificazioni hanno come nucleo due elementi fondamentali: l'elastina e il collagene tipo I. L'elastina è quella molecola che dona la capacità elastica al vaso. Se l'arteria è sottoposta a gradienti pressori fisiologici, lo stress parietale è sostenuto dall'elastina, all'incrementare della pressione abbiamo un maggior reclutamento del collagene. Il collagene però, è una molecola nettamente più rigida rispetto all'elastina. Si tratta quindi di un rimodellamento adattativo. Si assiste a una progressiva perdita dell'elastina nella matrice extracellulare, con un aumento parallelo dell'espressione del collagene tipo I. Questo meccanismo è supportato da diversi processi fra loro integrati, che contribuiscono alla fisiopatologia della stiffness. Sappiamo che la degradazione dell'elastina è sostenta da metalloproteasi (MMP), enzimi proteolitici che vengono espressi sotto stimolazione di citochine e altri mediatori dell'infiammazione da parte di macrofagi e monociti. La deposizione di collagene I, oltre a rendere più rigida la parete, incrementa gli effetti di questa molecola. Il collagene tipo I, quello maggiormente espresso nel processo di etiogenesi della stiffness, ha la capacità di favorire l'espressione delle molecole di adesione (VCAM1), di ridurre la secrezione di NO (molecola fondamentale nella regolazione del tono vasale) e di indurre un danno a carico dell'endotelio. Anche le cellule molecolari lisce sono fondamentali nella stiffness: sono in grado di interagire con la matrice extracellulare e di regolarne la sintesi delle sue componenti. Lo stress parietale è in grado di modificare l'espressione del fenotipo di queste cellule. La stiffness è responsabile sia di danno d'organo cardiaco che renale. La stiffness delle grandi arterie induce un aumento del post-carico tale da comportare ipertrofia cardiaca e, nel lungo periodo, scompenso cardiaco. Il post-carico è dato da un incremento della pressione sistolica. L'aumento della velocità dell'onda sfigmica per l'incremento della stiffness rende precoce la comparsa dell'onda di ritorno, la quale si va a sommare all'onda incidente inducendo l'aumento della pressione sistolica e una riduzione di quella diastolica. Questo meccanismo si ripercuote sulla diastole, riducendo la perfusione miocardica e favorendo lo sviluppo di un quadro ischemico responsabile di ipertrofia ventricolare. Nel rene invece, la stiffness è responsabile di meccanismi macro/micro vascolari tali da indurre danno alle strutture glomerulari o riducendo la perfusione d'organo. La stiffness è un evento "naturale" con l'invecchiamento; esistono però alcune condizioni che possono accelerare il processo di senescenza. Fra questi meccanismi possiamo individuare: l'ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, processi flogistici, condizioni genetiche e il diabete mellito. Il diabete è proprio la condizione da noi presa in considerazione. Infatti il diabete esprime in sé, mediante l'iperglicemia e l'iperinsulinemia, tutti quei meccanismi patogenetici fondamentali nell'induzione della stiffness: stress ossidativo, infiammazione, cambiamenti strutturali parietali. La prospettiva di un incremento della sua incidenza nelle prossime decadi e il suo coinvolgimento in numerosi processi patologici la rende infatti, una malattia cardine della Medicina attuale e di quella futura. Questo studio svolto su pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 è mirato a: valutazione dei possibili rapporti tra stiffness arteriosa e danno d'organo cardiaco e renale in pazienti diabetici di tipo 2; valutazione dell'impatto di diabete e nefropatia diabetica sull'età vascolare.
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