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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02202023-233716


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
GRILLI, GABRIO
URN
etd-02202023-233716
Titolo
IL FOTOREPORTAGE DI GUERRA: DINAMICHE DI INFLUENZA SULL’OPINIONE PUBBLICA
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
SCIENZE MARITTIME E NAVALI
Relatori
relatore Bracciale, Roberta
Parole chiave
  • fotogiornalismo
  • fotoreportage di guerra
  • opinione pubblica
Data inizio appello
02/03/2023
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il termine Fotografia deriva dal greco φῶς, phôs, luce e γραφή, graphè, scrittura o disegno, che significa sostanzialmente scrivere con la luce. La bellezza del significato di questa parola risiede proprio nell’arte tecnologica di un particolare strumento fotografico di saper catturare una determinata scena in un determinato lasso temporale, convogliando i fasci di luce provenienti dal mondo esterno immortalandoli in maniera indelebile su di un “foglio” fotosensibile. Sta poi all’estro artistico del fotografo che utilizza lo strumento fotografico a trasmettere il proprio punto di vista, la propria prospettiva, la propria storia all’osservatore, come uno scrittore fa con i suoi lettori. La fotografia affonda le radici della sua storia intorno al V secolo, dai primi studi della camera scura, dove da un lato di una scatola chiusa veniva riflessa l’immagine capovolta del mondo esterno proveniente da una piccola fessura del lato opposto. La tecnologia fotografica si è poi concretizzata agli inizi del 1800 con la prima fotografia scattata nel 1826 da Joseph Nicéphore Niépce che richiese circa 8 ore di esposizione per essere realizzata e, successivamente, nel 1837 l’invenzione del dagherrotipo di Louis Daguerre segna la nascita ufficiale della fotografia moderna. Nel 900 passiamo dalle pesanti attrezzature fotografiche, che richiedevano decine di minuti per sviluppare una foto, alle macchine fotografiche portatili che immortalavano su pellicole le foto in centesimi di secondo, fino ai giorni nostri dove basta prendere il proprio telefono dalla tasca dei pantaloni per scattare una foto e condividerla in un istante con il mondo intero; processo tecnologico e fotografia si sono evoluti di pari passo compiendo un salto generazionale esponenziale. Ciò che è rimasto immutato è il concetto, lo scopo della fotografia: riprendere secondo l’occhio di chi la osserva la realtà che lo circonda, trasmettendo il suo punto di vista attraverso tecniche e soluzioni artistiche, condividendola con i propri seguaci (o più comunemente chiamati oggi “followers”) e come avviene nel fotoreportage, con il mondo intero, allo scopo di documentare fornendo informazioni preziose sulla situazione e sul contesto in cui ci si immerge. «La fotografia, inoltre, è il più aperto dei sistemi in quanto può essere letta indipendentemente dalla lingua, il sesso, l’età e la razza e può essere interpretata in pratica da tutte le culture, religioni ed ideologie» . Vista la potenza dello strumento fotografico e il successo che riscosse nei confronti delle masse, quale strumento unico in grado di rappresentare fedelmente la realtà (a differenza dei dipinti, che fino al 1800 ne erano l’unico modo), esso venne strumentalizzato dai poteri forti, dai governi, allo scopo di influenzare e indirizzare l’opinione del popolo a proprio favore. Le foto erano (e sono tutt’ora) uno strumento principale della macchina della propaganda. Lo scopo di questa tesi è trattare il genere comunicativo del fotoreportage di guerra, di come esso, dai primi arbori della fotografia, si sia evoluto e sia stato utilizzato inizialmente solo come strumento propagandistico di persuasione delle masse a favore dei governi e, successivamente, con lo sviluppo della libera comunicazione e dei fotografi “freelancer”, abbia preso un risvolto critico, dove l’elemento fotografico viene utilizzato in campo giornalistico per rappresentare la vera realtà della guerra, ponendo al pubblico una visione non più manipolata dai governi, quindi in grado di influenzare l’opinione pubblica e in certi casi, come è stato per la guerra del Vietnam con la celebre foto di Nick Ut, a creare una forte spinta in senso contrario alle scelte governative. L’evoluzione prosegue nel mondo dei mass media moderni e in quello dei potenti social network dove a parlare e condividere esperienze fotografiche sono gli utenti che li utilizzano. Difatti, con l’avvento del progresso tecnologico, del digitale e di internet dove tutti sono connessi, non sono più i fotografi o i fotoreporter a documentare ma gli stessi cittadini che si ritrovano immersi nel contesto della guerra. La prima grande testimonianza di questo cambio generazionale si ebbe in occasione dell’attentato dell’11 Settembre 2001 quando, tra i vari reperti fotografici che documentavano il tragico avvenimento, spuntavano le foto e i filmati fatti dai passanti che si trovavano davanti a quella terribile scena. Tramite i social media, il materiale fotografico amatoriale si ritrova a circolare in rete in tempo reale, con la possibilità di essere condiviso tra gli utenti, arrivando così a coprire migliaia se non milioni di interazioni. Cambia così anche il modo di ricevere le notizie; dalle fotografie (intese come immagini fisse) si passa al mondo dei multimedia dove internet diviene il protagonista indiscusso: il canale dove reperire tutte queste informazioni in modo veloce, chiaro ed accessibile, a discapito delle classiche testate giornalistiche che, trovandosi ad inseguire le notizie, sono costrette a adattarsi anche loro al mondo social in continua evoluzione ed espansione.
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