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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-02112014-111658


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CAPUTO, PIERLUIGI
URN
etd-02112014-111658
Titolo
Lotta continua e Partito comunista. Il caso pisano (1969-1976)
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
COMUNICAZIONE D'IMPRESA E POLITICA DELLE RISORSE UMANE
Relatori
relatore Prof. Stampacchia, Mauro
Parole chiave
  • elezioni.
  • Lotta continua
  • Partito comunista
  • Pisa
  • scontro
  • Serantini
Data inizio appello
10/03/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Obiettivo del lavoro proposto è stato quello di mettere in luce il rapporto tra la formazione della sinistra extraparlamentare di Lotta continua e il Partito comunista italiano a Pisa negli anni ’70. I rapporti e gli scontri tra Lc e il Pci a Pisa hanno messo a confronto due visioni molto diverse dell’agire politico. Lotta continua aveva un modo di condurre l’attività politica differente rispetto al Pci di cui rifiutava per varie ragioni e contingenze il negoziato, la trattativa, il compromesso con l’avversario. Il clima politico giovanile dell’epoca era ricco, pieno di stimoli, di rivalsa contro l’autoritarismo, il capitalismo, la borghesia. I risultati a livello sociale e culturale del movimento furono importanti; il Mercato rosso del Cep, il quartiere più povero di Pisa, e i Circoli ottobre, per fare due esempi.
Il Pci invece aveva tutta un’ altra idea di agire politico. All’epoca era in difficoltà perché a Pisa i militanti più qualificati criticarono la politica ufficiale del partito. I movimenti extraparlamentari nacquero così dalla violenza e dall’impotenza dei delusi e dall’incapacità dei burocrati del Pci. I ragazzi di Lc furono considerati degli avversari politici e una parte della pratica politica si ritorse immediatamente contro il movimento operaio e la sinistra perché giustificava un senso comune che isolava l’aspetto della violenza rispetto agli altri aspetti della lotta politica. Il contrasto del partito al movimento era duro e su obiettivi reali; a livello sociale, politico, intellettuale. Il Partito non riuscì a capire le rivendicazioni di Lotta continua e fu considerato troppo revisionista, burocratico. I contrasti erano sulle strategie da adottare, verso la strada che Lc chiamava rivoluzione mentre loro chiamavano arrivare al governo. I movimenti per la casa, per i detenuti, per i soldati erano delle componenti che non potevano essere compatibili con la politica del Pci.
L’atteggiamento del Pci improvvisamente cambia dopo il 5 maggio 1972, con la morte di Franco Serantini. Dopo aver accusato Lotta continua con un volantino di essere fascista e violenta, il Pci si rese conto della gravità di quelle accuse e tentò di riparare; Giuseppe De Felice si recò personalmente nella sede di Lc in via Palestro e propose un comizio congiunto in cui avrebbero parlato Adriano Sofri e Giancarlo Pajetta. Lotta continua declinò l’invito e si svolsero due comizi separati. Dopo un avvicinamento nel 1973 infatti i rapporti tra le due fazioni cambiarono (è Lc a mutare il suo atteggiamento) con il passaggio delle elezioni amministrative del 15 giugno 1975. Lotta continua abbandonò l’astensionismo e scese nell’agone elettorale dando indicazione di voto al Pci, contribuendo alla vittoria dei comunisti nelle grandi città italiane. Ma dopo quelle elezioni, finì il rapporto di collaborazione tra le due parti con una rottura definitiva.
Le elezioni del ’76 sancirono di fatto la fine dell’ organizzazione. Mentre il Pci imparava ad affinare l’arte del compromesso, Lotta continua si trovò a fare i conti con una decadenza del tutto conseguente alla propria fragilità di fronte al mutare della situazione politica e ai richiami provenienti dal terrorismo.
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